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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. III-IV
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Venturi, Adolfo: Il gruppo del Laocoonte e Raffaello
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0138

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106

ADOLFO VENTURI

Dente, non si può a meno di notare una simiglianza con le teste barbate di manigoldi che accom-
pagnano il Cristo al Calvario, o degli uomini che lo depongono dalla croce, quali appaiono nelle
opere raffaellesche. Certo che Marco Dente non seppe tradurre abilmente, con fedeltà, il suo mo-
dello: nel disegno delle estremità si mostrò specialmente inesperto; e qua e là mise certe durezze
nell'interpretazione. Ma il disegno è di un artista che cercò svincolarsi dalle forme del classico
gruppo per trovarne altre sue proprie, e dimostra la originalità di un maestro come Raffaello.
Nel Rinascimento, non poteva un artista limitarsi a trai* copie: Raffaello non poteva essere un
semplice riproduttore dell'antico: la originalità vinceva la osservazione paziente.

Altra incisione del tempo prossimo alla scoperta, che riprodusse il gruppo del Laocoonte prima
del restauro, si è quella di Gian Antonio da Brescia. 1 Più tardi, eseguitosi il restauro, ricordarono
quella scultura le incisioni del Beatricetto 2 ed altre unite alle opere del Marliano, del Vaccarjo,
del De CavalleriLs ecc. Giovan Battista Fontana (Bariseli, 53) non si attenne però al gruppo classico,
e s'ispirò piuttosto ai versi di Virgilio, rappresentando i figli giacenti avvinghiati dai serpi presso
all'ara del Dio, mentre Laocoonte sopraggiunge loro in aiuto. Questa rappresentazione dimostra
che nel Rinascimento gli artisti non imitarono tanto superficialmente, come parve al Brunii, il
classico gruppo del Belvedere, ma attinsero essi pure alle tradizioni, alla poesia antica. Una rap-
presentazione del Rinascimento punì l'atta con libertà si è "quella del piccolo bronzo della collezione
Garrand, ora nel Museo Nazionale di Firenze, in cui è raffigurato su una roccia Laocoonte, col
torso nell'atteggiamento dell'antico, col braccio destro alzalo, inatto di stringere un serpente che
gli si attorciglia attorno, e gli morde il petto; e col braccio sinistro innanzi proteso, che stringe
pure un altro serpente. Un figliolo giaco bocconi sulla coscia destra ilei padre, con le gambe
avvinghiale da un serpe; mentre il fratello, sedalo sulla rupe in atteggiamento analogo a quello
del padre, ha il braccio destro e le gambe circondate dai serpi.

La indipendenza artistica fu quindi conservata alquanto nel Rinascimento, e si dimostrava con
varianti nella riproduzione del gruppo. Ne dà prova il prediletto scolaro di Raffaello, Giulio Romano,
nel palazzo del TàMantova. Così in un rilievo in marmo a Madrid, i serpenti invece di essere i due
antichi soltanto, distinti col nome di Porkes e Chariboia, sono Ire; e in un altro a Roma degli
eredi del pittore Wittmer, 3 quattro sono i serpenti.

Il A'asari ci presenta Raffaello arbitro nella gara delle riproduzioni plastiche ilei monumento.
Come gl'incisori, così gli scultori fecero ressa intorno al gruppo. Il Bramante, racconta il "Vasari,
ordinò a Iacopo Sansovino (benviso a lui per gli eccellenti disegni che egli per istudió fece delle
statue antiche del Belvedere) di ritrarre di cera il Laocoonte. Con Iacopo Sansovino gareggiarono
Zaccaria Zacchi da Volterra, Domenico Aimo detto il Varignana o il Vecchio da Bologna e Alfonso
Berruguette spagnuolo di Valladolid. Quando le riproduzioni furono compilile, Bramante fece
vederle a Raffaello per sapere « chi si fosse di quattro portato meglio; » e Raffaello sentenziò
« che il Sansovino così giovane avesse passato tutti gli altri di gran lunga" onde poi per con-
siglio di Domenico cardinal Grimani fu a Bramante ordinato che si dovesse far gettar di bronzo
quel di Iacopo; e così fatta la forma, e gettatolo di metallo, venne benissimo là dove, rinetto, e
datolo al Cardinale lo tenne (in che visse non men caro che fosse l'antico; e venendo a morie,
come cosa rarissima, lo lasciò alla Signoria serenissima di Venezia, la quale, avendolo tenuio molli

l'Orfeo miniato noi foglio LII è in tutto simile ai molti
Orfei sedati e nell'atto di suonare la cetra figurati dal-
l'arte pagana e dalla primitiva cristiana; la Giunone
rappresentata nel foglio LXIV v. mostra, tanto per l'at-
teggiamento, quanto per la disposizione delle vesti, il
panneggiamento ed il tipo, di essere imitata dalla celebre
statua di Giunone, che si ammira nella sala rotonda del
Museo Vaticano. Il Laocoonte puro potrebbe essere imi-
tato da altro gruppo, diverso da quello radiano, giacché
l'atteggiamento è differente, e i duo figli sono bambini
e non giovani, ambedue tirati dai serpenti sui fianchi

del padre che posa un ginocchio sull'altare. Si; si con-
sidera inoltre che nello stesso campo miniato, l'artista
rappresentò Laocoonte presso all'ara in modo tanto dis-
similo dal Laocoonte avvinghiato dai serpi, sì pel tipo
come pel costumo, la supposizione, ohe l'ultimo derivi
da una scultura acquista sempre maggiore verosimi-
glianza.

1 Bartsch, 15.

2 Id., 90, 91.

3 Ballettino dell'Instiluto di Corrispondenza archeo-
logica, 1802, p. 50 e 180.'', p. 11.
 
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