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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. V-VI
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Fumi, Luigi: La facciata del duomo d'Orvieto, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0239
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LA FACCIATA DEL DUOMO D'ORVIETO

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lobate che vi figura come cornice, od almeno riduce l'ordine di quelle rose ad elemento del tutto
secondario ed ornamentale. Applica poi lateralmente al grande quadrato tre ordini di edicole binate
in ciascuna parte, ed in queste stabilisce altrettante statue che, mentre accrescono ricchezza alla
decorazione generale del prospetto, segnano un progresso nell'arte, imitato in seguito così felice-
mente in altre chiese d'Italia, specialmente della Toscana.

E qui non credo fuor di proposito il far rilevare un dubbio che dovette nascere in mente
all'architetto senese nel proporre siffatte edicole; se cioè disposte, com'egli progettava, di fianco al
quadrato della grande ruota, senza richiamo alcuno sotto i frontoni laterali, potessero nuocere
all'unità di decorazione dell'intera facciata. Ed eccolo provarsi a disegnare altre edicole sotto la
cuspide superiore di sinistra simili a quelle che si vedono allo stesso posto nella facciata del Duomo
di Siena. Ma è pur facile ritenere, che abbandonasse subito la nuova idea ; poiché con quell'ordine
di edicole, sovrapposto direttamente alla galleria di facciata, si veniva a ripetere l'uno sull'altro
lo stesso elemento o motivo di decorazione: nè il Maitani, maestro qual'era nell'arte della sesta,
avrebbe potuto accettarlo. Che anzi, per lo stesso criterio, mentre nel disegno del Maitani le nic-
chie di fianco alla ruota finiscono ad archetto binato con lobi, ma senza colonnino, vediamo clie
all'atto pratico della esecuzione fu modificato il suo progetto tenendosi architravate quelle inferiori,
e solo sull'ordine superiore di esse fu adottata la decorazione delle vere edicole binale con pila-
strino centrale e colonnette laterali, da cui si staccano gli archetti trilobati colle loro cuspidi e
pinacoli interposti. Si ottenne in tal modo di formare dai tre ordini di nicchie un insieme tutto
proprio, senza ripeterli gli stessi elementi decorativi da far dimenticare del tutto la galleria di
facciata che serve loro di base.

Concludendo: il primo architetto è più antico, perchè più fedele alle regole dell'arte gotica.
Lo dimostrano non solo il tracciato e la disposizione geometrica delle masse, bensì i particolari più
minuti, la stessa maniera e il profilo degli ornali e delle cornici. Ti cito ad esempio le foglie dei rampanti
lungo i frontoni che conservano nel primo progetto il profilo a goccia d'acqua, come nello stile tede-
sco, e lo stesso fogliame è tutto ravvoltalo e secco. All'opposto il Maitani già sente il risveglio
dell'arte, profila le foglie in maniera più libera e più ardita, preferisce la foglia di prospetto tutta
aperta a quella di profilo e di fianco. Gli acroteri, i fiori di linimento, il fogliame delle cornici
risentono tutti d'un'arte nuova, di cui bene a ragione può chiamarsi il Maitani, se non il primo,
uno certamente dei più strenui propugnatori.

Ti aspetterai ora da me che ti accenni in iscritto alle idee tutte mie sull'autore innominato
del primo progetto della nostra facciata. Sono idee troppo ardite che io vagheggio, come quelle
le più fantastiche di un sogno di fate. D'altronde come arrischiarmi a citare il nome grande di Arnolfo,
colla sola prova che alcuni anni prima del 1290 dimorava egli in Orvieto per il lavoro dell'urna
sepolcrale del De Bray ? Quell'idea piace tanto a te, e rovistando i tuoi libri hai trovalo come
nel progetto di Arnolfo per la facciata di S. Maria del Fiore, oltre al richiamo e somiglianza a
molte parti di questa di Orvieto, si proponevano da esso sulle tre porte gruppi di statue disposte
in modo identico a quello disegnato nell'antica pergamena del nostro museo.

Occorrerebbe lo studio parallelo fra il disegno dell'unico bassorilievo tracciato in quella perga-
mena e quello realmente eseguito a piedi della torre centrale di sinistra, confrontarne le masse,
i soggetti e lo stile, ma questa non è forza per le mie spalle. Io posso limitarmi ad osservare che
nella nostra facciata, secondo lo stile di Arnolfo, prevale la policromia o di marmi colorati o dei
musaici; che le spirali dei tre portali, i profili delle cornici, la maniera d'intagliare i fogliami,
tutto ricorda lo stile e il lavoro dell'urna del Cardinale; ma dal supporre all'asserire vi è troppa
distanza; potrai al più gettare il seme di una tesi cotanto ardita, augurandoti che quel seme faccia

il suo frutto, essendone io intimamente più che convinto.....

Ecc. Ecc. Tuo amico aff.mo

Orvieto, 12 agosto 1885. Paolo Zampi.

C Continua)

Luigi Fumi
 
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