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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. V-VI
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Rossi, Umberto: La collezione Carrand nel Museo Nazionale di Firenze
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0252

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UMBERTO ROSSI

autori che lo descrissero, lavoro del sesto secolo: alcuni vollero perfino riconoscere nella figura
diademata che si vede nella faccia posteriore, l'imperatore Anastasio, morto nel 518. 1

Della stessa epoca sono tre altri orecchini, il cui pendente è loggiato a semicerchio, con dia-
metro in basso, da cui partono tre appendici con anelli per appendervi delle perle; tutti hanno il
margine rilevato da un cordoncino a globetti, sono adorni di pietre rosse o turchine e di circoletti
in filograna : gli anelli hanno i granuli d'oro saldati sul davanti come nell'orecchino più sopra descritto
dal quale però questi differiscono oltreché nella forma del pendente, anche per la mancanza di orna-
menti nella parte posteriore, che è liscia in due e nel terzo ha appena segnata una croce greca

Un anello formato da una larga lamina d'oro su cui sono applicati dei granuli che disegnano
dei piccoli ornamenti in forma di S e di 8, ha gli stessi caratteri di lavorazione degli orecchini
e può venire assegnato allo stesso periodo artistico: il castone di questo anello s'innalza a guisa
di tempietto rotondo, coronato alla sommità da un rubino, che risalta in modo caratteristico sui
granuli d'oro che lo circondano.

Procedendo più avanti, è notevole un fermaglio eseguito quasi totalmente in fìlograna d'oro:
la parte centrale ò circolare e decorata di smalti cloisonnès secondo il procedimento bisaritino, a
colori verdi, bianchi e azzurri, che girano in leggiadri ornamenti intorno ad una piccola croce
greca, l'ormando una specie di pentagono iscritto in un cerchio: intorno corre un intreccio di
foglie trilobate e di castoni rotondi, alcuni dei quali sono pieni, altri racchiudono pietre bianche.
In questo gioiello l'artista non ha conservato che poco della tecnica e dello stile antico: vi è invece
assai manifesta l'influenza orientale specialmente nella ghirlanda esterna, che non ha analogia con
nessuno degli oggetti d'oreficeria bisantina che ci son noti: ma lo smalto eseguito con un sistema
che era in fiore esclusivamente nell'impero greco, e più di tutto la croce servono a determinare
l'origine di questo prezioso fermaglio, disgraziatamente alquanto deperito per la prolungata dimora
sotto terra.

Due mezzi fermagli, quantunque non adorni di smalti, si possono credere della stessa epoca
del precedente ; sono ambedue lavorali a filograna, ed hanno al centro due grosse pietre; uno ha
forma di fiore a pelali trilobati; l'altro è a festoni con ornamenti delicatissimi.

Un altro gioiello della cui origine bisantina non si può dubitare, è costituito da una placca
d'oro sulla quale in smalto cloisonné è raffigurato di taccia un mezzo busto della Vergine, acco-
stato dalle lettere MP — 6V; intorno sono disposte delle pietre preziose, smeraldi e granati, montate
con un ornamento a granitura, quale si vede nei celebri gioielli provenienti dalla tomba di Chil-
dorico, illustrati dal sig. Labarte:2 lo smalto non è molto accurato ed ha sofferto assai dalle ingiurie
del tempo.

Seguono altri oggetti di varia importanza, fra cui una croce pettorale latina, sulle branche
della quale sono rappresentati in smalto cloisonné quattro uccelli, un pavone, due anitre e un
trampoliere; un fermaglio di forma circolare, con minutissimi intrecci a filograna e granuli d'oro;
un grosso anello con castone piramidale, fregiato di quattro turchine e un rubino; e finalmente
un grande fermaglio quadrilobo che ha nel centro un cammeo di rozzissima lavorazione, imitato
da un antico, nel quale era forse effigiato un imperatore romano. L'arte quasi infantile di questo
cammeo, me lo avrebbe fatto credere lavoro occidentale: nullameno la montatura eseguita assai
bene, e con certi particolari di tecnica che non erano adoperati che dai Greci, mi ha persuaso ad
attribuire questo curioso prodotto ad un artefice bisantino, tanto più che ci mancano le prove per
poter asserire clic la glittica fosse nel medio evo esercitata in occidente ed è invece naturalissimo
che i procedimenti dell'antichità fossero stati sempre conosciuti ed adoperati a Costantinopoli, dove
la magnificenza degl'imperatori trovava modo di dare impulso e sostegno a tutti i rami dell'arte.

l L'orecchino fu pubblicato nella Gaiette des Iìeaux-
Arts, tomo xix, p. 435, dal sig. Darcel; lo riprodusse
poi il sig. Laiìarte, nella seconda ed. della sua Histoire
des arts industriols, tav. xxvn, n. 1, e ambedue so ne val-
sero per classificare come bisantini molti altri soggetti che
avevano gli stessi caratteri di fabbricazione.

2 II cordoncino granulato ottenuto per mezzo della
lima o collo stampo è, secondo quanto asserisco il
signor Labarte, una particolarità caratteristica dell'arto
bisantina; esso non si trova mai sui lavori occidentali
contemporanei, che invece si mostrano sempre ornati
col procedimento della fllograna.
 
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