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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. VIII-IX
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0430

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MISCELLANEA

387

superiore degli specchi: I. Johannes baptizat Populum —
U.Johannes baptizat Christian — III. Christus baptizat Apo-
stolos — IV. Christus baptizat Johannem —V. Sacerdos
baptizat pueros — VI. Siloester baptizat Constanlinum.

Dappertutto nell'arto italiana, doro si celebra il Pre-
cursore di Cristo o si narra la vita del Messia, si tro-
vano lo due primo storie, ma raramente s'incontra il
Salvatore stesso rappresentato in atto di battezzare, sia gli
apostoli, sia lo stesso S. Giovanni Baltista. Anzi il Pre-
cursore, parlando di Cristo, dice che quello che verrà
dopo «ipso vos baptizabit in Spiriti! Sancto et igni»;
o dove i pittori di quel tempo ci mostrano la Liscosa
nel Limbo, ci fanno riconoscere tra i primi che ven-
gono estratti dall'Inferno, il santo Precursore, l'ultimo
profeta del vecchio Testamento, cho stava li, perchè,
— se rammento bene — non si era fatto cristiano noi
battesimo. Ad ogni modo qui non si può mettere in dubbio
che l'intenzione sia quella di illustrare la continuità del
primo sacramento; e l'ultimo pajo di storie lo conferma di
più, mostrandoci l'applicazione del battesimo a tutto
il popolo cristiano, « sacerdos baptizat pueros » e l'ap-
plicazione all'imperatore stesso del mondo, a Costantino
Magno, poi papa Silvestro.

Abbiamo dunque tre paja di storio, il primo col
protagonista S. Giovanni, il secondo col protagonista
Gesù Cristo, od il terzo rappresentante il sacramento della
Chiesa cattolica in generale, e l'avvenimento decisivo
nella storia romana — un pajo alquanto eterogeneo, che
potrebbe essere stato aggiunto por completare la serie
dell'esagono.

E precisamente nei quattro primi rilievi troviamo
uno stile conforme, quel carattere cioè che abbiamo
descritto prima. Ma gli altri duo portano un' impronta
affatto differente, cosicché anche in riguardo al diverso
modo di faro paiono aggiunti ' più tardi. Almeno sono
l'opera d'un'altra mano, d'un artista molto dissimile
dal primo.

Ma mentre l'autore dei quattro primi rilievi ci
pareva strano, distaccato dalla tradizione ben nota, e
quasi un' eccezione nello sviluppo storico dell' ai to
trecentista, l'autore dell'ultimo pajo si fa subito cono-
scere come fiorentino. La maniera di lavorare il marmo,
le proporzioni delle figuro, la disposiziono dei gruppi,
tutto ciò s'avvicina tanto allo stile di Andrea Orcagna,
che non si può dubitare, che sia un artista dell'ultima
metà dol xiv secolo, un allievo di quel celebre scul-
tore e pittore, cho fece il tabernacolo della Mad onna in
Orsanmichelo o mori l'anno 13G8.

Eccoci perfettamente d'accordo coll'epoca dell' iscri-
zione, con una riserva però, che mi paro importantis-
sima. Il millesimo 1371 fu apposto dai consoli dell'arto
Kalimala, quando il lavoro fu terminato, quando si
venne alla costruzione del pozzetto esagonale, e all'ere-
zione del monumento in chiesa. Quest'anno ci dà l'epoca
precisa per gli ultimi duo rilievi della scuola dell'Or-
cagna, ma non più. La data dei quattro primi rilievi
potrobb'essore più o mono anteriore a quel termine.

Tutto dipende dallo stile, dal carattere artistico. E biso-
gna confessare, non è facile di dar sentenza, perchè non
c'è nulla di simile nella scultura fiorentina dol trecento.
Qua c là sono sparsi alcuni indizi cho ci fanno risa-
lire ad un'epoca più remota: dove un tipo bizantino,
dove alcune pieghe fine, parallele ad uso degli avori o
delle miniature; anche la parte decorativa, almeno i
fogliami dei pilastri, rassomigliano piuttosto a quelli
di Nicola Pisano, a cui l'opera si ascrivo nelle guido
italiane. Saltano fuori parecchio questioni, che vogliono
esser attentamente esaminato ancor un' altra volta. Per
ora ci basta d'aver accennato la discrepanza dello stile
tra l'una o l'altra parto dei rilievi, e d'aver messo in
dubbio, se l'anno 1371 ci assegni non solo l'epoca precisa
dell'ultimo pajo, che la maggior parte dei visitatori
non vede mai, ma anche quella delle storie principali.

A. Schm.vrsow

La statuetta della Giustizia nel Cambio
di Perugia. — Nella sala del Cambio di Perugia il
primo scompartimento della parete destra è occupato
dal tribunale, celebre lavoro di legno, ornato d'intarsi
e di rilievi di Domenico del Tasso di Firenze1. L'estre-
mità della cornice tocca la volta, seguendone la curva-
tura, o nella lanetta ci mostra una nicchia con dentro
l.i Giustizia sedente in trono colla spada in mano. Il
chiarissimo professore Adamo Rossi nella Storia artistica
del Cambio, pubblicata nel suo Giornale di Erudizione
Artistica (III, 1, gennaio 1874, p. 7.), rileva dai docu-
menti, che ai 25 gennaio dol 1493 la costruzione dol
tribunale era proceduta così innanzi, che vi si potè
allogare la statua della Giustizia, e che ossa fu a bolla
posta ordinata in Firenze e di là fatta venire per cura
dol maestro legnajuolo fiorentino. Il giorno del colloca-
mento dol simulacro è cosi ricordato nel Feriale Artis
Cambii: mcccclxxxxiii Januarij (1494?) die veneris 25
S. pauli ferialis:

« Nota quod dieta dio

La statua do iustitia e posta qui
Di cui la spada paulo prese in mano
Scripso di lei: per lei se converti ».

La figura di terracotta dorata è dunque un'opera
fiorentina dell'ultimo decennio del quattrocento. Peccato
cho i documenti perugini non ci facciano conoscerò il
nome dell'artista. Mi parvo però che, trattandosi di
quell'epoca del fioro dell'arto fiorentina, non dovesse
essere troppo difficile di trovar l'autore, adoperando un
po' di critica comparativa tra i celebri scultori di Fi-
renze ; o almeno gioverebbe di determinare la maniera

1 Suno costretto a far menzione d'uno sbaglio, che si trova
nel nostro Cicerone (ed. Booe, V* ediz. p, 17G), dove invece di
Doi nenieo del Tasso conio autore del tribunale, si nomina Antonio
di Meroatello, e come dati si aggiunge «dopo il 1500, » invoce di
1190-93. Antonio di Benciviene da Mercatello di Massa in quel
d'Urbino non lece che le porte dol Cambio, e precisamente
nell'anno 1501. Vedi Ad. Rossi, 1. c. p. 16.
 
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