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Archivio storico dell'arte — 2.1889

DOI issue:
Fasc. V-VI
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Fumi, Luigi: La facciata del duomo d'Orvieto, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0226

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LUIGI PUMI

innanzi a tale anno. A quale anno potrebbe esso appartenere? Non si potrà asserire con precisione;
ma se nel 1285 già si rivelano le testimonianze delle pie largizioni dei fedeli nei testamenti, 1
non si potrebbe pensare che il comune, per la stretta unità che era nel cuore dei cittadini in quei
tempi, si tenesse indietro, indifferente alle manifestazioni dei cittadini stessi: come non pare ragio-
nevole che si facciano legati alla maggiore opera volta al culto senza esservi il consentimento del-
l'autorità pubblica necessario a dirizzare le disposizioni altrui al loro fine. Dunque se «da lungo tempo
erasi trattato di edificare questa chiesa e l'aveva stabilito il consiglio» dobbiamo risalire nn poco
innanzi all'anno che questo dicevasi; un poco innanzi alle prime manifestazioni delle ultime volontà
dei cittadini.

Non importa se anche dopo il 1285 le doglianze dei canonici non fossero per anco sopite, e
se nel 1288 a cagione di quelle gli apparecchi restavano o rallentati o anche sospesi. Apparecchi si
erano fatti e si facevano. Da libri pubblici che esistevano fino al secolo passato appariva sotto la
data del 0 aprile 1288 che « tempore Capitanerie et Potestarie magnifici et potentis viri D. Gen-
tilis de filiis Ursi » il camerlengo della città ebbe a pagare per il carreggio di centoquarantatrè
some di pietre « prò opere Sancte Marie populi et comunis Urbisveteris. » «Fomentati alcuni cano-
nici di quel tempo (dice una memoria inedita scritta nel secolo scorso) dalla diabolica soggestione,
impugnarono costantemente al publico, sol lo vari pretesti e difficoltà, la cessione della loro chiesa
ed annessi, benché si offerisse di sborsar loro l'equivalente. Ciò però nonostante non si trascurava
dalli signori Capitano e Potestà del popolo Orvietano.... di porre all'ordine tulli li preparativi ne-
cessari o di far raccorrere da ogni luogo gli opportuni cementi che abbisognavano secondo il disegno
e pianta falla. » Sappiamo che avutosi ricorso a papa Niccola IV, fu sollecitato con frequenti amba-
sciate a porre di mezzo la sua autorità per far posare la controversia: che il pontefice la tolse
veramente a sé, e mandò il suo camerlengo, e ridusse per tal via le parti in concordia, facendole
venire a palli che hanno la data del G settembre 1290: che finalmente a soddisfare a lungo desiderio,
egli stesso moveva da Rieti per Orvieto. Il giorno 13 novembre 1290, giorno dedicato a San Brizio,
nella pubblica esultanza, augurava il pontefice alla cominciala fabbrica solennemente, e poneva
la pietra e benediva con rito splendidissimo alle fondazioni, presente tutto il popolo, il fiore della
nobiltà e della signoria feudale. 2

Ora che conosciamo la storia delle origini è lecito domandarsi, se di un'opera sì lungamente
desiderala, preparata con tanta industria, già dal pubblico decretata e favorita, possa supporsi che
non ne fosse concepito il disegno. Le espressioni « nobilis el solemnis » usate per la nuova chiesa
nel 1288 non si potrebbero riferire alle sue grandi proporzioni che già potevano venirsi tracciando
nell'area occupala. Nobiltà, solennità non si confondono colla vastilà e grandezza, ma suggeriscono
piuttosto l'idea di un monumento che si veda in figura bello e grandioso. :!

Se, come in Firenze, così altrove, in quei tempi, in cose di questo genere la massima era:
« non doversi intraprendere le cose del comune se il concetto non è di farle corrispondenti ad
un cuore che vien latto grandissimo, perchè composto dell'animo di più cittadini uniti insieme in
un sol volere; » non potevasi lasciar passare molto tempo senza dare una forma visibile a tutti
con un disegno dell'opera prima di intraprenderla. Alle espressioni citate di nobile e solenne
seguitarono quelle «ad instar Sanctae Mariae maioris de Urbe.» 1 Fceo dunque non solo l'idea di
un disegno bellissimo, ma di un tempio nella sua forma; come una basilica romana, come la basi-
lica di Santa Maria Maggiore di Roma. Non credo che in questo modo piuttosto che in un altro.

1 Si può vedere il testamento «li Orlando del fu
Ranucio di Gozio in data 25 m irzo 1285 (Arch. vese.
Cod. C. c. 781).

2 Le antiche cronache di Orvieto, edite dal Gamur-
rini noli' Archivio Storico Italiano (Serie V. Tomo III)
dicono che il papa discese noi fondamenti il 15 novem-
bre, 1290 posando la prima pietra insieme col cardinale

Latino che lesso l'indulgenza. Ma tutte le altro memo-
rie riferiscono la cerimonia al giorno 13 di quel mese.
Si facevano i proparativi dello scavo por porre la pie-
tra fin dal luglio dell'anno 1288 ("Vedi Luzi, op. cit.
pag. 319;

3 Della Valle, op. cit. pag. 242.

4 Della Valle, ivi.
 
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