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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. XI-XII
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Recensioni e cenni bibliografici
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0533

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486

RECENSIONI E CENNI BIBLIOGRAFICI

RECENSIONI E CENNI BIBLIOGRAFICI

M. BoRGATTr, Castel Sant'Angelo in Roma. Storia o de-
scrizione. — Roma, Tip. Voghera, 1890.

L'A. ha investigato i segreti degli androni, dei pozzi,
degli ossari di Castel Sant'Angolo, ne ha studiato il
susseguirsi delle costruzioni, e ha potuto dirci con pro-
fonda erudizione di quel sepolcro di imperatori romani,
poi abitazione di Marozia; fortezza di Alessandro VI,
di Pio IV, di Urbano Vili; rifugio di Clemente VII; J
reggia di Giulio II, di Leone X, di Paolo III; prigione |
di Stato fino a Pio IX; caserma al tempo della repub-
blica francese ed al nostro.

La mole costruita da Adriano, e collegata a Roma
per mezzo del ponte Elio, che accolse le ceneri di Adriano,
della moglie e dei figli di Antonino, di Lucio Vero e
finalmente degli imperatori Pertinace e Settimio Severo,
fu devastata e derubata al tempo delle irruzioni barba-
riche. II basamento rivestito di marmo pario, con paraste ,
agli angoli a bassorilievo, coronato da un cornicione or-
nato di festoni e bucrani ad alto rilievo, fu atterrato e
guasto quando il sepolcro divenne il castello medioevale.
I cancelli coi pavoni di bronzo, le statue, le quadriglie
di bronzo disparvero, le celle sepolcrali e le relative
iscrizioni furono tagliate; e solo ancora rimane il vesti-
bolo d'ingresso al monumento, la rampa elicoidale che
mette al piano della tomba d'Adriano, e la camera se-
polcra'e. Aureliano imperatore recinse e fortificò di mura
la mole Adriana; Vitige, re dei Goti, nell'anno 537 la
assediò, e Romani e Greci si difesero scagliando fran-
tumi delle statuo sugli assedianti; Totila rinnovò l'as-
sedio nel 548, e divenuto padrone della mole, la difese
contro Narsete, che ne prese poscia possesso in nome
di Giustiniano. Scoppiata nel 590 una fiera pestilenza
in Roma, apparve, secondo la leggenda, al popolo in
processione giunto innanzi il ponte Elio, sulla mole di
Adriano, un angelo che rimetteva nel fodero una spada
sanguinante; e allora, vuoisi che sulla cima del monu-
mento fosse edificata la chiesa in onore dell'Arcangelo
detta Sancii Angeli intcrcoelos o Sancti Angeli usque ad
coelos od ihièr nubes. Per difendere i sepolcri del prin-
cipe degli Apostoli dai Saraceni, Leone IV costruì le
mura Leonine, nel cui lato corto fu praticata una por-
ticina detta di S. Angelo, in corrispondenza all'incrocio
delle due strade che anche attualmente conducono a

S. Pietro. E nel castello l'inonorata Marozia abitò, in-
trigò, fu chiusa in carcere; e i Crescenzi da quel forte,
che fu anche chiamato Torre di Crescenzio, predomi-
narono su Roma. Una delle più antiche rappresentazioni
del castello si ha in una bolla dell'imperatore Ludovico
il Bavaro, ove dal masso rotondo dell'antico sepolcro, più
volte diroccato e ricostrutto o rabberciato, si elevava
una specie di torre, la torre di vedetta dei castelli me-
dioevali, costrutta attorno alla base del gruppo di coro-
namento. L'ultima rovina della tomba d'Adriano, che
malgrado gli assalti sofferti aveva sempre conservato
gran parte del rivestimento esterno di marmo, avvenne
quando Alberico da Barbiano, capitano della compagnia
di S. Giorgio, prese il castello; e i Romani, a sfogo,
tentarono distruggerlo. I suoi marmi preziosi servirono
poi a lastricare le piazze di Roma, come racconta Teo-
doro di Niem. Bonifacio IX lo fece restaurare da Ni-
cola d'Arezzo scultore; e dal tempo di Innocenzo VII a
quello della repubblica francese rimase quasi senz.i in-
terruzione in potere dei papi. Nel Quattrocento furono
apportate varie modificazioni al castello; e una ricostru-
zione ideale di esso ci appare nelle porte di bronzo del
Filarete che adornano la porta maggiore di S. Pietro,
non eseguite come crede l'A. nel 1431, ma sì nel 1448,
e non da Simone Filarete, ma da Antonio Filarete detto
l'Averulino, e non con disogno del Pollaiuolo che più
tardi fiori.

L'A., esposti i fatti storici avvenuti intorno alla mole
Adriana nel medio evo, studia con diligenza le antiche
rappresentazioni di Castel Sant'Angelo, e alla sua ras-
segna aggiungeremo la rappresentazione che si vedo
nel fondo del dipinto di Spinello Aretino nel S. Fran-
cesco d'Arezzo e in quello del Mantogna, a Mantova,
nella Camera degli Sposi.

Alessandro VI fu uno dei principali restauratori del
castello; e da quel papa in poi, assicurato come luogo
di difesa, il Rinascimento concorse ad abbellire quella
rocca dei papi. Il Pinturicchio dipinse* in un torrione
storie di Alessandro, de' suoi parenti, in particolare di
Cosare Borgia; sotto Giulio II, Antonio da Sangallo ter-
minò le opere dell'ingresso; poi, al tempo di Leone X,
sotto il torrione dei Borgia, si rappresentarono i Sup-
positi dell'Ariosto, nel teatro dipinto da Raffaello da
Urbino; al tempo di Clemente VII e di Paolo III se-
 
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