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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. X
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Gentili, Ettore: La chiesa di S. Giovanni de' Fiorentini a Viterbo
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0455
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ETTORE GENTILI

cinque colonne e due mezze. Le navi laterali sono larghe tre metri e trenta centimetri; la cen-
trale .sei metri : imesta si protrae oltre il colonnato per formare il presbiterio all'aitar maggiore,
ed il coro. Le altre due navi Uniscono col colonnato. Ai lati dell'altare maggiore due piccole porle
danno adito al coro, la cui volta dipinta colle forme decorative di cui Raffaello aveva imposto il
gusto, è ancora, quantunque molto e malamente restaurata, opera degna d'ammirazione nella gra-
ziosa sua semplicità. A sinistra dell'altare sovra la porta, i frati riconoscenti avevano collocato un
busto dell'Almadiano con questa iscrizione:

QVE.M STRVIS IN TERRIS AEDEM BAPTISTA, JOANNES
EXTRVET IN GOELIS, ALMADIANE, TIRI

Quando la chiesa fu soppressa e la commissione incaricata di assegnare al Municipio le opere
d'arie clic in essa si trovavano ne ebbe fatto lo spoglio, il busto fu consegnato al Municipio con
questa dichiarazione: « Busto in legno di nessun valore » ' E difatti, se non pareva di legno,
il busto poco valore mostrava, tanto barbaramente era impiastricciato di intonachi e dipinture;
tuttavia doveasi intravvedere di sotto a quella brutta copertura 1' opera egregia ili un artista
del xvi secolo. Dal togliere quelli intonaci mi tratteneva il dubbio di poter in qualche modo
danneggiare la coloritura che originalmente avesse potuto essere stata data alla terra cotta. Del-
l'esistenza di tale coloritura tentai accertarmi sul lembo estremo inferiore della veste. Trovai che
alla tinta nera visibile sottostavano due altri strati di tinta nera, poi due di tinta rosso-violacea,
poi tre bianchi, di varie grossezze, di calce stemperata, quale si usa per l'imbianchimento delle
pareti; ma tra l'ultimo strato bianco e la terra cotta nessuna traccia di colore. Feci allora la
stessa indagine sull'alto della fronte, alla quale un empiastro informe di color rosso bruni) dava vera-
mente l'aspetto di vecchio legno: sotto due o tre strali di tinte le più inverosimili ritrovai due soli
grossi strati di calce bianca, e nuova conferma che nessuna traccia di colore esisteva tra la calce
e; la terra cotta; da ciò dedussi che i frati, stanchi di vedere la cupa tinta della terra cotta, poco
illuminata nella nicchia in cui da molti anni si stava, in un primo ripulimento della chiesa con
relativo imbianchimento seicentista, incominciarono col dare l'onore di tinta bianca, se non mar-
morea, alle vesti dell'arguto prelato domestico di papa Leone X; cui altra mano, se non pietosa
certo industre, imbiancò più tardi anche il viso, dotando in egual tempo di pari candore il
vestito. Poscia altri ebbe desiderio di dare al busto aspetto prelatizio e decoroso; e tramutando il
bianco in rosso violaceo, stimò dover imitare nel viso le tinte del vero ; cosi il busto ad ogni nuovo ripu-
limento della chiesa aveva ricchezza di nuove vesti e ringiovinimento di carni nuove. Finché, pro-
babilmente alla fine dello scorso secolo, parve più conforme alla dignità del protonolario apostolico
l'esser vestilo di nero: ed il berretto ed il robone furono completamente anneriti. Il pittore, poiché
si trovava aver la tinta fra le mani, tirò giù sulla fronte una frangetta di capelli neri e diede agli
occhi del Prefetto dei bollatoli certi peli di ciglie e sopracciglio da farlo parere un diavolo.
Nel punto da me denudato sulla fronte si fecero palesi alcune rughe profonde e certi segni sottili
di capelli che la intonacatura aveva completamente fatti sparire; mi risolsi allora a togliere tutto
il turpe impiastricciamento. Bagnai tutto il busto in modo eguale, e rammollito cosi l'intonaco, lo
levai, con attenta cura, per strati, dubitando ancora e sperando poter trovare una qualche dipin-
tura originale. Invano. La terra cotta, che non fu mai dipinta, mi apparve finalmente bellissima sotto
l'ultimo strato di calce; allo stupido e liscio volto legnoso dagli occhi spiritati si sostituì una grave
e bella testa piena di vita e di pensiero. L'occhio largamente aperto guarda diritto innanzi a sé,
e la bocca carnosa e voluttuosa si socchiude ad un sorriso che tempera quanto di troppo severo v'é
nella spaziosa fronte, solcata di rughe. Altre rughe segnano anche gli angoli esterni degli occhi.
E ben questo il tipo del colto, eloquente e prudentissimo uomo che meritava le parole di caldo
affetto e di ammirazione che di lui scriveva il cardinale Egidio Antonini nella Storia di tenti secoli ~,

1 V. Inventario di Consegna in Ardi. Coni, di Viterbo.

* Pag. 247.
 
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