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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. XI-XII
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Gnoli, Domenico: Le opere di Mino da Fiesole in Roma, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0507
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460 DOMENICO GNOLI

cose da lui narrate. Che Paolo facesse la statua di S. Paolo, che ora é a capo di Ponte Sant'An-
gelo, perchè provocato e infestato da Mino, il quale giocò prima mille e poi cento ducali, è cosa
come ben osserva il Muntz, da non crederla facilmente ; non si la una statua colossale di marmo
per una sfida. Ma questa storiella è assolutamente smentita dai documenti, dai quali risulta che
Pio II diede a Paolo Romano l'ordinazione di far le statue di S. Pietro e S. Paolo da collocare
sulla scala di S. Pietro. Poi a. questo Mino del Reame il Vasari attribuisce la sepoltura di
Paolo II; ma nella vita di Mino da Fiesole confuta se stesso, o piuttosto il corrispondente romano
che gli aveva mandato tante fandonie, scrivendo : « E sebbene alcuni credono che tal sepol-
tura sia di mano di Mino del Reame... ella è senza dubbio di mano di Mino da Fiesole. Beno
è vero che il detto Mino del Reame vi fece alcune fìgurette nel basamento che si conoscono. »
Ma neppur questo è vero, poiché le fìgurette di cui parla il Vasari sono di Giovanni Dalmata,
di cui il nome è scolpito nella base della Speranza. Da ultimo, dopo averci in una vita narrato
la presunzione e l'audacia di Mino come se l'avesse conosciuto, in un'altra conchiude : « se però
ebbe nome Mino, o non piuttosto, come alcuni affermano, Dino ». Mi pare che ci sia abbastanza
pél' conchiudere noi che il Vasari in tutte queste faccende è stato tratto in inganno, e per essere auto-
rizzati a dubitare, (ino a prova contraria, che uno scultore di nome Mino del Reame non abbia
mai esistito. Ha vissuto bensì, intorno a quel tempo, o alquanto prima, uno scultore Dino nomi-
nato dal Filarete, del quale però non sappiamo se abbia mai lavorato in Roma.

Delle statue di S. Pietro e S. Paolo, ordinate da Pio II a Paolo Romano, per esser collocate
sulla scala della basilica vaticana, egli esegui solo la statua di S. Paolo, e le due basi. ' Morto
Pio II, pare che il successore non si desse pensiero di proseguire le opere incominciate da lui, e
che quindi non fosse confermata a Paolo Taccone l'ordinazione per la statua di S. Pietro : quella
di S. Paolo rimase abbandonata in chiesa, finché non venne in mente a Clemente VII di collocarla
in capo a Ponte S. Angelo. Come poi e quando venissero collocati avanti alla porta di S. Pietro
que'due mostruosi apostoli che sono rimasti là (ino al pontificato di Pio IX, e si trovano ora al-
l'ingresso della sacrestia, non abbiamo documenti per determinarlo, nè mi pare che torni conio
di fabbricar delle ipolesi. Secondo il Vasari, sarebbero opera di Mino del Reame : conviene augu-
rarsi che venga fuori un qualche documento a rivelarci l'autore di quelle statue, e dimostrare
cosi definitivamente se questo Mino sia un personaggio reale, ovvero, come io credo, leggendario. -

Pei documenti pubblicali dal BertOlotti e dal Muntz, che hanno fatto molta luce su Paolo
Romano e le sue opere, noi sappiamo che, oltre la statua di S. Paolo, egli scolpi quella posta da
Sisto IV a S. Andrea presso ponte Molli1, che il Vasari dà a Varrone e Nicola da Firenze, e di
cui il Bottari dice non aversi notizia, mentre sta lì al suo posto, in vista di chiunque passi per
la strada. 3 Lo troviamo poi, nel 14(5:-! occupato, con Isaia da Pisa, a scolpire per Pio II in San
Pietro il tabernacolo o ciborio di S. Andrea. Questo tabernacolo, di cui rimane un disegno nel
noto manoscritto del Grimaldi alla Barberiniana, era composto della statua colossale di S. Andrea,
dentro un'edicola sorretta da quattro colonne, sormontata da un altro tabernacolo, a modo di
lanterna quadrata, in cui si conservava la testa dell'apostolo. Poiché ce ne rimangono tutte le sculture,
é facile distinguere come Paolo e Isaia si fossero diviso il lavoro : Paolo fece la statua di S. Andrea,
figura tozza e senza forma, che oggi si vede all'ingresso della sagrestia vaticana. Essa ha il manto

' Muntz, P. 1, p. 279. 280. .

2 Lo Tschùdi, (1. c. pag. 175) crede ohe le due
statuo sieno opera di Paolo Romano; a me pajono di
artista romano, ma assai inferiore a Paolo. Dal San Paolo
di ponte sant'Angelo a queste, corro un' enorme distanza.
Ho osservato che questo duo statuo sono ricavate da
duo colonne di cipollino ; tutto ciò che esce dalla peri-
feria della colonna, è aggiunto.

3 Simili errori, frequenti nello annotazioni del Va-
sari por quanto riguarda Roma, sono rimasti anche nol-
l'ultirae edizioni. Nodo note alla vita d'Antonio da San-

gallo, p. es., si legge che il palazzo colla loggia costruita
dal Sangallo pel cardinale Del Monto in piazza Navona
« corso pericolo di essere atterrato per la nuova fabbrica
di don Luigi Braschi Oresti, e fu tuttavia conservato
grazie alle disposizioni prese a tal'uopo dall'architetto
Cosimo Morelli ». Invece non c'è più nè palazzo né loggia,
o tutto fu demolito dal Morelli stesso. E si tratta d'una
fabbrica in mezzo a piazza Navona !

La statua di S. Andrea è riprodotta dal Muntz, Bi-
stoire de l'art pendant la Renaissance, p. 97. L'edicola
sorretta da quattro colonne di travertino, è opera recente.
 
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