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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. VII
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Carotti, Giulio: Vicende del duomo di Milano e della sua facciata, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0325

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VICENDE DEL DUOMO DI MILANO E DELLA SUA. FACCIATA

285

Il dipinto del conte Borromeo ed il disegno del marchese Visconti Venosta, che in allora non
eran noti, e che chinino la fortuna di poter studiare soltanto or ora e che oggi ahhiamo il piacere
di riprodurre, confermano pertanto quanto il ch.m° prof. Beltrami aveva già dedotto con lo studio
scientifico e colla intuizione artistica.

Probabilmente questo mutamento di concetto nel Richino non piacque ai deputati, e più pro-
babilmente ancora, egli, da uomo attivo ed intraprendente quale era, aveva fatto progredire le opere
della facciata, come si vide, secondo il suo nuovo concetto senza prima ottenerne l'assenso dagli
amministratori della veneranda Fabbrica : oppure aveva egli demeritato in altro modo della fidu-
cia loro. Fatto sta che gli annali registrano alli 29 di luglio del 1038: «Il rettore riferisce intorno
a molte cose concernenti la persona ed il servizio dell'ingegnere Francesco Maria Richino; e
il capitolo delibera di licenziarlo, proibitogli qualsiasi intervento nella fabbrica d'ora in avanti».
E men d'un mese dopo, alli 29 d'agosto, persistendo nel licenziamento del Richino, il Capitolo no-
mina in sua vece Carlo Buzzi, il quale ebbe maggior numero di voti di tutti gli altri concorrenti.

Nei primi anni della direzione del Buzzi, i lavori della facciata furon continuati sempre secondo
i disegni del Richino, giacché nello stesso anno 1G38 i deputati erano riusciti a ricuperarli, ma
però devon esser progrediti assai lentamente e tutt'altro che coll'entusiasmo del Buzzi. Nel 1645
invero troviamo che questi presenta un nuovo progetto di facciata ai deputati, i quali ne riman-
dano la trattazione ad altra seduta, «avvisati tutti per il loro intervento e incaricalo l'ingegnere
di un rapporto scritto sulle ragioni, che possono consigliare il capitolo a recedere dal vecchio
modello ». E successivamente, visto il nuovo progetto e la memoria relativa del Buzzi, decisero di
pubblicarli per la stampa, ed in quella stessa occasione pubblicarono pure per le stampe i disegni
del Pellegrino e del Richino. Il progetto del Buzzi (a parie la questione dei campanili che appare
in un disegno e nell'altro è tralasciata) rispettava le cinque porte di accesso del Richino, le due
finestre di sinistra del medesimo pur già costrutte e le ripeteva sull'altra parte corrispondente e
ripetevate pure superiormente nei due campi intermedi corrispondenti alle navale intermedie ; nella
parte centrale poi non solo manteneva la finestra del Richino di cui già si vide il disegno e della
quale già esisteva l'apertura, ma conservava pure la gran finestra superiore, la quale, di carattere
proprio del Richino, doveva far parte dell'ultimo disegno di quel maestro. Ma a tutto questo il
Buzzi in questo suo progetto aggiungeva delle importantissime innovazioni, innovazioni che dovreb-
bonsi chiamare restituzioni, giacché in sostanza, distaccandosi recisamente e dall'antico progetto
del Pellegrini e da quello del Richino (die come si vide era una variante del progetto pellegri-
nesco), abbandonava del tutto e le colonne corinzie ed i pilastri che a quelle facevan da controcolonne
ed in lor vece innalzava massicci contrafforti in corrispondenza a ciascuna divisione delle navate,
tenendo doppi quelli estremi e quelli centrali; rivestiva poi questi piloni dal basso in alto
di filari (gli antichi arpagi), di archetti, di baldacchini e mensole e statue e li coronava con
svelte guglie consimili alle tre dell'abside slate eseguite nel secolo innanzi (xvi) sui disegni più
antichi di Filippino da Modena. In corrispondenza alla linea superiore di ogni campo corrispon-
dente alle navate intermedie ed estreme conduceva una falconatura identica a quella che già ricor-
reva lungo parte dei fianchi e dell'abside e colla stessa falconatura ancora formava la linea termi-
nale a due soli grandi pioventi che abbracciava e coronava tutta la facciata.

Cotesto progetto del Buzzi che conservava le porte e finestre classiche, attesa la neces-
sità di servirsi del già fatto, era adunque in tutto il rimanente disegnato corrispondente al resto
del tempio i: ma recava in sé un difetto ed una caratteristica che esercitarono grandissima influenza

l Nella sua relazione del 31 gennaio 1647 il Buzzi
ricorda come il concetto del Pellegrini (seguito poi in

massima dal Richino) eccedeva tanto in altezza, che ar-
rivava colla parte superiore alla sommità della cupola
 
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