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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. XI-XII
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Gnoli, Domenico: Le opere di Mino da Fiesole in Roma, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0514

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LE OPERE DT MINO DA FIESOLE IN ROMA

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del monumento di Paolo II, che noi sappiamo essere appunto Mino da Fiesole. E questa suppo-
sizione è avvalorata da una testimonianza che ci resta di tale rivalità. Dentro il frontone della
porta principale della chiesa di san Giacomo degli Spagnoli a piazza Navona, è uno stemma raso
e scalpellato sostenuto da due angeli di fattura affatto diversa. Sotto ad uno di questi si legge,
Opus Pauli, e sotto all'altro, Opus Mini. E evidente una rivalità, una sfida fra i due artisti, che
lottano dentro il breve triangolo d'un frontone, probabile origine del racconto del Vasari. 1 L'an-
gelo di Mino, pieno di movimento, delicato, gentile con pieghe leggere come di lino sottilissimo,
è in tutto simile ad altri suoi angeli che appresso vedremo; quello di Paolo è alquanto tozzo, e
più grosso e maschile. Nelle pieghe egli ha fatto evidentemente l'ultimo sforzo per essere aggra-
ziato; ma esse sono stilizzate sugli antichi modelli, e lo svolazzo della veste è quello delle vittorie
negli archi di trionfo. La vittoria rimane a Mino; ma non era quello il campo dove Paolo potesse
gareggiare con lui.

In questa rivalità è probabilmente da ricercar la ragione per cui nei pagamenti pel pulpito
di Pio II il nome di Mino non figura più dopo il luglio 14G3, mentre Paolo e Isaia seguitano a
lavorarvi fino alla morte del papa, che seguì nell'agosto del 1464; e con questo fatto potrebbe
aver relazione il trovarsi un degli apostoli parte scolpito da Mino, parte da altri. Certo è ad
ogni modo che Mino abbandonò il lavoro del pulpito mentre il papa era ancora vivo; poiché
a' dì 28 luglio dello stesso anno lo troviamo a Firenze, dove si fece matricolare all'arte dei
maestri di pietra e di legname. Nella lotta con Mino è probabile che la vittoria restasse a Paolo
Romano, che troviamo, anche dopo la morte di Pio II, nelle grazie del cardinal Piccolomini: in-
fatti egli doveva fare per lui una gran statua di marmo rappresentante Pio II, e il cardinale fu
da lui nominato nel testamento fra gli esecutori testamentari.

Mino si trattenne a Firenze parecchi anni, e non lo troviamo di nuovo a Roma se non dopo
la morte di Paolo Romano, avvenuta nel 1470.

Domenico Gnoli

1 Credo che la data del frontone sia il 1463, quando
Paolo o Mino lavoravano insieme al pulpito di Pio ii.
Non può corto appartenere alla posteriore venuta in
Roma di Mino, poiché allora Paolo era già morto.
Noto che la porta col frontone stava all'ingresso di

S. Giacomo incontro all' Università, e solo da pochi
anni è stata trasportata sulla piazza Navona.

Lo Tschudi (1. c. p. 175 in nota) aveva già sospet-
tato la lotta fra Paolo e Mino da Fiesole.
 
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