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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. II
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Beltrami, Luca: Il palazzo di Pio IV in Milano
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0089

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IL PALAZZO DI PIO IV IN MILANO

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suiti.1 Ogni incertezza a questo riguardo rimano ormai dissipata «lai tosto originale, ch'io ebbi la
fortuna di rintracciare, della convenzione elio lo stesso Seregni ebbe a stendere per la costruzione
della facciata: accertato così il nome dell'architetto, non ci rimane che a seguire colla scorta dei
disegni dell'Ambrosiana, le vicende della costruzione.

T tre concetti'architettonici presentati da questi disegni mettono in rilievo come, secondo il
programma imposto dal papa, il Seregni dovesse progettare un palazzo a due ordini colla porta
principale nel mezzo, rialzala dal piano stradale e sormontata da un grandioso motivo decorativo
portante lo stemma della famiglia Medici, coronato dalla liara. 2 II disegno n. 203 deve essere
considerato come una prima idea, sulla (piale il Seregni forse non insistette a lungo perchè, come
già si disse, nella decorazione del primo piano ricordava troppo l'edificio dallo stesso papa innal-
zato in piazza Mercanti per il collegio dei Giureconsulti. Il disegno n. 204, di cui qui riprodu-
ciamo in facsimile la parte centrale, deve essere ritenuto invece il primo concetto che venne
svolto completamente, giacché il disegno fu realmente spedito a Roma per esser sottoposto al giu-
dizio di Pio IV, come risulta da queste parole d'invio che si leggono sul rovescio del foglio:

Al Reverendissimo Monsignor Vescovo di Cassano

et Castellano di Santo Augello a Roma

Secondo questo diserrilo, la Ironie comprendeva sei scomparii di finestre ad ognuno dei lati
della porla principale, e questa costituiva il solo movimento di masse in tutta la estensione della
fronte che misurava braccia milanesi 98 - metri 58. La ricca composizione decorativa dello stemma
sulla porta ricorda quella fatta dall'Ammanati per il palazzo mediceo (Monlalvo) in Borgo degli
Albizzi a Firenze.

A questo progetto, in base probabilmente alle osservazioni di Pio IV, deve aver fatto seguito
la variante rappresentata dal terzo disegno n. 205, del quale si presenta puro il facsimile di una
porzione di testata: il piano terreno, che nel disegno precedente era stato forse giudicato troppo
semplice e nudo di decorazione, venne dal Seregni arricchito col riportarvi la decorazione delle
finestre state progettate per il piano nobile nel disegno n. 204; ciò che è abbastanza degno di noia
si è che in questa variante il Seregni adottò per le finestre del primo piano la identica decora-
zione che l'Alassi aveva eseguito per le finestre del terzo ordine nel palazzo Marino in Milano, la
cui costruzione era a quell'epoca certamente giunta, almeno in parte, all'altezza del cornicione:
questo è indizio della influenza che lo stile di Galeazzo Alessi andava esercitando sul Seregni,
inlluenza che si rese ancor più spiccata nel disegno definitivo adottato per la esecuzione, tanto
che qualche illustratore dei monumenti di Milano, in mancanza di documenti attestanti il nome
dell'autore del palazzo, non esitò ad attribuire la parte dell'edificio che era stata eseguita all'ar-
chitetto perugino.3

1 Dal seguente passo della iscrizione che esisteva
sulla tomba del Seregni nella chiesa di S. Giovanni in
Conca, risulterebbe che Pio IV avrebbe invitato il Sere-
gni a proseguire la costruzione della basilica di S. Pietro.

ROMAM A l'io IV PONTEFICE MAX.
ad FABRICATIONEM IÌASILICE S. PETRI
PROSEQUENDAM EXPETITUS est
AMPLISSIMIS PRiEMIIS INVITATUS
CHARITATE PATRI TE RETENTUS
IN EXTRUENDO JURISCONSULTORUM COLLEGIO
a SE PULCHERRIME DESCRIPTO

(Latuada - Descriz. dì Milano, voi. 5, p. 171.)
2 Lo stemma porta le sei palle, conio quello della
famiglia Medici di Firenze. Il Missaglia, biografo di
Giov. Giacomo Modici, a proposito della contestazione
riguardo alla nobiltà della famiglia Medici di Milano

riferisce: «e io ho visto palle dipinto e scolpite nel-
l'antichissima casa de' suoi progenitori qui a Milano. »
Dal quale passo risulta come la costruzione iniziata da
Pio IV, non abbia richiesto la immediata demolizione
della vecchia abitazione Medici, che il Missaglia potè
ancora vedere nel secolo xvil.

3 Nella Topografia storica di Milano - 1846, voi. 2",
pag. 52, si legge infatti: « Ai tempi del Pellegrini e
quindi alla seconda metà del secolo xvi appartengono
tanto il palazzetto sopranominato degli Omenoni (casa
dello scultore od architetto Leone Leoni) quanto il pa-
lazzo Castelbarco, di contro al palazzo di Brera, non
mai compiuto nella sua facciata, che si crede por lo
meno disognato dal perugino Galeazzo Alessi, della cui
abilità però noi abbiamo prove assai più soddisfacenti
nel palazzo Marino e nel bellissimo tempio di S. Vit-
tore al Corpo, da lui medesimo architettati.
 
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