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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. V-VI
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Fumi, Luigi: La facciata del duomo d'Orvieto, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0225

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LA FACCIATA DEL DUOMO D'ORVIETO

189

conslructorera primevum, qui parvo contentus stipendio tam mirabilia operis et formosi vocatus esl
Gephas. » 1 La vedova di lui continuava ad amare l'opera veramente mirabile del marito e la volle
aiutare col suo obolo.

Aliale Maitani nel 1350 prendeva da solo la direzione di tutti i lavori, 2 seguitando le vestigia
del padre: e fu grande ventura per il monumento che non cadesse cosi a mano di novatori.

Ma il nome del Maitani in breve andare quasi perdevasi in oblio. A rinverdirne la memoria
sili ufficiali dell'Opera gli dedicarono molto tempo dopo una lapide, non una statua, come disse
l'illustre comm. Milanesi. 3 Ora, grazie agli sludi del Della Valle prima, poi del Milanesi e del Luzi,
non si può pensare al duomo di Orvieto senza associarvi il nome di Lorenzo Maitani.

Dopo questi cenni, desunti dalle scarse memorie del tempo, vediamo la parte, non bene e com-
pletamente determinata (in qui, che il Maitani ebbe nella erezione del sacro edilizio.

E noto il prodigio di Bolsena, piccola terra della antica dizione orvietana, e lo strepito che
levò nella Cristianità, percui fu istituito il « Corpus domini » e la solenne processione del Sacramento.
Un sacerdote celebrando sull'altare di santa Cristina martire volsiniese vide stillare e spandersi
dall'ostia divina tanto sangue che le sacre suppellettili ne andarono intrise (1263). Urbano IV pon-
tefice teneva allora la corte in Orvieto. Ordinò che il corporale, che portava impresse le orme del
miracolo in venticinque macchie sanguigne colla ligura del Redentore, da Bolsena si trasferisse in
Orvieto, nella cattedrale. Per questo avvenimento che doveva poi ispirare il pennello di Pietro Peru-
gino e di Raffaello, l'animo degli orvietani si accese al desiderio di innalzare dalle fondamenta una
nuova chiesa degna di serbarvi quel prezioso lino che il papa affidava alla loro custodia.

Il vescovo messer Francesco da Bagnorea ne fu il promotore. A suo impulso e col danaro rac-
colto non andarono molt'anni che un nuovo e magnifico tempio sorgeva dedicalo alla Vergine;4
magnifico perchè se il gotico pensiero di Riccardo primo portava che le chiese dovessero sopravanzare
la sommità di ogni altra fabbrica, per le chiese cattedrali dovevasi superare ogni altra chiesa. In
Orvieto già due chiese, di San Francesco e di San Domenico, erano sorte alla gotica, monumentali.
Il duomo doveva di gran lunga lasciarle tutte indietro. Fu prescelto il luogo nel sito più sacro,
più venerato della città. Ivi sorgevano la chiesa di Santa Maria detta la Prisca, o del vescovado,
e la chiesa di San Costanzo, ambedue parrocchie, ambedue antichissime, già quasi cadenti, quasi
abbandonate.

Il clero sollevò querele per queste costruzioni, perchè le parrocchie dovevano riunirsi in una.
Il vescovo tentò provvedere nell'anno 1284 con determinare e stabilire proventi e collazioni.5 Le
querele crebbero quando si dovevano demolire le camere dei canonici per fai' luogo alla nuova
chiesa. Allora il vescovo s'interpose a compensare i canonici del danno per la perdita delle camere
e del chiostro del capitolo. Ne segui un atto di convenzione nell'anno 1285. Questi atti sono molto
importanti per noi, poiché in quello del 1284 è detto « da lunghissimo tempo essersi ormai trat-
talo di edificare questa chiesa » (« diutius tractatum est ») e nell'altro del 1285 « essersi stabilito
dal consiglio della città » (« stabilitimi per Gonsilium Civitatis »).

Gli alti consiliari di questo tempo mancano negli archivi, ed è qui un danno grande per la
storia dell'arte. Ma il ricordo autentico del 1285 mostra senz'altro che il decreto pubblico era

1 Statuti della Fabbrica, manoscritti nell'Archivio
dell'Opera.

2 Milanesi, op. cit. I, 198.

3 La lapide originariamente murata nel lato estorno
dietro la tacciata, di Ironie al palazzo del papa, è stata
rifatta e collocata dentro la chiesa in (juesti ultimi
anni, e dice cosi:

edat lapis uic nomen pene | obliteratici | LaII-
rentius MaYTANI senensis primus mirifici | huius
operis magister post diutinos in | eodem impensos

LABORES AB URBEVETANA | RePOBLIOA PRAEMIIS ABUNDE
CUMULATUS ] OBIIT anno Mccoxxs.

La distribuzione delle linee è stata variata da questa
elio è conforme alta primitiva.

4 « Eius impulso et aere otiam collato novum ma-
gnificumque tomplum erigi est coeptum » (Vedi Ma-
rabottini, Càtalogus episcoporum Urbisceleris, Roma,
Tani, 1650.

■■ Atto de' 22 giugno 1284, Arch. capit. cod. di
S. Costanzo, e. 512.
 
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