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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. V-VI
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Recensioni e cenni bibliografici
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0292

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256

RECENSIONI E CENNI BIBLIOGRAFICI

nelle piccole e par talvolta finissime sculture in avorio,
nelle pitture, ne' lavori d'oreficeria, di ricamo, ecc.

Così come avvenne nella letteratura, che la forte
semplicità della Chanson de Roland si perdeva nei
rimaneggiamenti delle canzoni di gesta ; lo leggende
della Tavola Rotonda erano sciupate nelle noiose nar-
razioni de' romanzi d'avventura; la dolce o fiera lirica
provenzale moriva nella gora do' concettini, de' riboboli
e delle frasi convenzionali: mostravasi già la decadenza
d'una civiltà ancora incompleta.

E pur vero che la scuola di Dijon e della Borgogna,
verso la fine del secolo xiv e nel principio del xv, sorte
sotto l'impulso dell'arte fiamminga, produssero opere
scultorio veramente notevoli; ma anche quell'arte ecces-
sivamente naturalistica non fa perù dimonticare la pre-
cedente, e, fondata troppo sulla materiale e spesso volgare
imitazione del vero, quale ci si presenta nelle forme
più comuni, senza nessuna ricerca dell'idealo, non potè
aver varietà né arrivare a somma altezza; ondo nessuna
spiccata individualità fra gli artisti, e lo arti rappre-
sentative non mai innalzate dal livello della decorazione.

Il signor Courajod loda forse più elio non meriti la
scultura borgognona, e facendo sua l'affermazione del
Delaborde,. dichiara che questo rinascimento cominciò
per essere superiore a quello dell'Italia; che nessun
monumento italiano della fine del secolo xiv può met-
tersi a paragone per l'originalità ed il sentimento colle
grandi tombe scolpite a Dijon dai maestri di Michel
Colombo.

E alla scuola fiamminga, dice il Courajod, ed ai nuovi
principii d'emancipazione ch'essa personificava, e ch'era
venuta ad inoculare all'arte occidentale, ch'ò dovuto il
movimento generale donde era necessario scaturisse lo
stile 'definitivo del rinascimento non solo francese, ma
anche italiano. L'imitazione dell'antico fu uno dei felici
avvenimenti della grande rivoluzione, ma non ne fu il
punto di partenza. Gli insegnamenti dell'arte antica erano
rimasti anche in Italia lettera morta, finché la coscienza
italiana non fu rischiarata dai consigli emancipatori del
naturalismo.

Fu una passeggera resurrezione della scultura romana
della decadenza quella di Nicola Pisano : il primo ten-
tativo ardito e inaspettato di Giovanni Pisano non fu
risolutamente continuato nò da Andrea d'Ugolino, nè
da Nino figlio d'Andrea; l'Orcagna alla fine del xm secolo
non fa un passo innanzi, se non come fattura, sul grande
innovatore Giovanni. Se si eccettuano i prodigiosi bas-
sorilievi d'Orvieto, certi sintomi di naturalismo in pa-
recchio sculture della cattedrale di Firenze, alcuni ten-
tativi veneziani isolati, si può dire che l'Italia, pigra
in fatto di scultura, dormiva ancora, ritardata da una
penosa e pedantesca assimilazione dolio stile gotico, che
torturava il suo pensiero senza convincere la sua ragione.
Verso il 1400, continua il Courajod, l'arte italiana, an-
cora nell'infanzia, salvo por la pittura, incapace di dai'
consigli, subiva gli influssi esterni più che non ne tras-
mettesse a' suoi vicini.

Se il gran movimento generale s'era prodotto nella
scultura alla fine del xiv secolo, esso sarebbe stato piut-
tosto francese che italiano.

Pisanollo, Stefano da Zevio, Gentile da Fabriano,
qualche maestro della primitiva scuola veneziana, lo
stesso Jacopo della Quercia e molti altri hanno preso
qualche cosa dalla scuola del settentrione ed hanno
qualche cosa di comune fra loro.

In tutto ciò che concerne le arti plastiche la perso-
nalità dell'Italia fu nel medio evo assai lenta a svilup-
parsi e a disegnarsi con tratti caratteristici e spiccati.
Il xn secolo fu inferiore a tutte le manifestazioni con-
temporanee della stessa arte presso le vicine nazioni.
Il xm fu, si può dire, quasi barbaro prima di Nicola
Pisano, la cui opera resta affatto isolata: Giovanni s'era
fatto l'adepto di dottrine diametralmente opposte; fu
francamente, totalmente, brutalmente gotico. La scuola
di Pisa, che sola per cento anni ha dato statuari al-
l'Italia, comincia con Giovaani Pisano : lo stile partico-
larmente italiano del xiv secolo fu esitante tra la copia
intelligente dell'antico, un idealismo talvolta felice, un
realismo senza convinzione ed eleganza.

Difficile citare buoni lavori, oltre quelli di Andrea
Pisano e di Nino nel secolo xiv, fatta naturalmente ec-
cezione per l'Orcagna. Il rinascimento italiano sembra
essere stato in ritardo sulle manifestazioni che lo stesso
movimento d'opinioni ispirò a tutti i popoli vicini.

Tali sono le asserzioni sparse nell'opuscolo del signor
Courajod riguardo alla scultura italiana medioevalo;
asserzioni che, se pure contenessero in sè qualche cosa
di vero, sono però troppo recise e categoriche; tali in-
somma da non potersi pienamente accettare. Difatti il
signor Courajod pare non s'accorga del potente influsso
che lo opere de' Pisani hanno esercitato nella scultura
di tutte le regioni italiane ove l'arte fioriva, e dove gli
artisti locali non facevan difetto. Non si deve perciò
tener conto de' soli Pisani e dell'Orcagna, dovendo giu-
dicare della scultura ita'iana ne' secoli XIII e xiv.

Una storia completa dello svolgimento della scultura
italiana tanto medioevalo quanto del Rinascimento non
fu ancora impresa a trattare scientificamente; nessuno
ancora, so non che parzialmente, ha studiato con dili-
genza le opere de' singoli maestri nelle singole re-
gioni italiane, e le correnti diverse di stile che si
l'avvisano in esse, e gli influssi esercitati e subiti ; nes-
suno ancora ha ricercato specialmente per l'arte del
medio evo, quali siano gli elementi che costituiscono il
vero e proprio carattere della scultura nelle diverse
parti d'Italia, per mezzo di minuti raffronti colle opere
degli altri paesi, a fine di determinare con una certa
sicurezza di quanto l'arte nostra sia debitrice all'arte
gotica forestiera. Nò il Courajod stosso, che puro è fine
ed esperto osservatore, può farci restare convinti colle
sue asserzioni, senza la prova de' fatti, che la scultura,
anzi l'arte italiana, fu nel suo cammino deviata dalla
gotica francese, prima di arrivare al suo rinascimento,
e non potè quindi seguire una propria direzione verso
 
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