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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. XI-XII
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Venturi, Adolfo: La galleria del Campidoglio
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0493

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ADOLFO VENTURI

nalmente, dovrebbe credersi ad una trasformazione radicale nel modo di vedere, di disegnare, di
colorire del pittore. Mai in tutti i quadri certi del Garofolo sarebbe poi riapparsa la forza dell'età
giovanile: qualche Dalila avrebbe dovuta toglierla all'artista. È avvenuto a cerli pittori, nell'età
matura, di perdere la robustezza primitiva, di lasciare quasi con apatia le loro opere affidate alle
mani degli aiuti della bottega; ma ili tanto in tanto il loro spirito si risveglia e ravviva e riscalda
qualche pittorica creazione. Il Garofolo invece, e quando esegui pale d'altare per le più magnifiche
chiese di Ferrara, e quando lavorò per i suoi duchi, si sarebbe sempre attenuto allo stesso sistema,
senza trovare mai un colpo di pennello come nei primi suoi temili. Alla nobile compostezza delle sue
figure egli avrebbe sacrificato la sua potenza d'osservazione, il carattere. Noi non possiamo cre-
derlo. Tornando ai due quadri, al S. Niccolò e al S. Sebastiano, è probabile che essi sieno opera di
un artista ferrarese non conosciuto bene sin qui, uno dei tanti artisti di cui si conoscono i nomi
e non le opere. Chi sa dire ad esempio ove si manifesti Girolamo Grandi, che scrittori contem-
poranei della prima metà del Cinquecento, esaltano come uno dei pivi eccellenti pittori ferraresi?

Il secondo quadro, che abbiamo già citato come del Garofolo, proviene dalla collezione Pio ed è
una Sacra Famiglia (n. 30), in cui si vede la Madonna col divin Figlio, san Giovannino con l'agnello fra
le braccia e sant'Anna: a destra, san Giuseppe che addita un libro a san Gioacchino (Tav. 11,2). Notevole
è il paesaggio luminoso, secondo le forme abituali del Garofolo: case, mura, castella in riva a un
lago, ed altri editici fra piante illuminate, su piani di un verde giallognolo: nel fondo montagne
azzurre, di forma conica, e bianche nella parte in luce, che spiccano sul chiarore crepuscolare
del cielo, sulle nubi a striscio colorate di, rosso all'orizzonte. Il carattere del quadro ha molta
somiglianza nella fattura con la Sacra Famiglia della National Gallery (n. ITO), tanto che si
può ritenerti l'uno e l'altro quadro eseguiti in un tempo prossimo; ed è una delle opere più ge-
niali, più accurate del Garofolo. A tergo della favola, vedesi un'altra composizione, preparata
per essere dipinta, la Presentazione al fempio. Sull'intonaco sono segnali contorni di alcune
figure, alcune teste sono preparate di rosso, e alcuni drappeggiamenti mostrano già la tonalità che
doveva predominare nel dipinto, il giallo dorato, e il verde-rame non ancora smorzato da velature.

Al Garofolo molti altri dipinti sono ascritti, ma la Santa Lucia (n. 67) è una torbida copia
o una mala imitazione di un seguace del maestro, di colore grosso, di ombre nerastre, e con la
caratteristica, che si rivela in altre opere di imitatori consimili, dell'indice grosso e lungo dirit-
tamente steso. Cosi la Madonna e santi (n. 165) è imitazione eseguita assai fardi, stentala, di
contorni angolosi; lo Sposalizio di santa Caterina (n. 60) è mal disegnato e dipinto, con paesaggio
senza gli azzurri monti del Garofolo e le case biancheggianti, ma con case color pietra, su roccie
pietrose. Il monocromato (n. 00) attribuito a Polidoro da Caravaggio e indicato come un archi-
fello, rappresenta probabilmente S. 'Tommaso, e mostra i caratteri dell'arte del Garofolo,
anche nelle pieghe diritte, minute e assai diverse dall'altro monocromato che gli fa riscontro,
rappresentante Meleagro, figura tratta dall'antico (n. 76). La Sacra Famiglia (n. 56) è pure di
un imitatore, stonato nel colorito, con azzurro che prende la vivezza eccessiva del cobalto, col
bel rosso ciliegia del Garofolo tramutato in color tabacco, e con la caratteristica dell'indice ap-
puntato; la Coronazione di santa Caterina (n. 54), è povera di colore ; VAnnunciazione (n. 161)
è fredda e vuota, con ornati di gemme negli abbigliamenti, usati in tempo posteriore al maestro;
la Madonna in gloria e santi nel piano (n. 201), con iscrizioni in onore della Vergine dipinte
nel quadro del secolo xvn. \JAdorazione dei Magi (n. 204) non è della mano del Garofolo, ma
di un pittore avente con lui una stretta affinità. Basti osservare la testa della Madonna di con-
torni angolosi, il colorito caldo ma pesante, la lunghezza enorme delle figure, per essere persuasi
che l'opera non appartiene al maestro. Notisi anche il disegno delle gambe, come di manichino,
con la rotula del ginocchio fortemente accentuata. E probabile che il dipinto appartenga al Fal-
zagalloni, che lavorò col Garofolo, e che si distingue per la grande lunghezza delle figure, ad
esempio nella parte in cui cooperò col maestro nella cappella di S. Francesco a Ferrara. Di un
seguace, meno forti; di colore, è il S. Sebastiano (n. 92), biancastro, con capelli di stoppa, duro
nei contorni delle ligure, con paese freddo, senza luce. La Vergine in gloria- e due santi nel
piano (n. 164) è una delle migliori copie del quadro, di cui a Milano, a Reggio e altrove si veg-
gono esempi. La Madonna- col Bambino e san Giovanni (n. 166): il Presepio (n. 168), e il gran
 
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