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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. X
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Recensioni e cenni bibliografici
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0472

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RECENSIONI E CENNI BIBLIOGRAFICI

427

di un quadro di Tiziano, l'A. osserva: quando si teme,
che un quadro sia una copia, bisognerebbe anche dire
dove si trova l'originale. So questo sono parole del Ci-
cognara, non fanno certo troppo onore al suo acume di
critico. Ma di queste e di altro lievi monde già si sarà
accorto di por sò. il giovano scrittore, il quale col cor-
redo dello notizie tratte anche da fonti diverse da quelle
cho gli ispirarono lo Memorie o coli" attento confronto
dolio une con lo altro, potrà forse un giorno disegnare
completamente il ritratto dell'uomo, riprodurne i con-
trasti della vita, esaminarne il valore dello opero e i
beneflcii recati alla scienza e alla coltura italiana.

0. Maruti

Giulio Cantalauessa. — Di un affresco del secolo XIV.

(Nel periodico Lettere ed Arti. Bologna, 188!)).

L'A. dà notizia di un affresco trecentistico scopertosi
a Bologna nella Chiesa di S. Martino, e giustamente l'a-
scrive allo stesso pittore cho dipinse la tavola della pinaco-
teca bolognese, segnata col n. 203 e recante la firma Yitalis
de Bononia fccit anno MCCCXX. Questa firma, essendo
stata giudicata apocrifa, dà luogo a considerazioni in-
gegnose e prudenti dell'A., che propende a ritenerla si
per apocrifa, ma o rifatta sullo incomplete tracco re-
stanti o copiala da iscrizione sottoposta al quadro. Noi
però, pur riconoscendo la ragionev dozza e la logica dogli
argomenti dell'A., nen possiamo a meno di osservare
come il quadro sembri eseguito piuttosto verso la fine
del secolo xiv, cho nella prima metà di osso. Vi sono
affinità evidenti ad esempio colle miniature di Niccolò di
Bologna, si nel colorito biaccoso, come nel disegno ; e
altro affinità ad un tempo con Simone dai Crocefissi, be-
nissimo notate dall'A. Il pittore, in fatto di stile, do-
vrebbe in conseguenza appartenere al tempo di questi,
quando non fosso da identificarsi proprio con uno di
essi.

Tornando all'affresco della chiesa di S. Martino, sog-
giungeremo cho osso rappresenta ìa Madonna seduta e
stringentesi al sono il putto lattante, mentre due angoli
in alto protendono lo braccia in atto di reggere una
corona sopra il capo della Vergine, e altri duo, più in
basso, aprono un drappo a rabeschi d'oro cho si distende
dietro al gruppo principale; o in terra, genuflessi, a braccia
consorte, stanno due altri angioli contemplatori.

11 confronto che l'A. fa di questo quadro con l'altro
della pinacoteca bolognese è un saggio di osservazione
finissima e penetrante.

0. Maruti

Natale Baldoria. — La Madonna lattante nell'arte del
medio evo (Estr. dagli Atti del R. Istituto veneto di
scienze, lettere ed arli.Tom-, Vi. serio VI. Venezia,
1888).

L A. si proposo di ricercare la genesi del soggetto
e di studiarne lo sviluppo attraverso al medio evo fino

alla scuola giottesca; e condusse il suo studio con grande
cura, esaminando dapprima la Vergine sedente in atto
di stringere al petto il bambino, in un cubicolo dol ci-
mitero di S. Priscilla, raffigurante, più elio una Ma-
donna lattante, la Vergine profetessa cho partorì l'Ema-
nuele predotto da Isaia. Ma già nel ni secolo, secondo
l'A., esistevano probabilmente gruppi di Madonne vera-
mente lattanti, di cui i Pagani si compiacevano di faro
la caricatura. Fatto è che, in molti passi di scrittori ec-
clesiastici e in inni del v all'vin secolo, si ricorda l'al-
lattamento del Figliuolo di Dio.

Mrs. Iameson o Raoul Rochette supposero che la
rappresentazione debba direttamente riportarsi ai tempi
di Nestorio e dei NcstOriani; ma l'A. osserva a ragione
che il nostorianismo non ha niente a cho faro con tale
rappresentanza, e così cho uno dei più antichi gruppi
bizantini di Madonne lattanti non deriva dal gruppo di
Iside che allatta Oro, bensi piuttosto da Hera che allatta
Horaclo. L'A. chiudo il suo studio importante por la ico-
nografia artistica, mettendo a confronto ingegnosamente
la Madonna lattante di carattere ieratico con quella di un
seguace di Giotto nell'abside della cappella degli Scro-
vogni in Padova, per segnare il passaggio dalla maniera
dei bizantini a quella dogli iniziatori del Rinascimento-

0. Maruti

Apollo Lumini. — La Madonna nell'arte italiana da Dante
Alighieri a Torquato Tasso. Spigolature artistiche.
Città di Castello, Lapi, 1888.

L'A. svolge il suo soggetto più dal punto di vista
letterario, e quando si prova a trattarlo da quello arti-
stico non sembra avere giusta cognizione dello rappre-
sentanze figurative della Vergine, nè dogli autori elio
ne trattarono. Di quelle anteriori a Giotto, non disogna
il carattere ieratico ; per quelle di Giotto si perdo in
considerazioni estetiche molto vaghe ; per lo altro di
tempo posteriore, si confonde del tutto, fino a diro che
in Donatello e in Niccolò Alunno è qualcosa dello spi-
rito del Beato Angelico. Donatello gagliardo e il Fuli-
gnato smorfioso in cho risentono del Beato Angelico ?
La linea del discorso corre quasi senza direzione, ser-
peggia su o giù por lo pagine, fra i voli di lirici, lo
sentenze di critici disparatissimi, e i cumuli di remini-
scenze storiche, politiche, letterarie. A pag. 61, l'A. di-
scorre, sempre invaso da grande entusiasmo, della donna
italiana nelle arti dol disegno, indicandoci conio di Ca"
ferina dei Vegri una tavola casta nel disegno (?!) So in-
tonde citare, come è probabile, quella della R. Pinaco-
teca bolognese, l'A. sappia per sua norma cho quella
tavola ha firma apocrifa. Ma poi cho c'entrano le donne
pittrici con la Madonna nell'arte italiana ? E non c'en-
trano del pari le impressioni provate dall'A. innanzi al
S. Matteo di Michelangelo nell'atrio dell'Accademia di
Belle Arti di Firenze, nò conto altre coso che si ficcano
por entro a questa scolastica esercitazione.

0. Maruti
 
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