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Archivio storico dell'arte — 2.1889

DOI issue:
Fasc. III-IV
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Carotti, Giulio: Vicende del duomo di Milano e della sua facciata, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0147

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VICENDE DEL DUOMO DI MILANO E DELLA SUA FACCIATA

115

Le chiese ed i cimiteri, estrinsecazione del cullo, del sentimento umano, espressione della fede
e depositari delle più care memorie e speranze, sorgono e risorgono sempre sulla stessa area,
dallo stesSé rovini1: non sono per lo più che riedilicazioni, ampliamenti, suporposizione di gene-
razioni, di civiltà intere.

Per i templi, le chiese, l'ostacolo degli edilici che son velluti poco a poco ricingendoli, rin-
serrandoli, esige le riedilicazioni sul luogo; gli ampliamenti sulla stessa località sono già lo sforzo
maggior»1 che sia stato dato di tentare e la pressione dei circostanti edilici se non soffoca, per lo
mono ritarda, rende difficilissima e lentissima l'impresa.

Questa è la storia del duomo di Milano.

La vecchia chiesa di Santa Maria Maggiore, edificala l'orso prima ancora dell'vin secolo, con-
tava già per subite rovine e patiti incendi la seconda e probabilmente la terza ricostruzione
ampliala, (piando nel 1353 la rovina dell'alta torre o campanile
grande ne atterrava la facciata (tìg. 1) sconquassandone pure i
fianchi.

I milanesi, nel l'accingersi a riparare alla nuova rovina, si
decisero di bel nuovo per una riedificazione più vasta ancora,
quale i tempi prosperi di Milano e i progressi dell'arte andavano
ispirando. La nuova chiosa più ampia doveva necessariamente
estendersi sull'area occupala da parecchi edifici. Da ciò la causa
principale della difficoltà e lentezza con cui sorse. (Fig. 2) 1

Una bolla del 12 maggio 1380 dell'arcivescovo di Milano
Antonio da Saluzzo, nell'esortar i fedeli a largheggiare in ele-
mosine iter l'erezione della chiesa, dice che la chiosa primitiva
ora « consumpta et dirupta » e che « do novo rehedilicari làcere
(•orda fidelium inlendunt. »

Un bolla successiva, del 17 settembre 1387 dello stesso ar-
civescovo ripete le stesse esortazioni e la stessa dichiarazione;
« corda fidelium làcere intendimi, » ma soggiunge subito « el
incoharunt » cosicché l'incominciamento della grandiosa rico-
struzione va rintraccialo tra queste due dato ed anzi più vicino
al maggio del 1386 giacché nell'ottobre dello stesso anno Gian
Galeazzo Visconti, signore di Milano con un decreto del giorno
12 autorizza la questua prescritta dall'arcivescovo per la chiesa che «jam din et multo retro stetil
minata et coepit retici. »

Gli archivi della veneranda fàbbrica conservano i registri di conti dell'amministrazione di
Tommaso do Caxate, una delle parti più interessanti della raccolta dei cosidotti annali.

Di cotesto liber dati et recepii il più vecchio dei registri pervenutoci incomincia col gennaio
del 1387 ma si sa o si desume da questi registri che il primo di essi risaliva al il) maggio del
1386. Ed è in questi scartafacci da ragioniere che troviamo registrate le numerose olila/ioni dei
fedeli, i cospicui lasciti dei ricchi, i modesti legati dei meno abbienti, le generoso donazioni dei
facoltosi o l'obolo dell'artigiano versalo nelle numerose cassette esposte in molli luoghi (lolla città,
alle porle dello chiese, nei ritrovi pubblici, nel Broletto, negli ospizi, negli alberghi; è pure in
cotesti scartateci che troviamo registrato il ricavo della vendita degli oggetti donali a favore
della fabbrica, fra i quali moltissimi erano povere cose è vero, ma quanto di meglio possedevan
e potevan dare i diseredati dalla fortuna, che talvolta concorrevano persino làborando prò nihilg^
cosicché nel 1391, a conti fatti, le oblazioni sommavano a lire 57,287,137 Ij2, che equivalgono ad
1,146,001) lire circa di moneta metallica odierna, somma ingente per allora.

II Visconte dal canto suo fece alcune elargizioni, molle ne promise che però andò poi assol i i-
gliando; rinunciò a numerosi diritti, balzelli ecc., ad esempio sui trasporti e sui materiali; so non

1 II disegno venne fatto in base agli studi ed al disegno complessivo pubblicato dal prof. Gentile Pagani
tiéll'JUustraziofie Italiana, 1887, n. 39

Fig. I. - L'ANTICA FACCIATA DI S. M. MAGGIORI

(Disonno del secolo xiv sulla coperta in
pergamena di un codice dell'archivio
civico di S. Carpoforo in Milano)
 
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