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Archivio storico dell'arte — 2.1889

DOI issue:
Fasc. XI-XII
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Gnoli, Domenico: Le opere di Mino da Fiesole in Roma, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0509

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462

DOMENICO G-NOLI

non fosse Ira i presenti e non potesse essere in avvenire, 1 ayea dato una grande idea del suo
valore, e si lamentava che il monumento d'Eugenio IV, trasportato da S. Pietro a S. Salvatore in
Lauro, non potesse 'vedersi perchè chiuso da un muro. Ala disgraziatamente per lui, quel muro è
stato atterrato, e il monumento rimesso in luce ci dà il diritto d'affermare col .Muntz che Isaia
era uno scultore d'infimo grado. 2 II giudizio di papi o di poeti non. può far passare per buoni
quei quattro fagotti, non oso dire statue, che empiono le nicchie dei pilastri, nò la figura giacente
del papa, e neppur la madonna adorata da due angeli. Nessuna conoscenza di forme, nessuna

abilità tecnica: il parallelìismo delle pieghe, comune alla
scuola romana, tocca ne' suoi lavori un grado e una goffàg-
gine singolare. Passiamo a sant'Agostino, e vi troviamo la
figura di santa Monica giacente sull' urna che ha forma di
sarcofago: 11 brutta anche quella. Il monumento della santa
fu disfatto nel secolo scorso, (1760); ma nell'andito della porla
minor*» della chiesa verso l'Apollinare, si vedono murate agli
angoli- quattro statuette di santi Padri sporgenti da nicchie
poco profonde; quattro fantocci fratelli carnali di quelli di
Eugenio IV, e che non dubito dovessero far parte del monu-
mento di santa Monica. Scendiamo nelle Grotte Valicane, e
negli avanzi dell'edicola superiore del tabernacolo di sant'An-
drea ritroviamo la mano dello stesso infelice scultore.

Paolo e Isaia, che l'orse avevano fatto compagnia insieme,
come usavano non di rado gli artisti, tenevano allora il campo
nella scultura in Roma. Tornati da Napoli, dove avevano la-
vorato all'arco di Gastelnuovo, li troviamo in Roma associati
a far palle di pietra per le artiglierie, poi al tabernacolo di
sant'Andrea, e al pulpito della benedizione; ma in quest'opera
non più soli, essendo stati chiamati a collaborarvi Mino da
Fiesole e Pagno da Settignano. Il disegno del pulitilo era
probabilmente di Paolo, il quale vi aveva la parte princi-
pale, e fu mandato dal papa a Carrara a prendervi i marmi.
E da credere che i due scultori non vedessero di buon
occhio i fiorentini che venivano ad assidersi alla loro mensa,
e che specialmente Paolo non fosse troppo soddisfatto della
vicinanza dello scultore di Fiesole, che mei leva a pericolo
il suo primato. Il dissidio fra essi doveva nascere non solo
da gelosia di mestiere, ma anche da un diverso concetto
dell'arte, dall'incontrarsi e urtarsi di due scuole diverse negli
intendimenti e nei mezzi. Da una parte un'arte rigida nella
IL SAX PAOLO DI PAOLO ROMANO sua solennità scultoria, dalle forme ben modellate, dalle [tose
(sui Pontn Sant'Angelo in Roma) gravi, corretta, sdegnosa di delicature e di vezzi fino alla

rozzezza ; dall'altra la mobilità, la vita, l'espressione fino alla
smorfia, lo studio dell'effetto pittorico, la ricerca della novità,
la minuzia degli accessori, la civetteria dell'oro, tutte le carezze, tutti i lenocini dell'arte. Era
la lotta dell' austera e ruvida madre di famiglia coli' etèra ingiqjellata e sfavillante di vezzi.
Paolo sapeva assai meglio del suo rivale comporre una figura, modellarne le estremità, atteg-

1 II Porcello enumera lo seguenti opero d'Isaia: Il
monumento d'Eugenio VI, l'arco di Castelnuovo a Na-
poli, due piccole statue equestri <li Nerone e Poppoa,
la Vergine col bambino e angeli: a cui sono da ag-
giungere la collaborazione al tabernacolo di sant'Andrea,
e al pulpito di Pio II.

3 II monumento è riprodotto nell'opera del Muntz
Histoire de l'art pendoni la Renaissance, p. 85.

3 II Muntz od altri affermano non esister più nulla
del monumento; ma il sarcofago colla figura della santa
si trova tuttora nella cappella del Sacramento.
 
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