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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. X
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Guillotin de Corson, Amédée: La farnesina de' Baullari in Roma
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0447

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402

DOMENICO ONOLI

10 troviamo capicerio della collegiale di Notre-Dame di Nantes, e in seguito divenne canonico delle
cattedrali di Nantes, Rennes, Saint-Malo e Quimper; nel 1523 successe a Pietro de Bourgneuf nella
carica di tesoriere della cattedrale di Rennes, e stabilì che in quella chiesa si celebrasse ogni anno

11 giorno di san Tommaso una messa di requiem. Nella bassa Bretagna si fece concedere l'arci-
diaconalo di Plongastel e l'importante curia di Bothoa; in fine fu eletto decano di Bain e si fece
nominare rettore commendatario delle curie di Nozay, Dervalet Fourgeray nella diocesi di Nantes,
e di quelle di Bain, Messac, Poligné e Domagnó nel vescovado di Rennes.

Ma ciò che, più di tutti questi titoli, doveva perpetuare la memoria di lui fra i Bretoni suoi
compatrioti, fu la sontuosa cappella ch'egli fece elevare nella chiesa collegiale di Notre-Dame a
Nantes. Questa cappella, vero capolavoro del Rinascimento, fu sciaguratamente demolita insieme
col tempio di cui faceva parte. Essa fu costrutta dal 1514 al 1524; le sue ammirabili sculture erano
attribuite a Michele Colombo; conteneva un altare dedicato al santo protettore del suo fondatore,
e quest'ultimo vi aveva istituito una compagnia di dodici ecclesiastici incaricati di celebrarvi
ogni giorno una messa solenne cantata.

Tommaso Le Roy aveva anima d'artista, nè era vissuto alla corte di Leone X senza ammi-
rare gli stupendi prodotti dell'arte di quell'epoca. Nello stesso tempo in cui faceva lavorare a
Nantes la sua splendida cappella, fabbricava a Roma stessa presso San Lorenzo in Damaso una
bella casa. «È chiamata la Palazzina per la sua piccolezza, ma essa è costrutta in bella architet-
tura con pietra da taglio detta tiburtina, e i fregi e i plinti sono ornati di gigli e di armellini in
rilievo; e le gallerie ed i portici, tanto in alto che in basso, sono sorretti da pilastri di marmo
bianco 1 ».

In questa palazzina morì il prelato il 21 ottobre del 1524. Due anni prima il papa l'aveva
creato vescovo di Dol, al posto di Mathurin de Plódran morto da poco; ma il re di Francia, ve-
dendo in quella nomina un'infrazione al concordato da lui concluso colla S. Sede, rifiutò di rico-
noscere il novello vescovo, ad onta della stima personale ch'egli aveva per lui. Tommaso Le Roy
ricevette bensì dal papa la promessa del primo cappello cardinalizio che fosse rimasto libero; ma
egli morì, non solo senza averlo ricevuto, ma senza essere stato nemmeno consacrato vescovo. Per
sua disposizione il suo corpo fu sepolto nella chiesa francese della Trinità dei Monti in Roma,
dove non se ne trova più la tomba, e il cuore fu portato a Nantes e deposto nella bella cappella
della collegiale di Notre-Dame. « Una sepoltura di bronzo scolpito, posta sulla predella dell'altare,
rappresenta il defunto con la mitra in testa, vestito dei paramenti sacerdotali, le mani giunte
sul petto, tenendo nel braccio destro una croce invece del pastorale. In alto due angeli sostengono
lo scudo con le sue armi, nelle quali è improntata una croce. Due colonne di stile del Rinasci-
mento, sulla base delle quali si vede lo stesso scudo in cui è impresso il pastorale, formano i lati
della nicchia in cui giace il prelato. Intorno si legge la seguente iscrizione: lite jacet cor reve-
rendi in Christo patris Domini Thomas Regis Dolensis electi, camere apostolico clerici, litterarum
apostolicarum abreviatoris ac scriptoris, hujus basilicale capiceri, nec non requestarum consili
Britannie magistri, qui Rome fatis concessit xxi mensis octobris die, anno Domini mdxxiiii,
cujus anima in pace requiescai. Amen 2 ».

Tommaso Le Roy non lasciò che un nipote, Raoul Le Roy, che aveva insieme con lui rice-
vuta la nobiltà da Francesco I. Questo Raoul Le Roy, figlio di Giacomo, signore di Boit-Faroge in
Àmaulis, comperò verso il 1520 una bella ed antica possessione con un castello, chiamata Plessin-
Raffray e posta nel Domagné, diocesi di Rennes. In seguito s'imparentò con una delle più distinte
famiglie del paese sposando Margherita di Montbourcher, e ne ebbe un figlio, Pietro Le Roy, che
gli successe nel dominio di Plessin-Raffray. Questi però si mostrò disgraziatamente poco degno dei
suoi predecessori e fu pubblicamente interdetto per prodigalità; fu pure accusato d'aver ucciso due
uomini, ma fu graziato dal re. Tuttavia l'esser stato dichiarato incapace d'amministrare le sue so-
stanze non gì'impedì di vendere al cardinale Orsini, con contratto del 30 giugno 1573, il palazzo

1 Testamento di Tommaso Le Roy, datato del 1524.
nell'Archivio del dipartimento della Loira inferiore,

2 Vedi S. db la NicolljÈreJ nell'opera già citata:
Ilistoire de la collèijiale de N. D. de Nantes.
 
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