NUOVI DOCUMENTI
Documenti inediti
relativi a Raffaello d'Urbino
Prestito contratto da Raffaello. Li 10 gennaio 1517
Raffaello prendeva a prestito da Bernardo Bini e com-
pagni, 150 ducati coll'obbligo di restituirli entro l'anno.
Di Bernardo Bini, tesoriere di Leone X, abbiamo avuto
occasiono di discorrere a proposito della reconto demo-
lizione del suo palazzo. (Anno I, pag. 208). 1 Bini solo-
vano prostar denaro al papa, e già nel secondo anno
del pontificato, 1514, messer Baldassarre Turini da Pe-
scia scriveva a Lorenzo de' Medici : « perchè in facto
non ci è uno quattrino, ot il datario ha debito con ber-
nardo Bini Vili in X in. ducati, et officii non vacano». 1
Procedendo di questo passo, a' 25 sottombre del 1521
il papa era debitore verso Pietro e Giovanni do Binis
di 150 mila ducati. Esiste ancora il Motu-proprio con
cui egli si obbligava di restituir loro la somma in
quattro anni, o intanto dava loro in pegno :
Regnum pontificalo te. re. Julii II
Mitram ojusdem et
Mitram fe. re. Pauli II.
e concedeva loro i frutti dello vacazioni, allegando al
Motu-proprio un elenco delle cariche di corte. Alla sua
morte, che segui poco appresso, lasciò l'erario talmente
esausto, che a' 13 decembre, i card'nali De Monte,
Pucci, Medici, Armellini e Cesi, quali procuratori del
collegio de' cardinali, impegnavano al banchiere Gri-
maldi un frontale, due collane, una corona ecc. per
averne 4400 ducati onde sostenere le spese della Sede
Vacante. {Atti dell'Apocello).
Non deve dunque recar meraviglia che il pittore fa-
vorito di Leon X, mentre dipingeva le Loggie, e proprio
nell'anticamera del papa, dovesse ricorrere, per 150 du-
cati, al banchiere che prestava al suo padrone. In quelle
condizioni dell'erario, prodotte dalla prodigalità del
papa, e più ancora dallo speso di guerra, l'asserzione del
Vasari che Raffaello fosse creditore di Leone di buona
somma, benché da altri negata, appare credibilissima.
I Archivio di Stato in Firenze, F, CVII, p. 57,
É da credere però che la piccola somma servisse; a
Raffaello non per proprio sostentamento, ma forse per
qualche acquisto di case o di vigne: certo è che nell'anno
stosso, nove mesi dopo contratto quel prestito, egli fu
in grado di sborsare tremila e seicento ducati per l'ac-
quisto del suo palazzo in Borgo.
Testimoni all'obbligazione di Raffaello furono Lo-
renzo do' Canigiani fiorentino, della famiglia di quel
Domenico Canigiani por cui Raffaello dipinse la famosa
Madonna, o Tommaso di Andrea bolognese, pittore.
Questi è senza dubbio il Bologna, cioè Tommaso . Vin-
cidor, che appunto dipingeva nelle Loggie con Raffaello,
corno ci attesta il Vasari. Di lui sappiamo che fu man-
dato dal papa in Fiandra nel 1520, con lettera onore-
volissima, per curarvi l'esecuzione degli arazzi di Raf-
faello. Egli colori, almeno in parte, i cartoni degli
arazzi disognati dal maestro, e fece un ritratto di Al-
berto Duror. (V. Passavant.) Il presente documento ci
rivela il nomo del padre di Tommaso; il che può es-
sere non inutile per distinguerlo da altri artisti dello
stesso nome. La somma presa a prestito da Raffaello
fu da esso restituita a' 20 aprilo del 1518.
(Archivio dell'Uditore nel Vaticano. Atti delI'Apocollo,
volume intitolato Obl'gationum, 1517, fol. 20, v.) 1
« Dio Sabati X .lanuarii 1517.
« Obligatio prò domino Bernardo Bini et sociis.
« Dominus Raphael Johannis Sancti do Urbino pictor,
sponte confessila fuit habuisse mutuo a prefatis mer-
caforibus in prompta et numerata pecunia, prout in
mei notarii ot testium presontia habuit et recopit per
manus domini Pctri Francisci de Binis institoris pre-
f'atorum mercatorum, ducatos centum quinquaginta auri
de Camera in totidom juliis ad rationem decem julio-
rum prò ducato. Quos eisdom Iicet absontibus, me no-
tano presenti etc. solvere promisit lue Rome infra
unum annum proximo venturum. Pro quibus se in am-
pliori forma Camere apostolico cum clausulis consuetis
obligavit etc.
