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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. III-IV
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Recensioni e cenni bibliografici
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0193

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RECENSIONI E CENNI BIBLIOGRAFICI

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RECENSIONI E CENNI BIBLIOGRAFICI

Fkancisci Albertini - Opusculum De Mirabilibus novae
Urbis Romas, herausgegeben von August Schmarsow.
- Leipzig, 1886.

11 eh. autore pubblicando la terza parte dell' Opu-
sculum dell'Albertinì ha avuto in mira di giovare allo
esercitazioni intorno alla storia dell'arte nelle Univer-
sità tedesche, con una guida che. servisse di punto di
partenza per ricostruire la storia dell'arte nella, città di
Roma da Martino V, ed anche prima, fino a Clemente VII.

Nella sua bella introduzione egli svolgo la storia dei
duo scritti artistici dell'Albertinì, cioè, con brevi conni,
(lucila delle « Memorie di molte statue et piclure sono

nella incl/yta cìpta di Florent'a.....», ristampate con cri-

terii scientifici da Max Jordan nel II volume della sua
traduzione tedesca della « Storia della pittura in Italia»
di Crowe e Cavalcasene; e più diffusamente, dell' Opu-
sculum di cui egli motto nuovamente alla luce il 111 libro.

Esso tratta della nuova Roma ai tempi di Nicolò V,
Sisto IV e Giulio II, e fu scritto dall'Albertini con mag-
gior diligenza e preparazione che non lo scritto già men-
zionato intorno allo Memorie di molte statue ecc. nella
incinta ci/ito, di Florenlia, o i duo primi libri dello
stesso Opusculum, ne' quali con poco discernimento
critico si perde spesso a narrare, conio nei Mirabilia
più antichi, lo favolo medioevali intorno alle antichità
di Roma,; favole che per noi hanno soltanto impor-
tanza in quanto servono a farci conoscerò conio anche
nel principio del cinquecento perdurassero in parte gli
stessi pregiudizi mediocvali intorno alla grandezza di
Roma, o no rimanessero ancora travisato o confuse le
cognizioni riguardanti lo meraviglioso memorie.

La biografia dell'Albertini è narrata dallo Schmarsow
colla scorta di documenti pubblicati in parto dal Jordan,
e vi è fatta un'analisi fine ed accurata dolio caratteri-
stiche dello stilo dell'Albertini, il quale, come confossa
egli stosso in una lotterà al papa, è infìmuspotius quam
mediocris.

L'Albertini, come dice giustamente lo Schmarsow,
si limita in questo III libro a riferir semplicemente le
cose veduto, ed anche nella lodo non trova mai l'entu-
siasmo. Però tutto il suo zelo di raccoglitore è ispirato
da una grande venerazione per l'eterna città, o da vivo
amore per la patria, Firenze.

Oltre agli scritti menzionati, l'Albertini pubblicò un
Opusculum de vetcribus Epitaphiis Romanorum, in cui
raccolse le iscrizioni antiche di Roma; ed era sua inten-

zione di pubblicare pure quelle del suo tempo, e non
solo di Roma, ma anche di Firenze. L'Albertini, come
si vede, era una specie d'umanista, ma di quelli in ri-
tardo ; un puro o semplice raccoglitore, come lo erano
stati i primi umanisti del Quattrocento, e con molto minor
ingegno dei più fra essi; se non elio egli mirava anche
alle cose del tempo suo, o di questo, specialmente noi,
gli dobbiamo esser gratissimi.

Altre opere dell'Albertinì registrato dallo Schmarsow
sono, oltre a piccoli scritti d'argomento religioso, il libro
« De Stationibus et Religuìis Urbis » dedicato all'impe-
ratore Massimiliano, o scritto dapprima in latino, poi
dall'autóre stosso voltato in italiano.

11 7 febbraio 1510 stampava uno scrittorello destinato
! a servirò di guida al re Emanuele di Portogallo nel
suo soggiorno in Roma o a Firenze, intitolato « Septem
Mirabilia, Orbis et Urbis Romce et Fiorentina; Civi-
tatis.... », in cui non devesi vedere cho un estratto di
ciò che l'autore svolgo più ampiamente nel nostro Opu-
sculum, il (piale ora già compiuto il 3 giugno 1509.
L'Opusculum è il frutto d'una lunga preparazione, che
per molti indizii accuratamente rilevati dall'egregio pro-
fessore Schmarsow, ora incominciata anche prima l'orso
del 1506; data che troviamo già nel primo libro, dove
parla della scoperta del Laocoonte, con queste parole
« hoc anno MDY1. »

L'Albertini aveva intenzione di dedicare Y Opusculum
a Galeotto Della Rovere, nipote di Giulio li; ma essendo
quegli morto nell'I 1 settembre 1508, lo dedicò al papa
stesso, Giulio II. Noi frattempo l'Albertini era stato pro-
mosso dall'Università romana a Doctor Pontificii, ma
però rimase sempre nel suo antico posto di cappellano
presso il cardinale di Santa Sabina.

11 libro ebbe tosto la fortuna di parecchie edizioni.
Il suo editore, Iacopo Mazocchi di Roma, stampò nel
1521 anche la raccolta di epigrafi, ma sotto il nome
proprio, non con lineilo dell' Alberti ni; cosa cho forse
egli non avrebbe ardito di fare so l'Albertini non fosso
già morto prima di queir anno (1521), e probabimente
poco dopo il 1517. Nello carte del Gori, conservato nella
Marucelliana di Firenze, trovasi la notizia « si crede
morto in Roma nel 1515; » notizia a cui non dobbiamo
dare gran peso.

Le molto edizioni dell' Opusculum provano senza
dubbio il grande favore con cui osso fu accolto. Era
naturalmente la guida di tutti ì pellegrini cho si roca-

Archivio Storico dell'Arte. - Anno II, Fasci. III-1V.

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