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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. X
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Gentili, Ettore: La chiesa di S. Giovanni de' Fiorentini a Viterbo
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0457

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412

ETTORE GENTILI

E alla stessa influenza credo si debba se sull'altare maggiore di S. Giovanni dei Fiorentini
l'Almadiano, prefetto de! piombo, collocò una grande tavola di Sebastiano rappresentante il Bat-
tesimo di Gesù; splendido quadro ch'io ebbi la ventura di scoprire fra parecchi altri dipinti acca-
tastati in un locale del Municipio, perchè ritenuti di nessun valore, é del quale do qui una ripro-
duzione, pur troppo imperfetta. E una gran tavola (in. 2.43 per 2.05) dipinta ad olio, perfettamente
conservata e, per fortuna, priva di ogni ritocco o ridipinto; in .essa è figurato Gesù che ignudo riceve
in devoto atto il battesimo da S. Giovanni. San Pietro martire, inginocchiato a destra del Cristo, e duo
altre figure a lui vicine assistono adorando. Su nel cielo fra uno splendore di luce dorata si libra la
sacra colomba candidissima. Sono di mano di Sebastiano: il Cristo, il S. Pietro, parte della figura che
gli sta accanto inginocchiata, l'angelo in piedi, il paese ed il cielo. Il San Giovanntò opera di uno dei
garzoni di Sebastiano, molto probabilmente Marco Venusti; lo palesano il disegno duro e pur fiacco,
il colore stemperato in cangiamenti da rosso a violaceo, e gl'incarnati di un rossastro terroso.

L'insieme del quadro è poderoso: sul tono forte del cielo color cilestrino, che per i riflessi
giallo dorati pioventi dall'alto è commisto ad un verde assai chiaro, saliente per cinque zone di verdi
ognora più intensi sino allo splendor giallo dello Spirito Santo, si stacca energicamente nella bruna
e calda sua tinta la bella e forte figura del Cristo. Sulla destra invece il fondo è dato da un aggro-
vigliamento di fronde che la luce gialla tinge in rosso cupo, su cui spicca il bianco lievemente sporco
dell'abito da domenicano onde è rivestito S. Pietro martire.

La forma michelangiolesca del corpo del Salvatore, la delicatezza e la precisione del disegno
delle mani e dei piedi, la testa caratteristica, sopratutto la tecnica specialissima del colorilo ed il
modo unico assolutamente personale a Sebastiano di trarre dall'ombre le parti in luce, la mancanza
di ogni velatura, apparendo il colore unito come smalto, mi fecero subito certo che quell'abbando-
nato e disdegnato dipinto era opera imponente del Frate Del Piombo.

E poiché a Viterbo stesso, nel Museo comunale, esiste il capolavoro di Sebastiano: La Pietà'1
ed un altro, quantunque guastato, bellissimo suo dipinto: La Flagellazione. 2, feci portare al Museo,
e porre fra gli altri due il quadro da me scoperto. Il confronto dimostrò palesemente la giustezza
della mia attribuzione, poiché si riscontrò nei tre quadri più che la somiglianza, l'identità delle
forme specialissime del Cristo; la uguaglianza della testa di S. Pietro martire e di quella eli uno
dei flagellatori e in ambedue il medesimo colorito; in tutte le figure le stesse delicatissime mani,
gli stessi piedi eguali nella forma, nel disegno, nel modo di essere illuminati; tutti col pollice troppo
lontano dalle altre dita, l'indice ed il medio lunghi assai e distesi, l'anulare ed il mignolo corti
e quasi ripiegati; e, più che tutto, in tutti i tre quadri un ùnico modo, inimitabile, di colorire.

Per la dispersione di parte degli archivi di San Giovanni non mi fu ancora (ttito trovare
memoria del contratto passalo fra l'Almadiano e fra' Sebastiano per la dipintura di questo bel qua-
dro. Però il non esserne cenno nei libri della chiesa che giungono sino all'aprile 1510 dimostra
che tale commissione fu posteriore ai lavori fatti dal Della Robbia per S. Giovanni.

A sinistra, molto vicino alla minor porta di ingresso, era la tazza dell'acqua sani a. E ancora nella
chiesa; ma atterrata e spezzata; la gentilezza della forma.avrebbe dovuto meritarle sorte migliore.

Sulla parete tra la porta cui accennammo e la porta maggiore è infissa una lapide, in
cui, con elegantissima dizione, è detto che Giovanni Battista Almadiano ottenne da Leone X che
il Sacellum prope Fontem fosse aggiunto alla chiesa di San Giovanni, e ne diventasse il battisterio. 3

Il Sacellum è un tempietto del quindicesimo secolo, ottagonale, di squisitissima architettura.
La molto elegante semplicità dell'insieme, la forma delle porte e delle finestre, le sculture gentili
degli stipiti di una delle porte mi fanno credere che l'autore di questo bel monumento di scuola

1 Fu commossa a Sebastiano dal Sannoili, nobilo vi-
terbese, per una cappella in San Francesco.

3 Fu commossa per la chiesa del Paradiso da mosser
Giovanni da Viterbo, chierico di Camora (Vedi Vasari
annotato dal Milanesi, voi. I pag. 566).

~ « Has Carmelitanas aedes ac templum per Leoneni X

Sacro fonte decoratimi, illique B. M. Virginia de Peste
Sacellum prope fontem ejusdem Pontiticis diplomate
lenitimi Joannis Baptiste Almadiani nobilis Vitorbionsis
insignis piotas in Doiparae obsequium excitavit oxtruxit
an. D. MDX.V, tanto bonofactori obaerati Patres grati
animi inonumontum posuore. »
 
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