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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. VII
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Carotti, Giulio: Vicende del duomo di Milano e della sua facciata, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0322

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282

GIULIO CAROTTI

eri agli angoli della fronte ; quest'ordine colla sua trabeazione saliva sino all'altezza del tetto delle
navate intermedie. Nel mezzo si ergeva un corpo centrale che mascherava la navata centrale e
la oltrepassava di molto. Cinque porte davano accesso al tempio ; e cinque finestre (quella centrale
nella parte superiore) dovevano illuminare l'interno. Fiancheggiavano questa facciata, in uno-dei
disegni del XVI secolo pervenuto sino ai tempi nostri, due altissimi campanili del medesimo stile,
campanili, che pare lo stesso Pellegrini abbandonasse successivamente.

Questione a parte dello stile del duomo, è certo che di quanti progetti furon creali nel pom-
poso stile pseudo classico, cotesto del Pellegrini era il più grandioso ed imponente ed il più armo-
nioso ed omogeneo in tutto il complesso e nelle singole sue parti.

I progetti che, come fu già detto, il Richino aveva fatto di proprio impulso, furono parecchi e
pare che non tutti sian tuttora conservati.

II primo della raccolta dell'Amministrazione del duomo presenta i campanili collegati colla
fronte, colonne corinzie binate su alti piedistalli che ne diminuivan la lunghezza del fusto. La parte
superiore abbracciava tanto la navata centrale che le due intermedie. Il secondo progetto si distac-
cava ancor maggiormente dal concetto del Pellegrini. Le colonne del corpo inferiore corrispondenti alla
navata centrale ed alle mediane sono a spirale, scanalate e festonate 1; quelle estreme scomparvero
per lasciar posto a pilastri scanalati.

Un terzo progetto ritorna alla ispirazione del Pellegrini (tav. I, n. 2), colle seguenti varianti: la parte
superiore centrale abbraccia le tre navale centrali; la finestra superiore è ornata nella parte bassa
da una balconata; nella parte inferiore la trabeazione delle colonne corre lungo tutta la fronte e
così scompare il frontóne che ergevasi sulle quattro colonne centrali; tutte le controcolonne sono
state sostituite da pilastri piatti.

Nella sovra ricordata relazione del 30 agosto 1607, il Barca dice che egli ed i suoi colleghi
della commissione videro un disegno «del q. Pellegrino senza piedistalli »; ma dopo molti discorsi
conchiusero si avessero a fare le colonne coi piedistalli. E siccome era lor stato fatto invito a metter
in iscritto il loro parere ed anche di fare un disegno della facciata, il Barca si era assunto l'im-
pegno e del parere e del disegno.

Dal canto suo il Richino presentava una relazione intesa a dimostrare che non si dovevano
accettare i piedistalli sotto le colonne. Tutta questa discussione era sorta per una ragione pratica:
le colonne come le aveva progettate il Pellegrini, per la loro altezza erano di problematica attua-
zione, volendosi tenere monolite il loro l'usto di granito. Il Cornetta, ingegnere egli pure della fab-
brica, si peritava anch'egli a presentare un progetto di facciata, che pare non dispiacesse giacché
gli ordinarono di svilupparlo in parecchi disegni. Ma ai deputati il progetto del Pellegrini era finito
per piacere davvero, non nella parte superiore, probabilmente perchè questa eccedeva cotanto in
altezza che veniva a mascherare il tiburio e la sua guglia ed a nascondere tutta la parte supe-
riore del duomo, ma .specialmente nella parte inferiore: e con questa nel 1608 decidevano si avesse
a comporre un nuovo progetto, che commisero al Corbella e che egli ideò a soddisfazione loro,
giacché nell'anno successivo, dopo maturo esame, l'accettarono a pieni voti. Eppure, trascorsi pochi
mesi, il Corbella, sentendosi forse insufficiente a tanta impresa, si dimetteva dalla carica di inge-
gnere e smarriva persino il disegno del Pellegrino. Un altro disegno del Pellegrino smarriva pure
anni dopo, nel 1614, il falegname G-. B. Mangone, che se n'era valso per fare un modello in legno.

Per una trentina d'anni continuarono i tentennamenti e le peripezìe; però i lavori pro-
gredirono. Difatti, malgrado la catastrofe dello spezzamento lungo il trasporto a Milano della prima
colonna della facciala, che era d'un pezzo solo di granito di Baveno, nonostante le ridestate so-
fisticherie sul modo di far coleste colonne, sulla scelta del marmo, sulla questione se avessero ad
essere di più pezzi e di quanti; pure la costruzione della facciata fu spinta innanzi, furono con-
dotte a termine le fondamenta lungo tutta la linea della fronte, fu decisa ed intrapresa la costru-
zione e la decorazione della porta maggiore secondo il progetto del Pellegrini, dicon le carte degli

1 Nollo stesso disogno era pur ideata una variante a coteste colonne, che son rettilinee ma del pari sca-
nalate e inghirlandate.
 
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