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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. III-IV
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Gnoli, Domenico: Nuovo accesso alla Piazza di San Pietro in Roma
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0175

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Pietro, non fece altro se non ricavar fuori il progetto di Cosimo Morelli. Il decreto napoleonico
de' 9 agosto 1811, cosi si esprimeva: Art. 1. « L'isola delle case situate in mezzo e fra le due strade
dei due borghi del Valicano, che dal ponte sant'Angelo vanno alla basilica di S. Pietro, sarà
demolita per ingrandire la piazza di san Pietro». Il piano, perfettamente uguale a quello del
Morelli, può vedersi nell'opera del Tournon, Éiudcs slatisliques sur Rome, (1831) il quale così
ne scriveva: «Questa demolizione, proposta e sul punto d'essere eseguita dall'amministrazione fran-
cese, avrebbe aperto un largo adito alla piazza di san Pietro, che si sarebbe veduta dal giardino
clic dovea aver principio sotto alla piazza del Popolo ».

Non è esatto quel che asserisce la Relazione municipale, che cioè la Repubblica Romana del 1849
ripigliasse il progetto dell'amministrazione francese, e gli desse anello un principio d'esecuzione.
Il governo repubblicano, per dar lavoro a degli operai disoccupati, fece demolire alcune case sul
principio dei Borghi, formando quel largo che si chiamò poi piazza Pia: ma nessun atto di quel
governo dimostra l'intendimento di aprire un nuovo accesso alla piazza di san Pietro.

Il progetto della demolizione delle isole fra i due Borghi fu compreso, come ho detto, nel Piano
regolatore presentato dalla Giunta al Consiglio comunale nel 1881 ; messo allora da parte per ragioni
finanziarie, è stato di nuovo rimesso fuori, modificato e ampliato, nel 1887. Secondo quest'ultimo
piano, demolite le isole, si lascerebbe in piedi il lato che resterebbe del Borgo nuovo, e quello opposto
del Borgo vecchio si taglierebbe « tanto da renderlo disposto (rispetto all'asse della piazza di San
Pietro) simmetricamente al lato Nord di Borgo nuovo.» Come può vedersi dalla pianta del Morelli,
la linea del caseggiato a sinistra di chi guarda, viene più avanti che quella 'del lato opposto: si
tratterebbe di tirarla indietro, a cominciare dall'imboccatura del nuovo stradone, in modo che le
due linee andassero a raggiungere i colonnati allo stesso punto.

Cosi dunque, abbandonato il disegno del Bernini di chiudere la piazza, abbiamo avanti agli
occhi tre diversi progetti tendenti ad aprirla maggiormente: il primo (Morelli, amministrazione
francese, Piano regolatore) si limita alla demolizione delle isole fra i due Borghi; il secondo (l'ul-
timo progetto municipale, che è quello approvato) ci aggiunge il taglio del lato Sud di Borgo vec-
chio; il terzo, e primo di tempo (Carlo Fontana), apre l'imboccatura dello stradone e taglia ambedue
i lati. L'ultimo progetto municipale sta appunto, come si vede, nel mezzo tra gli altri due.

La parte comune e sostanziale dei tre progetti è la demolizione delle isole fra i due Borghi.
Ne guadagnerà san Pietro o ne perderà? i pareri sono discordi. Non mancano persone autorevoli
alle quali sembra che quello sarebbe un accesso degno del gran monumento ; il quale è talmente
smisurato, essi dicono, che se ha molto da guadagnare dall'esser messo in condizione d'esser veduto
a cosi gran distanza che l'occhio possa abbracciarlo intoro, non ha però nulla a temere che l'am-
piezza dell'accesso possa portar detrimento alla sua grandezza. Non pochi altri, specialmente Ira
gli artisti, credono che la grande chiesa ne perderebbe piuttosto che profittarne; e moltissimi poi
son quelli che dubitano dell'effetto che produrrebbe.

E mi pare che ci sia per lo meno ragione di dubitarne. Gli ampliamenti delle piazze per met-
tere i monumenti in miglior vista, non han fatto generalmente buona prova; e non è chi non
veda, per esempio, come il Duomo di Milano paja oggi meno grande e solenne che prima. Le
dimensioni di san Pietro, non c'è che dire, sono smisurate; ma questo stradone o piazza, si chiami
come si voglia, sarebbe tale da dar pensiero anche a san Pietro. Il Bernini, che aveva perfetto
il senso delle proporzioni, ha imaginato una piazza enorme proporzionata alla grandezza del monu-
mento: l'aggiungervi quell'immenso spazio sarebbe un turbarne all'alio le proporzioni. Il gran teatro
della piazza, la più bella, la piii maravigliosa opera del Seicento, ne scapiterebbe senza dubbio:
quell'impressione che si prova oggi nello sboccare dalle vie di Borgo nuovo o di Borgo vecchio
in ([nell'unico anfiteatro, sarebbe certamente smorzata quando vi si arrivasse per uno si radono
largo come una gran piazza. I monumenti non eonvien metterli in condizioni troppo diverse da
quelle in cui sono stali imaginati: si arrischia sempre di guastarli. Se oggi non è più possibile
di tornare al concello primitivo, e più organico, del Bernini, non è forse il meglio di lasciare
almeno le cose come sono ?

Ala veramente, oltre l'aprire questo grande accesso al gran monumento, si adduce a giustificare
il progetto una ragione speciale. E nolo che l'architetto Carlo Maderno, mutando la forma della
 
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