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Archivio storico dell'arte — 2.1889

DOI issue:
Fasc. XI-XII
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Gnoli, Domenico: Le opere di Mino da Fiesole in Roma, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0508

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LE OPERE DI MINO DA FIESOLE IN ROMA

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di portasatìta, e la durezza del inanno ha obbligato lo scultore ad una larghezza di pieghe che
non era nella sua maniera; ma la sua mano si rivede, nel lavoro del marmo bianco ,* Isaia scolpì
il tabernacolo superiore, 1 che consisteva in due angeli in bassorilievo per ciascun lato, posti in
adorazione avanti alla porticella del tabernacolo, e sopra di essa, la testa di S. Andrea entro un
panno sostenuto da due angeli. Oltre queste tre statue colossali, altre due opere minori ci restano
di lui. Esiste la nota di pagamento per la sepoltura da lui fatta al Cardinale Lodovico Scarampi
(ijg 1465) nella chiesa di S. Lorenzo in Parnaso : oggi in quella chiesa si trova un monumento
eretto a quel Cardinale come attesta l'epigrafe, da Enrico Bruni Arcivescovo di Taranto nel 1505,
quarantanni dopo la sua morte ; ma esaminandolo, è facile riconoscere come il Bruni nel nuovo
monumento abbia rimessa in opera, forse un poco ritoccata, la figura giacente del cardinale scol-
pita da Paolo. Ci resta da ultimo un angelo nel frontone della chiesa di S. Giacomo degli Spa-
gnoli, unica opera che porti la sua Arma. Dalle cose che di lui ci rimangono, risulta chiaro il
carattere della sua arte. 2

Paolo è nella scultura. il discendente de'marmorari romani, il rappresentante d'una scuola
locale che poco o nulla risente l'influenza dell'arte toscana ; una scuola di cui i monuménti, o
piuttòsto i frammenti che ne rimangono, ci attestano la continuità, ma di cui è (inora impossibile,,
per mancanza di notizie e di documenti, di ITacciare la storia.

Le sue figure sono severe, ben piantate e modellale con sicurezza; le teste forti e tranquille;
il corpo alquanto lungo e corte le gambe; le pieghe si prolungano fitte, regolari e uniformi, con
solchi profondi, come nelle statue de' consoli e de' senatori. Fino ad ora non conosciamo di lui
che grandi statue; ma non meno valente ce lo dimostreranno le sue ricche composizioni in basso-
rilievo. Evidentemente egli si è formato sulla scultura romana dell'impero, e studia soprattutto la
correttezza plastica e la solennità monumentale. Il suo scalpello è alquanto grosso, e meglio adatto
a figure da esser vedute a distanza.

Isaia da Pisa, allevato, e forse nato, a Roma, dove il padre lavorava, appartiene anch'egli alla
scuola romana, e abbiamo di lui abbastanza per poter giudicare sicuramente dell'arte sua. La grandis-
sima riputazione di cui godette al suo tempo, come dimostrano le opere affidategli e le lodi sper-
ticate di Porcello Pandone, il quale vuole che uno scultore simile non fosse stato fra gli antichi,

1 II Vasari attribuisco quest'opera a Varrone e Ni-
colò Fiorentini, ma esso ò contraddotto dallo note di
pagamento pubblicato dal Miintz.

2 Sotto lo brutto statue di S. Pietro e S. Paolo, al-
l'ingresso della sacrestia vaticana, ci sono ancora lo basi,
che paro debbano esser quello eseguite da Paolo, di
cui fanno parola i documenti. Sotto la statua di
S. Paolo l'arma è rotta da due angelotti vestiti, di
mediocre fattura, e l'altra arma da due angeletti nudi,
assai brutti. Il Muntz, notando la differenza fra questi
e quelli, suppone che la sfida fra Paolo o Mino del
Reame, che secondo il Vasari, avrebbe avuto luogo
per la statua di S. Paolo, il che è smentito dai docu-
menti, avesse luogo invoco nelle basi delle duo statuo.
Ma veramente è smentito anche questo dai documenti,
dai quali risulta che a Paolo furono pagate le basi delle
duo statue. Probabilmente son lavoro della sua bottega.

D'altri suoi lavori abbiamo notizia da documenti. Una
nota di pagamento ci fa sapere ch'egli dovoa fare, per
ordine di Sisto IV, un altare per la chiesa di S. Agnese;
nella quale perù non c'è nulla di suo. Quell'altare cer-
tamente non fu terminato, anzi forse appena incomin-
ciato. Abbiamo infatti noi suo testamento. Item mandava
restituì S.w domino nostro papae duos lapìdea mar-

moreas propter laborerium sancte Agnetis, ex quo di-
xit habuisse ducatos L. — Anche la statua di Pio II
non fu eseguita, ed egli lasciò al cardinal di Siena
unum lapidem 'marmoris magnum prò statua seu forma
persone condam fe. re Pape pii fìenda. — Per com-
missione di Luca Ricciarduzzi fece una sepoltura, forse
una pietra sepolcrale. Non esiste nelle chiese di Roma
nessuna sepoltura della famiglia Ricciarduzzi. — Verso
il protonotario Cesarmi aveva un credito, occatìone unius
ymagìnis et aliorum laborierorum marmorum — Abbia-
mo un pagamento a titolo mercedis manufacture et
magisterii statue seu ymaginis marmoree per eum facti
prò pulpito benedìctionis, che può riferirsi alla statua
di S. Paolo. Il Vasari gli attribuisco la figura equestre
liei sepolcro di Roberto Malatesta, oggi al museo del
Louvre ; ma il Malatesta, come ha dimostrato il Muntz,
morì dopo Paolo. Lo due teste di fanciulle che donò al
Papa, e per cui ebbe un compenso, dubito che fossero
antiche, e che perciò si debbano escludere dallo opero
suo. A Caterina Mattei lasciò per legato ymagihem mar-
moream oirginis existentem in camera habitatiònis ipsius
testatorìs. — Un pagamento parla in genero di statuo
da lui fatte in basilica S, Petri, o di una tosta del Papa,
Pio II, posta sulla porta nuova del palazzo apostolico.
 
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