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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. I
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Frizzoni, Gustavo: La Pinacoteca communale Martinengo in Brescia
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0052

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28

GUSTAVO FRIZZONI

più favorevole di quello che possa essere in mezzo ad una serie di opere, tutte, dal più al meno,
maggiormente studiate e finite.

Di quadri ad olio poi dello slesso autore ve ne troviamo ben sette, di diverso genere e di
diverso valore. Meravigliosa fra tutte la grande (eia (n. 15), proveniente dall'altar maggiore della
chiesa di San Domenico e posteriormente ricoverata, come vidi, nella sagrestia di Santa Maria
delle Grazie, dove l'autore si mostra ispirato dalla grandiosità del soggetto, nel quale primeggia,
oltre all'argomento della incoronazione della Vergine nelle regioni celesti, la figura severa del
santo titolare, fondatore del proprio Ordine, circondato da alcuni altri santi e devoti, ritratti dal
vero codesti ultimi, nei loro cavallereschi costumi, che tanto parlano alla fantasia. Già e noto del
resto quale efficace pittore di ritratti fosse il Romanino: e ben lo provano quelli da lui introdotti
nelle tele della sullodata cappella in San Giovanni Evangelista e in parecchie altre; in massimo
grado poi le devote e pittoresche figure nell'originalissimo e sentito quadro della Celebrazione
della messa ad un altare laterale di Santa Maria Calcherà, tesori dell'arte inestimabili. Il ritratto
di nobil uomo in galleria, n. 18, come che non possa contare fra le sue più distinte creazioni,
pure è condotto con sicura pratica e con piacevole spontaneità. Uno speciale problema di colorito
egli sembra essersi posto nelle due tele nn. 23 e 24 (un Cristo che porta la, croce e un Presepio
di N. S.), nelle quali domina una lucentezza di tono, massime nei motivi dei panni, che è tutta sua
propria.

Altrove i suoi tipi più tarchiati e dalle teste sensibilmente grosse, ma sempre animate, come
si vede nella pala n. 14, coi Santi Paolo, Giovanni ed altri, sopra un fondo di architettura deco-
rato di finti mosaici ingegnosamente composti.

Ed ora volgiamo lo sguardo al Morello. Le sue facoltà dell'imaginazione sono certamente
più circoscritte; nelle composizioni complicate e richiedenti movimenti drammatici egli si muove
più impacciato; la pittura murale quindi non e il genere da lui preferito; ma in ricambio quanta
delicatezza di sentimento, quanta magia di efletti nella scelta de' suoi tipi, nel suo armonico
colorito !

Dell'affresco trasportato sulla tela (n. 12), che è un deposilo fatto da vari anni alla pinaco-
teca dalla famiglia Marlinengo Gesaresco, come mi viene significato dall'egregio direttore, e che
adornava una cappella, ora distrutta, d'uno dei palazzi di questa antica famiglia, non saprei bene
che dire: debbo confessare che stento tanto a riconoscervi la mano del Morello, da dedurne, o che
non sia mai stata opera sua, o che le alterazioni subite posteriormente ne abbiano interamente
snaturato l'originario aspetto. Il soggetto è quello di Mose davanti al roveto ardente.

Comunque sia, la grande sala ci fornisce ben altri monumenti per isludiarvi ed ammirarvi il
Bonvicino. Primeggia infatti fra le creazioni dell'età più fresca e più vigorosa la vasta tela n. 13,
rappresentante la Natività di N. 8. coll'intervento dei pastori, che controbilancia in grandezza
ed importanza quella di sopra accennala del Romanino. Come quest'ultima poi ornava l'aliar mag-
giore di San Domenico, così la prima stava dietro l'aitar maggiore in Santa Maria delle Grazie.
Ma poi che quivi soffriva per l'umidità, nè poteva essere bene veduta per mancanza di luce, fu
temporaneamente collocata nella sagrestia, dove, come accennai, stelle qualche tempo insieme a
quella del compaesano, fin che il municipio, essendo roba di ragione sua (cioè le chiese rispettive
essendo state poste sotto la pertinenza sua), trovò modo di provvedere stabilmente alla conser-
vazione dei due capolavori, approfittando dello spazio acquistato nel palazzo Martinengo. Quivi si
possono agevolmente apprezzare i rari pregi di una opera seria e profondamente studiata nel con-
cetto e negli accordi grati delle tinte, di carattere eminentemente, robusto, quale è quella appunto
indicata, di mano del Bonvicino. E mi sia lecito aggiungere, che si potrebbero viemeglio rilevare,
(piando la benemerita Direzione, giovandosi-dell'abbondanza di posto di che disitene, si risolvesse
a collocare altrove la (ila di quadri minori, presentemente posta sotto i due massimi dipinti dei
due protagonisti dell'arte bresciana, per abbassare alquanto questi ultimi, situandoli cosi maggior-
mente alla portata dell'occhio dell'osservatore ed in luce più piena, massime rispetto alla loro parte
superiore.

Sulla parete opposta ci si presenta la ,più ideale delle opere del Moretto in tutta la raccolta,
vale a dire la pala proveniente dalla soppressa chiesa di Santa Eufemia, rispetto alla quale non esi-
 
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