LA COLLEZIONE (AH HA XI)
NEL MUSEO NAZIONALE DI FIRENZE
(Continuazione) i
ioielli. — Il signor Carrand aveva sempre avuto una particolare
predilezione per questa serie della sua raccolta, che è composta
quasi in totalità di pezzi di primo ordine, e cercò con ogni mezzo
di aumentarla di oggetti pregevoli, non trascurando nello stesso
tempo di toglierne quelli che potevano avere minor interesse: nel
di lui testamento, i gioielli sono rammentati con speciale racco-
mandazione, e ciò mostra quanta importanza annettesse loro il
munifico ed intelligente donatore. 2
Di lavori dell'antichità non v'è a segnalare quasi nulla: una
piccola figura d'amorino in oro, ridotta modernamente a spillo da
cravatta, parrebbe cosa romana di buona epoca, e in origine avrà
forse fatto parte di un orecchino; non è ben conservata.e non è neppure di grandissimo valore.
Assai meglio è rappresentata l'oreficeria bisantina, la sola che abbia saputo mantenere, durante
il medio evo, i procedimenti della tecnica e in buona parte anche il gusto squisito degli antichi:
e appunto certi particolari di lavorazione ci sono oggi di guida a distinguere i prodotti dell'arte
bisantina da quelli dell'arte occidentale ad essa contemporanea.
L'oggetto più interessante è un orecchino d'oro, costituito da un pendente di forma circolare,
circondato da un cordoncino granulato e adorno di otto pietre rosso (granati?) disposte attorno
ad uno smeraldo che occupa il contro; fra i castoni delle pietre sono applicati dei piccoli circo-
letti in filograna d'oro: la faccia posteriore del pendente è formata da una sottile lamina d'oro,
sulla quale si vede in rilievo il busto di un personaggio diademato, con corazza e paludamento,
che porta una croce;3 intorno l'iscrizione greca: XAPIG N 6E0T. Il pendente è attaccato ad un
lungo anello, sulla parte anteriore del quale sono applicate tre file di finissimi granuli d'oro; in-
feriormente poi vi sono due piccoli anelli, a cui dovevano essere appese delle perle. Questo gioiello
che fece parte della collezione Gharvet, poi di quella Benjamin Fillon, fu giudicato da parecchi
1 Vedi pag. 10. a formare la piccola collezione di cui ci occupiamo.
2 Fin dal 1867 il sig. Carrand esponeva a Parigi, nella 3 II rilievo sulla lamina d'oro sembra sia stato otte-
sezione Histoire du travedi, una serie di trenta quattro mito con un procedimento analogo a quello della conia*
anelli di epoche diverso, alcuni dei quali sussistono ancora tura; il disco infatti ha tutta l'apparenza di una moneta
nella raccolta donata a Firenze; fu dopo quell'esposizióne bratteata, similissima a quelle che nel medio evo si
che, acquistando varii pezzi da diversi amatori, cominciò batterono in Germania in grande quantità.
NEL MUSEO NAZIONALE DI FIRENZE
(Continuazione) i
ioielli. — Il signor Carrand aveva sempre avuto una particolare
predilezione per questa serie della sua raccolta, che è composta
quasi in totalità di pezzi di primo ordine, e cercò con ogni mezzo
di aumentarla di oggetti pregevoli, non trascurando nello stesso
tempo di toglierne quelli che potevano avere minor interesse: nel
di lui testamento, i gioielli sono rammentati con speciale racco-
mandazione, e ciò mostra quanta importanza annettesse loro il
munifico ed intelligente donatore. 2
Di lavori dell'antichità non v'è a segnalare quasi nulla: una
piccola figura d'amorino in oro, ridotta modernamente a spillo da
cravatta, parrebbe cosa romana di buona epoca, e in origine avrà
forse fatto parte di un orecchino; non è ben conservata.e non è neppure di grandissimo valore.
Assai meglio è rappresentata l'oreficeria bisantina, la sola che abbia saputo mantenere, durante
il medio evo, i procedimenti della tecnica e in buona parte anche il gusto squisito degli antichi:
e appunto certi particolari di lavorazione ci sono oggi di guida a distinguere i prodotti dell'arte
bisantina da quelli dell'arte occidentale ad essa contemporanea.
L'oggetto più interessante è un orecchino d'oro, costituito da un pendente di forma circolare,
circondato da un cordoncino granulato e adorno di otto pietre rosso (granati?) disposte attorno
ad uno smeraldo che occupa il contro; fra i castoni delle pietre sono applicati dei piccoli circo-
letti in filograna d'oro: la faccia posteriore del pendente è formata da una sottile lamina d'oro,
sulla quale si vede in rilievo il busto di un personaggio diademato, con corazza e paludamento,
che porta una croce;3 intorno l'iscrizione greca: XAPIG N 6E0T. Il pendente è attaccato ad un
lungo anello, sulla parte anteriore del quale sono applicate tre file di finissimi granuli d'oro; in-
feriormente poi vi sono due piccoli anelli, a cui dovevano essere appese delle perle. Questo gioiello
che fece parte della collezione Gharvet, poi di quella Benjamin Fillon, fu giudicato da parecchi
1 Vedi pag. 10. a formare la piccola collezione di cui ci occupiamo.
2 Fin dal 1867 il sig. Carrand esponeva a Parigi, nella 3 II rilievo sulla lamina d'oro sembra sia stato otte-
sezione Histoire du travedi, una serie di trenta quattro mito con un procedimento analogo a quello della conia*
anelli di epoche diverso, alcuni dei quali sussistono ancora tura; il disco infatti ha tutta l'apparenza di una moneta
nella raccolta donata a Firenze; fu dopo quell'esposizióne bratteata, similissima a quelle che nel medio evo si
che, acquistando varii pezzi da diversi amatori, cominciò batterono in Germania in grande quantità.