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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. V-VI
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Fumi, Luigi: La facciata del duomo d'Orvieto, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0224
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188

LUIGI FUMI

dante e limpida nella vasca sollevata per alcuni gradini dal suolo.1 L'arcidiacono orvietano Alberi,
che nello studio perugino fu maestro a Francesco Piccolomini, la fece poi a sue spese tórre via
nel 1517 per liberare la piazza, secondo lui, da una sconcezza, essendo la fonte come cosa vecchia
divenuta logora e monca : ciò per ricordo della sua nuova dignità di vescovo di Sutri, assuntovi dal
Piccolomini divenuto papa col nome di Pio III, unica promozione di quel pontificato di pochissimi
giorni. 2 In questo tempo il Maitani era chiamato anche a racconciare il palazzo del comune, sede
allora del podestà, oggi residenza municipale rifatta intieramente dall'architetto Scalza con gran-
diosa ornamentazione in pietra che comincia a sentire di barocco. La sua più antica costruzione
deve risalire al secolo xi. Nel xiv i nuovi bisogni del comune, ampliato di giurisdizione e di credito
di fuori ed accresciuto di istituzioni e di uffici di dentro, rendevano necessario rifarlo. Se ne ottenne
deliberazione nel 1320.3 Prima si riattò il portico sotto il campanile di Sant'Andrea nel 1324:4 quindi
si murò nelle stanze del podestà che frattanto andette a stare nel palazzo Monaldeschi (1327): 5
finalmente nel 1329 s'innalzò la sala di sopra (i e nel 1332 il balcone.7 II Maitani fu eletto capoma-
stro e soprastante a tale opera agli li settembre 1327, come l'anno innanzi era stalo proposto a
tutti i ripari e alle fortificazioni delle rupi e delle porte della città.8 Quindi potrebbe bene attri-
buirglisi il bell'antemurale a due archi a sesto acuto sotto porta Rocca, di si bell'effetto ai riguar-
danti che nulla più. Nel duomo e nella nostra facciata ultima cosa sua, di che ci sia rimasta
memoria, è l'aquila in bronzo, emblema di San Giovanni, che con gli altri simboli evangelistici
sormonta il grande basamento della fronte: '■' e gli bastò l'animo di fondere sì bene che (dice il
p. Della Valle 10) poche cose in questo genere vedonsi di quei tempi migliori di questa. Si vede che
il Mail ani non era solamente grande architetto, ma pittore e scultore, come gran parte dei mag-
giori genii d'arte, Giotto, Leonardo, Michelangelo, Raffaello. La vita gli venne meno quando stava
per gettare gli angeli che sostengono le cortine del padiglione della Vergine sopra la porta di
mezzo. Accadeva la sua morii; nel giugno 1330.11 Manca dai registri della fabbrica del duomo pro-
priamente quel quaderno che al mese in cui cadde estinto il Maitani concerneva: così non sap-
piamo il giorno, nò altro che gli si riferisca. La perdita di tanto uomo dovette accorare i cittadini
e tenerli in ansia per l'avvenire di quel monumento insigne di loro pielà, come di loro gloria
municipale. Quindi vediamo sotto la data dei 2G giugno adunarsi i savi deputali a ciò : a consultare
cioè perchè la chiesa non soffrisse interruzione o impedimento, ma si portasse al line desiderato.
Proposti due soprastanti in cambio di uno, furono lutti due eletti. A capomasteo si volle uno dei
figliuoli del celebre maestro: fu scelto Niccola, ma si aggiunse che se i signori Sette del comune
e il vescovo conoscessero su/Iiciente l'altro ancora, cioè Vitale, vi fosse anche egli per sei mesi, e
coll'uno e l'altro anche maestro Meo. Quesli era condannato e bandito per omicidio: ebbe sospesa
la condanna per dieci anni.1- Ci si vede, per tulio questo, una grande premura di riprendere ad
ogni costo l'opera interrotta per la morte dell'architetto, non meno che il pensiero grave di prov-
vedere a un successore: quindi nomina di due soprastanti insieme, incertezza a scegliere un capo-
mastro, e in cambio di uno, eletti due e tre ad una volta. Madonna Niccolina vedova del Maitani
sopravvisse al marito fino al 1337. Volle nel suo testamento lasciare un ricordo di sé, legando
all'Opera del duomo.13 Degnissimo atto che merita essere ricordato con ammirazione. La gratitudine
dei posteri notava il nome del Maitani non solo come insigne e nobilissimo artista, ma anche
come cittadino esemplare che professava l'arte per l'arte e non per lucro. I soprastanti nel 1421 lo
proponevano a modello per i maestri da venire: « exemplo summentes et menti reducentes dinne
memorie et famose industrie magistrum Laurentium condam Senensem ipsius contemplando Ecclesie

1 Aroh. dell'Opera del duomo, Cam. I, c. 259.

2 Diario dì Tommaso di Silvestro, ras. nell'Afeli,
del comune, ad an.

15 Arch. del comune, Rif. ad an. c. 58 (rosso).

4 Ivi, Rif. ad an. e. 18t.

5 Ivi, Rif. ad an. c. 10.
" Ivi, Rif. ad an. c. 211.
7 Ivi, Rif. ad an. c. 127.

8 Ivi, Rif. ad an. e. 78t.

9 Arch. dell'Opera, Cam. II, c. 85.

10 Della Valle, op. cit. pag. 107.

11 L'ultimo ricordo del Maitani è del 2 giugno 1330
(Luzi, op. cit., pag. 348).

12 Luzi, op. cit. pag. 349.

13 Arch. dell'Opera, Cam. II, 1337. giugno 28.
 
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