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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. III-IV
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Gnoli, Domenico: Nuovo accesso alla Piazza di San Pietro in Roma
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0181

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NUOVO ACCESSO ALLA PIAZZA DI SAN PIETRO IN ROMA

149

logge che non ne resta nulla. Il che non deve recar maraviglia: poiché in Roma, il cullo dell'anti-
chità classica da una parie, e l'arte del Seicento dall'altra, han fatto cadere in uno strano abban-
dono l'arte e le memorie del Rinascimento. Quelle pitture sopravvivono ancora, e non sono sfug-
gite allo Schmarsow, che ne discorre nel suo libro sul Pinturicchio. 1 Nella sala di mezzo, sul pro-
spetto, parte dalle pareti una volta a lunette che racchiude un rettangolo, entro cui è un soffitto
in legno ornato di piccoli riquadri, con rosoni dorali; e nei peducci tra le lunette son dipinti eleganti
ornati, e medaglioni a chiaroscuro, e gli stemmi della Rovere si alternano alla croce di Savoja;
(fig. 7) poiché Domenico della Rovere era di Torino, dove edificò la chiesa cattedrale. Lo Schmarsow
non potè veder le lunette perchè coperte di bianco; ora perù alcune ne sono riscoperte e vi si
vedono dentro mezze ligure di santi padri. Segue una sala con soffitto ricchissimo d'oro e di colori,
dove, dentro a cassettoni ottagoni, sono dipinte sfingi, centauri, delfini, chimere (fìg. 8). Queste due sale
sono barbaramente tagliate da tramezzi; in altre sale, occupate dalle scuole degli Asili d'infanzia,
gli antichi soffitti son coperti da tele che vi bau tirato di recenti!. Di (meste pitture abitiamo la
data certa, di cui nessuno si è avvisto: in una delle mensole che sorreggono le travi d'un soffitto
sotto alle sigle K. R. S. si legge l'anno 1190.

Dal cardinal della Rovere passò il palazzo a (mei triste che fu Francesco Alidosi d'Imola, car-
dinal di Pavia, che Francesco Maria della Rovere duca d'Urbino uccise di propria mano, e di lui
ci resta testimonianza nella cappella, dove la volta a botte è coperta di tavolette dipinte in cui si
alternano la rovere e l'aquila col giglio d'oro in petto, arme degli Alidosi. Passò più tardi al cardinal
Salviati; e forse al pittore Francesco Salviati, che assunse il nome del cardinale suo -protettore,
appartiene la decorazione delle volte nel braccio dove sono ora il refettorio e la cucina. Attesta il
Vasari che il Salviati dipingesse nella cappella del cardinale, che io non ho vista, la storia di
san Giovanni Battista. Nel piano di sopra è una porla linamente scolpita, e pare ci siano altre
camere dipinte non so in qual'età.

Il palazzo dimostra ancora intera la sua primitiva struttura: il cortile è chiuso da tre parli
d'un portico, oggi murato, sorretto da colonne ettagone; il pozzo, che porta lo stemma del cardinal
della Rovere, può vedersi riprodotto dal Lelarouilly; 2 a livello più alto sorge il giardino, con
compartimenti in muratura, e portici laterali. Un secondo e più piccolo cortile è tutto coperto .di
disegni architettonici a graffito, che debbono anch'essi ascriversi al Pinturicchio. 3 Nel vano delle
finestre sono ancora al loro [tosto i sedili di marmo, sorretti da eleganti balaustri, fra i quali quelli
della eappella sono notevoli per maggior finezza di lavoro. Il protettore del Pinturicchio, com'ebbe
condotto a termine il suo palazzo e decoratolo con quanto di meglio offriva l'arte a' suoi tempi,
volle rivolgergli un affettuoso augurio, ponendovi un'iscrizione che diceva: «Stia in piedi questa casa
finché la formica non abbia bevuto i flutti del mare, e la tartaruga non abbia fatto il giro del
mondo. » 1 Diviso il palazzo fra parecchi proprietari e destinato ad usi diversi, non riesce facile

1 Pinturicchio in Rom. - Eino kritisce Stadie von
August Schmarsow. Stuttgart, Verlag von W. Spentami.
1882. — pag. 32-33.

Il eh. Milanesi nel Prospetto cronologico della vita
e delle opere del Pinluricchio, cita l'a. 1492 come «la
prima data corta (dio abbiamo Sullo Opere del pittore».
Ora, a questa data no sono da aggiungere altre duo
precedenti: quella del 1487 elio si leggo negli avanzi
do' suoi affreschi nella Loggia di Belvedere, ora Museo
Pio-Clementino (il Vasari dice 1484, ma, conio osserva
lo Schmarsow, o è errore di stampa, o egli intende
riferirsi all'anno in cui sali al pontificato Innocenzo V1U
olio ordinò le pitture) c questa dot 1490 noi palazzo di
Domenico della Rovere. Circa allo stosso anno sono da,
assegnare lo pitture della cappella dello stesso cardinale
a S. Maria del Popolo.

2 Voi. Ut. Tav. 250. Nello stosso volume è anche la ri-

produzione di una parto della pianta e di alcuni parti-
colari del palazzo.

3 Vedi Graffiti e chiaroscuri esistenti nell'esterno
delle case riprodotti in rame per cura di Knrico Maccaki,
Roma presso E. Maccari.

4 Stet domus hsec doncc lluctus formica marinos
Ebibat, et toturri testudo perambulet orbem.

Gli stossi versi si leggevano in una isoletta di casa
posta incontro all'Oratorio della chiosa Nuova, che fu
demolita nell'aprile del 1059.

Dobbiamo osservare che questo costumo di augurar
lunga vita alla casa, durò solo pochi anni, sul cadere del xv
o sul principiare del xvi secolo. Noi balcone dol palazzo della
Cancelleria che guarda verso Campo do' Fiori, si legge :
Hoc opus sic perpetuo. Nella casa di Gio. Sander, accanto
alla chiesa dell'Anima, è questo distico poco elegante
Hae domus expectot lunas solesq. gemellos
Phoenicas natos corruat ante duos.
 
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