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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. VII
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Carotti, Giulio: Vicende del duomo di Milano e della sua facciata, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0330

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GIULIO CAROTTI

cademia di belle arti, incominciò a darvi esecuzione nel 1807. Incalzati i lavori dai nuovi eccita-
menti di Napoleone, eran condotti a compimento nel 1813.

La facciata degli architetti Zanoja ed Amati (tav. I, n. 6), salvo il raddoppiamento delle
guglie sui piloni o contrafforti centrali, riuscì una riduzione del primiero concetto del Soave, con-
cetto che, pur conservando per forza le parti pseudo-classiche, era nel rimanente ispirato a molta
maggiore leggiadria, congiunta ad una ben più spontanea semplicità che non mancava di grandioso.

Napoleone Bonaparte aveva imposto il compimento della facciala, in tempi in cui le condi-
zioni dell'arte non vi erano favorevoli ed il risultato non piacque alla generazione successiva
quando fu provveduto per la piazza del duomo. Era già così forte nel 1883 la corrente per una
riforma della facciata, che l'accademia di belle arti la scelse per tema del concorso di architettura
al premio di fondazione Canonica e tra i vari progetti presentati, quello del prof. Carlo Ferrano
(tav. I, n. 8) e quello dell'architetto Luca Beltrami (tav. I, n. 7) segnarono le due correnti dei
concetti per la facciata del duomo. E va pur ricordato il disegno compiuto nello stesso anno
ma poi non presentato al concorso dall'architetto Cesa Bianchi, l'architetto della fabbrica del duomo,
progetto notevole per il carattere leggiadro della decorazione ispirato a quella del duomo (tav. I, n. 9).

Il bellissimo disegno premiato del prof. Ferrano era un inno spontaneo al maestoso, duomo
quale era stato sin allora ed era ancora interpretato dai romantici dell'arte. Il disegno di gran-
diosa semplicità e sobrietà dell'arcb. Beltrami, e più ancora la sua monografia 1, erano la parola
dell'arte realistica e del pensiero sperimentale dell'archeologia del secolo nostro. Lo studio entu-
siastico sì, ma imparzialmente scrutatore e verista delle origini del monumento, delle fasi della sua
costruzione, delle sue attuali forme e decorazione, era stata la base sulla quale egli aveva inco-
minciato a progettare la facciata del duomo.

E su questi due progetti rinacque animata e bella più che mai la questione dello stile
della facciata e la questione della aggiunta o dell'abbandono dei campanili. Dal dominio accade-
mico la questione della facciata del duomo passò nel campo dei fatti. Il lascito cospicuo del bene-
merito signor De Togni fu il movente del concorso internazionale bandito dall'Amministrazione
della Veneranda Fabbrica del duomo nel 1880 ed al quale risposero nell'anno successivo più di
centoventi concorrenti che col pregio dei loro lavori e l'importanza degli studi fecero di quel
concorso, come ebbe a dire il relatore prof. Boito, « una delle più nobili e contrastate gare, che
siano state aperte nell'arte architettonica fra le nazioni civili ».

Il giurì non sentenziò quale dei vari sistemi d'interpretazione dello stile e del concetto gene-
rale della facciata avesse a prescegliersi, ma designò quindici dei concorrenti per una gara di
secondo grado, e furono:

Azzolini Tito, di Bologna; Becker Lodovico, di Magonza: Beltrami Luca, di Milano; Brade D.,
di Kendal (Inghilterra); Brentano Giuseppe, di Milano; Cesa Bianchi Paolo, di Milano; Ciaghin
Teodoro, di Pietroburgo; Deperthes E., di Parigi; Dick Rodolfo, di Vienna; Ferrano Carlo, di Milano;
Hartel et Neckemann, di Lipsia; Locati Giuseppe, di Milano; Moretti Gaetano, di Milano; Nordio
Enrico, di Trieste; Weber Antonio, di Vienna 2.

Al secondo appello non ritornarono che quattordici dei prescelli (nel frattempo l'architetto
russo Ciaghin era stato rapito da prematura morte); e tra i loro progetti quello che il giuri;ì in-

1 Arch. Luca Beltrami, Per la facciata del Duomo
di Milano. Milano Colombo e Cordarli 188G; questa mo-
nografia egli ripotè con maggior sviluppo nel 1887 e
fu la parte I le linee fondamentali, alla quale tenner
dietro nello stesso anno la II e III, Lo stile, La teoria.

2 I progetti del 1887 di quei quindici concorrenti
prescelti furono riprodotti dalla Illustrazione Italiana
in un numero speciale. Anno xiv, n. 39 - Milano,

Treves, 1887. e poi testò nell'opera di Camillo Boito,
Il Duomo di Milano e i disegni per la sua facciata.
Milano, Marchi, 1889.

3 II Giuri del concorso tanto di primo grado (1887)
che di secondo grado (1888) ora composto di: Carlo
Ermes Visconti Presidente — Emilio Alemagna —
Giuseppe Bertini — Camillo Boito, Relatore. —
Francesco Brioschi — Cesare Cantù— Antonio Ce-
 
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