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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. VII
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Carotti, Giulio: Vicende del duomo di Milano e della sua facciata, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0327

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287

troppo bassa per la lontananza della facciata ; anzi giacendo la città in pianura, da veruna^ parte
può godersi quel prospetto, che si vede nella carta del signor Buti delineato. »

Cotesto parere adunque, che incominciava colle più belle teorie artistiche, terminava con una
conclusione che dimostra come il sentimento estetico del Bernini fosse quello del Seicento e come
il sentimento personale e l'ambiente in cui vive un artista possa metterlo anche in flagrante con-
traddizione colle migliori idee teoriche ed astratte dell'arie che egli possa pur manifestare.

Ed il Castelli doveva pur trovarsi contento e felice. Nell'agosto difatti egli consegnava il modello
in legno del suo progetto, e va da sè che i deputati glie ne rifusero le spese e lo lecer collocare
nel porticato del camposanto, che in allora steiidevasi dietro il duomo. Per buona sorte però, del
progetto del Castello non si fece altro, e con ordinanza delli 7 aprilo 1653 i deputali decidevano
s'avesse ad osservare il disegno dell'architetto della fabbrica Carlo Buzzi: quanto all'ossatura e
distribuzione dei pilastri, come corrispondenti al restante del duomo, si tenesse più che possibile
il già fabbricato (nello stile classico) purché non fosse disdicevole. Nell'agosto già si stipu-
lava il contratto con Francesco Bono per la costruzione di uno dei pilastroni doppi; e negli anni
successivi vediamo proseguite anche le opere decorative di cotesti contrafforti, e cioè le cariatidi,
gli archetti del basamento, le testine che ne fregiano il peduccio, e i bassirilievi, e le mensole e
i baldacchini; ed anche delle statue si dava l'ordinazione.

Il Buzzi continuava l'opera sua, ma non mancavano le opposizioni e le mene per contrastarlo.
Un parere del 165G firmato G. L. B. lancia contro il progetto del Buzzi l'accusa: «che contro
l'aspettazione di tutto il mondo, senza approvazione e finale disegno si va a guisa di fabbrica do-
zzinale giornalmente innalzando»; e poi tesse una lunga e minuziosa critica contro cotesta facciata
che « non ha distinzione d'alcun ordine, uè meno ha invenzione essendo ella puro imitamento dei
fianchi, cosa totalmente sconcia... ». Un altro critico che sottoscriveva solo N. X. moveva accuse
contro le statue e la decorazione." Ma il Buzzi con ammirabile costanza continuava l'opera sua ed
aveva già innalzato i due contrafforti doppii a lato della porla maggiore sino all'altezza della parte
superiore del timpano di quella, quando pur troppo venne a morire.

Colla morie del Buzzi (nel settembre del 1058) cessano i lavori alla facciata.

Il dipinto già ricordato, di proprietà del conte Giberto Borromeo, ci offre lo stato della fac-
ciata quale era alla morie del Buzzi e quale era ancora 18 anni dopo. Questo quadro (tav. I)
rappresenta una festa carnevalesca sulla piazza dell'Arengo o del duomo di Milano. 1 costumi
delle persone non travestite sono del secolo xvn e della stessa epoca le carrozze. Il fondo del
quadro è quasi tutto occupato dal duomo, la cui lacciaia è in via di costruzione. Già sono ultimale
le cinque porle sul disegno del Richino e sullo stesso disegno due finestre verso la parie destra
e sino ad una certa altezza i contropilastri piatti delle estremità della fronte e delle divisioni
intermedie, non della centrale. I pilastri o contrafforti centrali (a fianco della porta maggiore)
concordano invece con lo stile dei fianchi del duomo e sono pertanto quelli progettati dal Buzzi.
Questa parie della fronte però, che alla base si sviluppa tutta intera, in altezza trovasi ancora
assai limitata, duo sole essendo lo finestre compiute. Manca adunque ancora tutta la parie superiore,
la quale, protetta da semplice tetto, ò aperta e lascia travedere una sola vòlta di navata, quella
della navata mezzana verso tramontana, stata appaltata nel 1633. La porta maggiore aperta lascia
scorgere ancora in piedi la parte centrale della antica facciata di Santa Maria Maggiore, quella fac-
ciala che poi soltanto nel 1682 decideranno di abbattere del tutto. Questo frammento della vecchia
fronte di S. Maria Maggiore corrisponde alle descrizioni antiche: è tutto a scacchiera bianca e nera,
la porta centrale è preceduta da un protiro o piccol portico sorretto da colonne lombarde antiche
ergentisi su leoni accovacciati. Infine conviene ancora osservare che sulla stessa porla maggiore
della nuova facciata in costruzione sorge un grande stemma dipinto sopra uno zoccolo pur
dipinto che reca l'epigrafe:

PR/EFECTI
FABRICzE
POSUERE
ANNO MDCLX......
 
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