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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. I
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Venturi, Adolfo: La scultura Emiliana nel Rinascimento
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0017
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LA SCULTURA EMILIANA NEL RINASCIMENTO

Donatello si presentò li 10 di marzo in Comune; e il cancelliere nota che M. Donatellus de
florentia taiapreta si offrì di far la statua di Borso d'Este, dorata a mordente, grande per modo
che all'occhio dello spettatore avesse ad apparire al naturale, e nell'abbigliamento e nella posa
conforme ai desiderii del principe stesso. Fu convenuto il termine di un anno per l'esecuzione
dell'opera; il prezzo in fiorini dugento.

Già alli 12 di marzo Donatello riscuoteva 10 fiorini in acconto, e poscia intraprendeva
un'escursione sulle montagne modenesi, insieme con quattro compagni, e con certo Malerba
a guida, per ricercare macigni pel basamento della statua onoraria. Il primo di aprile era
di nuovo a Modena, ma presto ripartì per Padova, forse lasciando promessa di far ritorno
fra breve. Nel 1452, benché si fosse deliberato di sborsargli ogni mese 25 ducati d'oro, sino
all'intero pagamento; benché certo Bartolomeo Stefanini (inviato allo scultore da Gherardino Molza)
di ritorno da Padova, annunciasse, al primo di marzo 1458, che Donatello sarebbe venuto subito
a far la statua, le trattative caddero senza che ne sia nota la ragione. Forse i Modenesi intiepiditi
per le imposizioni a cui Borso ricorse, per trattar degnamente Federico III recatosi a Ferrara e
per pagar censi alla imperiale o alla papal Camera, lasciarono in disparte il loro proposito; forse
Donatello, combinatosi con gli eredi del Gattamelata, per eseguire il monumento decretato dalla
serenissima Repubblica, non pensò più al monumento modenese. Fatto è che il divo Borso, venuto
in gran pompa a visitar Modena, ebbe graditi doni di forme di cacio e di quartali di vin trebbiano,
ma non trovò la statua.1

L'ideale della bellezza, a Modena, per la scarsità di esempi e di modelli, non era dunque
ancora determinato; e l'artista modenese non ispirato dall'antichità e non ricevendo che deboli
impulsi esteriori, doveva svolgere quasi liberamente le sue facoltà : cercare l'individuo, non il
tipo; il costume, non la piega; amare la verità più dell'ideale, l'irregolarità più della simmetria,
il movimento più della quiete. Guido Mazzoni incarnò queste tendenze, e seppe meglio d'ogni
altro specchiare nell'arte le qualità singolari caratteristiche della città sua, e renderci l'espressione
genuina e sincera del sentimento popolare.

La famiglia Mazzoni era oriunda da Montecuccolo, castello delle montagne modenesi. Colà
abitava fin dal principio del secolo xv certo Guido Mazzoni, il cui figlio Paganino, capitano
estense della rocca di Toano, fu ascritto alia cittadinanza modenese nel 1432, ed eletto dal Co-
mune professore di grammatica nell'anno seguente.2 Un altro suo figlio, Antonio, che fu padre
del plastico Guido Mazzoni, fu ascritto più tardi alla cittadinanza modenese, cioè alli 5 giugno
1442.3 Chi aveva conosciuto la prima famiglia dei Mazzoni, quella di Paganino, chiamò de' Paga-
nini anche la sopravvenuta famiglia di Antonio per quel vezzo popolare di contrassegnare i membri
di una famiglia col nome del più noto di essa, vezzo consueto in quel tempo in cui non era an-
cora generale e divulgato l'uso dei cognomi. Ecco perchè il plastico Guido Mazzoni fu sopranno-
minato de' Paganini, e anche distinto col solo nome di Paganino. Iacopino Lancilotto lo chiamò
Gui di Mazon dito di Paganin ; nel diploma della sua elezione a cavaliere datogli da Carlo Vili,
fu chiamato de1 Paganini', in un'iscrizione d'una sua opera a Parigi, leggevasi: Opus Paganini
Mutinensis; nel suo testamento delli 9 luglio 1518, è chiamato: Guido fìlius olim Domini An-
tonii de Mazonibus alias de Paganinis ; nella lapide sepolcrale: Guidonis Paganini alias de
Mazonibus.

Guido Mazzoni cominciò l'avventurosa sua vita di artista facendo maschere, che erano a quanto

1 Archivio Comunale di Modena. Copia degli atti
della Comunità, 1412-1455. Trovansi notizie delle trat-
tative fatte dalla Comunità modenese con Donatello
sotto le date 16 e 18 ottobre, 5 novembre 1450 ; 3 ago-
sto 1452; 16 gennaio e 1 marzo 1453.

2 V. Malmusi, Galvani e Valdrighi, Le opere di

Guido Mazzoni e di Antonio Degarelli e le pitture ecc.,
Modena, 1823.

3 II decreto di cittadinanza di Antonio Mazzoni tro-
vasi fra gli atti del Comune di Modena. Eccolo:

« Die V. Iunij (1442).

« Anthonius Mazoni frater magistri paganini compa-
rili! et petit se creari ci vem mutinensem.

« Creatum est.

« Estimatimi esse L. 6 ».
 
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