1 Da unii copia conservata nella biblioteca. l\ Emanuele in
Roma, Fondo V. E. n, 818,
Documenti inediti
relativi a Raffaello d'Urbino
Prestito contratto da Raffaello. Li 10 gennaio 1517
Raffaello prendeva a prestito da Bernardo Bini e com-
pagni, 150 ducati coll'obbligo di restituirli entro l'anno.
Di Bernardo Bini, tesoriere di Leone X, abbiamo avuto
occasiono di discorrere a proposito della reconto demo-
lizione del suo palazzo. (Anno I, pag. 208). 1 Bini solo-
vano prostar denaro al papa, e già nel secondo anno
del pontificato, 1514, messer Baldassarre Turini da Pe-
scia scriveva a Lorenzo de' Medici : « perchè in facto
non ci è uno quattrino, ot il datario ha debito con ber-
nardo Bini Vili in X in. ducati, et officii non vacano». 1
Procedendo di questo passo, a' 25 sottombre del 1521
il papa era debitore verso Pietro e Giovanni do Binis
di 150 mila ducati. Esiste ancora il Motu-proprio con
cui egli si obbligava di restituir loro la somma in
quattro anni, o intanto dava loro in pegno :
Regnum pontificalo te. re. Julii II
Mitram ojusdem et
Mitram fe. re. Pauli II.
e concedeva loro i frutti dello vacazioni, allegando al
Motu-proprio un elenco delle cariche di corte. Alla sua
morte, che segui poco appresso, lasciò l'erario talmente
esausto, che a' 13 decembre, i card'nali De Monte,
Pucci, Medici, Armellini e Cesi, quali procuratori del
collegio de' cardinali, impegnavano al banchiere Gri-
maldi un frontale, due collane, una corona ecc. per
averne 4400 ducati onde sostenere le spese della Sede
Vacante. {Atti dell'Apocello).
Non deve dunque recar meraviglia che il pittore fa-
vorito di Leon X, mentre dipingeva le Loggie, e proprio
nell'anticamera del papa, dovesse ricorrere, per 150 du-
cati, al banchiere che prestava al suo padrone. In quelle
condizioni dell'erario, prodotte dalla prodigalità del
papa, e più ancora dallo speso di guerra, l'asserzione del
Vasari che Raffaello fosse creditore di Leone di buona
somma, benché da altri negata, appare credibilissima.
I Archivio di Stato in Firenze, F, CVII, p. 57,
É da credere però che la piccola somma servisse; a
Raffaello non per proprio sostentamento, ma forse per
qualche acquisto di case o di vigne: certo è che nell'anno
stosso, nove mesi dopo contratto quel prestito, egli fu
in grado di sborsare tremila e seicento ducati per l'ac-
quisto del suo palazzo in Borgo.
Testimoni all'obbligazione di Raffaello furono Lo-
renzo do' Canigiani fiorentino, della famiglia di quel
Domenico Canigiani por cui Raffaello dipinse la famosa
Madonna, o Tommaso di Andrea bolognese, pittore.
Questi è senza dubbio il Bologna, cioè Tommaso . Vin-
cidor, che appunto dipingeva nelle Loggie con Raffaello,
corno ci attesta il Vasari. Di lui sappiamo che fu man-
dato dal papa in Fiandra nel 1520, con lettera onore-
volissima, per curarvi l'esecuzione degli arazzi di Raf-
faello. Egli colori, almeno in parte, i cartoni degli
arazzi disognati dal maestro, e fece un ritratto di Al-
berto Duror. (V. Passavant.) Il presente documento ci
rivela il nomo del padre di Tommaso; il che può es-
sere non inutile per distinguerlo da altri artisti dello
stesso nome. La somma presa a prestito da Raffaello
fu da esso restituita a' 20 aprilo del 1518.
(Archivio dell'Uditore nel Vaticano. Atti delI'Apocollo,
volume intitolato Obl'gationum, 1517, fol. 20, v.) 1
« Dio Sabati X .lanuarii 1517.
« Obligatio prò domino Bernardo Bini et sociis.
« Dominus Raphael Johannis Sancti do Urbino pictor,
sponte confessila fuit habuisse mutuo a prefatis mer-
caforibus in prompta et numerata pecunia, prout in
mei notarii ot testium presontia habuit et recopit per
manus domini Pctri Francisci de Binis institoris pre-
f'atorum mercatorum, ducatos centum quinquaginta auri
de Camera in totidom juliis ad rationem decem julio-
rum prò ducato. Quos eisdom Iicet absontibus, me no-
tano presenti etc. solvere promisit lue Rome infra
unum annum proximo venturum. Pro quibus se in am-
pliori forma Camere apostolico cum clausulis consuetis
obligavit etc.
1 Da unii copia conservata nella biblioteca. l\ Emanuele in
Roma, Fondo V. E. n, 818,