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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. VII
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Frizzoni, Gustavo: Il museo Filangieri in Napoli
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0338

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298

GUSTAVO FRIZZONI

cati colori con un fondo di architettura riccamente decorato, lavoro del xvi secolo, di Giovanni III
Penicaud, il sommo fra gli smaltatori limosini (vetrina XXV, n.' 1023 e 1025).

Come curiosità eminentemente napoletana citeremo la mezza maschera in legno-noce, ini agliata
e dipinta di naturale (n. 1028), che, a quanto avverte il catalogo, deve essere appartenuta a qual-
cheduno dei primi attori comici napoletani ed adoperata nelle farse che rappresentavansi in Napoli
sullo scorcio dal xvi al xvn .secolo, ed ai (piali si dava il nome di Policinella o Pi itici-niello. La
prova poi, essere detta maschera di tal tempo e non posteriore, si avrebbe a riscontrare nel non
essere dipinta di nero, come appare che lo fosse per la prima volta in una commedia del 1730
dove figura per la prima volta l'attributo di carbonaio (ammaro) dato al Pulcinella, pel suo viso
tinto in nero. 1

Rivolgiamo finalmente lo sguardo alla parte spettante all'arte più elevata, cioè a dire a quella
della pittura propriamente detta, e soffermiamoci ad esaminare in quella sessantina di quadri i
più pregevoli. Crediamo invero di non essere contradetti da alcuno affermando che la gemma più pre-
ziosa quivi si abbia a ravvisare in una tavoletta del lombardo Raffaello, Bernardino Luini; tavoletta
che fin dai tempi della sua origine incontrò grandemente il favore del pubblico, come provano le nume-
rose repliche fattene da copisti, che ci è occorso di vedere in diversi luoghi. In uno spazio limitato fra
54 centimetri d'altezza per 47 di larghezza vedesi dipinta la Madonna a mezza figura col Bambino,
il quale impone la sinistra sulla testa di una suora, che gli si prostra dinanzi, porgendo un libro in
cui colla destra il Bambino stesso le viene indicando un verso. Come è universalmente riconosciuto
che il Luini è il pittore dalle figure soavi per eccellenza, così il quadro accennato può essere stimato
un'opera sua delle più spiccate, poiché la calma dolcezza del viso della Vergine, la tenera ed
infantile grazia del divino fanciullo, la sommessa compunzione della devota si fondono in una com-
plessiva armonia di espressioni e di morbido colorito, quale suole apparire nelle sue più elette creazioni.
La quale armonia anzi apparirebbe più perfetta, se il dipinto non fosse stato un po' troppo rinno-
vato. La sua destinazione primitiva agl'intimi recessi del chiostro si deduce da vaili particolari.
Vi ha relazione certamente il riguardo usato dal pittore di rappresentare il Bambino Gesù non inte-
ramente nudo a seconda della pratica più consueta, bensì coperto il corpo di piccola camicia di velo,
che pur lascia scoperte le braccia e i piedi. Quanto alla giovane monaca devota, essa si qualifica
per una persona d'illustre prosapia, cioè a dire per quella Alessandra Bentivoglio, figlia di Ales-
sandro Bentivoglio e d'Ippolita Sforza, che prese il velo nel monastero di San Maurizio in Milano
assumendovi il nome di Bianca, dopo che l'avo di lei Giovanni II, cacciato da Bologna, era venuto a
ricoverarsi nella città degli Sforza. Poi che il Luini ebbe ad eseguire in quella chiesa verosimilmente
fra gli anni 1525 e 1530 le magistrali pitture a fresco, dove figurano, accompagnate da parecchi Santi,
ai lati dell'altare maggiore le nobili figure dei committenti Alessandro ed Ippolita, nulla di più natu-
rale ch'egli si fosse eziandio incaricato della esecuzione di un quadro di devozione, quale è quello col
ritratto della giovane suora, di cui ragioniamo. In quella ricca miniera d'informazioni storiche ed
artistiche ch'è il libro intitolato L'Arie in Milano del compianto nostro amico Giuseppe Mongeri,
libro ch'è il risultato di severi e prolungati studii, noi troviamo additato un altro ritratto di suora
Bianca fra gli affreschi che decorano la parte posteriore della chiesa di San Maurizio, vale a dire quella
che serviva da coro alle monache. Egli anzi ne dà incisa l'imagine, che non sarà difficile di accor-
dare con quella della tavoletta del museo Filangieri. 2 La quale da sifatta sua origine ritrae vie
maggior lustro e ci spiega la particolare cura adoperatavi dall'autore (n, 1489).

Saremmo imbarazzati invece se fossimo obbligati a classificare secondo intima convinzione un
altro dipinto sul legno, nel museo parimenti aggiudicato a Bernardino Luini. Vi è rappresentala
una mezza figura di giovane donna elegantemente vestita, sopra un fondo di variato paese. Il sog-
getto viene definito dalle parole: Santa Praesedia ora prò nobis, cifrate in oro dentro l'aureola che

1 Catalogo del Museo civico Gaetano Filangieri,
pag. 238.

2 L'Arte in Milano, note por servire di guida india
città, raccolte da Gius. Mongeri; ediz. figurata con dise-
gni incisi in legno. Milano. Soc. coop. fra tipogr. ecc.

1872, pag. 247. Di questo pregevole libro stava prepa-
rando una 2.:> edizione il defunto autore, la quale verrà
condotta a termino prossimamente (corretta od accre-
sciuta), dal sig. Giulio Carotti, Segretario doli'Accade-
mia di belle arti in Milano.
 
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