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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. III-IV
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Gnoli, Domenico: Nuovo accesso alla Piazza di San Pietro in Roma
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0171

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NUOVO ACCESSO ALLA PIAZZA DI SAN PIETRO IN ROMA

139

Ma non si trattava più semplicemente dell'antico progotto; elio anzi esso era modificato e amplialo
in modo da sconvolgere e rinnovare tutto il Rione di Borgo. E tale fu approvato senza discussione.

Tutto ciò elio riguarda san Pietro, il più gran monumento dell'età moderna, dovrebbe interes-
sare non solo quelli che studiano e amano l'arte e la storia, ma generalmente ogni colta persona. Dal
nuovo progetto ci guadagnerà san Pietro o ci perderà? Glie danno verrà dalle demolizioni all'arie e
alla storia? Tali questioni, convien confessarlo per quanto sia sconfortante, non sono sembrate meritevoli
di discussione. Glie un progetto, l'esecuzione del quale porterà una spesa di non si sa quanti mi-
lioni, si eseguisca o non si eseguisca, con vantaggio o con danno del più gran monumento del
mondo, e della storia e dell'arte, è cosa che non importa molto quasi a nessuno. Quelli che dicono
di approvarlo sono cosi indifferenti come quelli che dicono il contrario. Mi piace nondimeno darne
brevemente notizia ai lettori à&W Archivio, tracciar la storia dei progetti falli (in da' secoli scorsi
per la definitiva sistemazione della piazza di san Pietro, e toccar le questioni sopra accennate.

il che può farsi liberamente, poiché il progetto municipale non è già, por la massima parte,
imposto dai bisogni della città ampliata e della cresciuta popolazione, ma consigliato da riguardi
artistici, come si esprime la relazione, e dalla grandiosità del concetto edilizio.- Quando gl'inte-
ressi della storia e dell'arto si trovino di fronte alle necessità della nuova vita cittadina, si deve
bensì procurare di conciliar quelli con queste, ma da ultimo i morti debbono cedere il passo ai
vivi. I visitatori stranieri son facilmente indolii a riguardare una città come un museo, ma olii ci
abita dentro, ha diritto di pensare alle necessità e ai commodi (lolla vita: perciò a coloro in cui
il sentimento storico e artistico non ha soffocato il senso pratico e non ha tolto la conoscenza
delle condizioni economiche e de' bisogni reali, altro non riinane se non adoperarsi affinchè il moto
di trasformazione dello città antiche e specialmente di Roma, non trascorra, a scapilo delle me-
morie e dell'arte, oltre quello che è necessario, e non si getti a maro più parte del carico che
non occorra. Ma nel caso presente, ripeto, i bisogni della circolazione e della comunicazione tra
vari quartieri non entrano che in una piccola parte del progetto, il quale nella sua sostanza non
ha altra ragione che d'abbellimento e di considerazioni artistiche. Si può dunque discorrerne, senza
altri riguardi, da questo punto di vista.

La piazza di san Pietro, che si considera generalmente come compiuta, non ha avuto però il
compimento voluto dal suo grande architetto il Bernini. Un altro braccio di colonnato doveva chiu-
dere il giro della piazza, lasciando aperti due aditi corrispondenti alle vie di Borgo nuovo e di
Borgo vecchio. Così è rappresentata la piazza nella medaglia fatta coniare da Alessandro VII per
l'erezione del colonnato, così nella pianta di mano del Bernini conservata nella biblioteca chigiana e
in parecchie stampe del tempo d'una delle quali diamo qui la riproduzione (flg, 1). E si noli che anche
ne'progetti precedenti dello stesso Bernini, in uno de' quali la piazza era recinta da fabbricati in
linea retta e nell'altro aveva figura circolare e non ellittica, essa era sempre chiusa, da tutti i
suoi lati. 1 Non ho trovato notizia del pendio il disegno del Bernini non sia slato interamente ese-
guito. Non mi par credibile però ch'egli slesso abbandonasse l'idea seguita in tutti i suoi pro-
getti costantemente; ma penso invece che, riinasta la piazza non terminata alla morte d'Alessandro
VII, i successori, come suol avvenire, non si dessero pensiero di dar compimento, con grande spesa, ad
un'opera dalla (piale avrebbe ritratto gloria il loro predecessore e non essi.

Secondo, dunque, il concetto del Bernini, la piazza doveva essere un grande un immenso atrio
destinato a predisporre l'animo ad entrare nel primo tempio della cristianità. Messo il piede in
quell'atrio, la volta del cielo non era limitata che dal gran giro dei colonnati sostenenti le statue
do'santi, e dal prospetto della chiesa: tulio doveva concorrere a suscitare il sentimento della gran-
dezza e della maestà divina, e perciò conveniva chiudere ogni vista di vie, di case, di finestre, di
botteghe, d'ogni oggetto che valesse a distrar l'animo'dalle cose celesti, e richiamarlo alle miserie
terrene. L'apertura della piazza Rusticucci è come una parete erollata in una sala, é una breccia
che lascia vedere da quel vestibolo del cielo le botteghe del fornaio e del pizzicagnolo.

Ma come il Maderno, senza darsi alcun pensiero del concello di .Michelangelo, aveva prolun-

1 Secondo un altro progetto dot Bernini stesso, riprodotto a stampa più volte, il braccio di chiusura è tirato
alquanto più indietro, sulla piazza Rusticucci
 
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