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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. I
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Venturi, Adolfo: La scultura Emiliana nel Rinascimento
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0019
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della lana, una pantomima molto in uso nei secoli xv e xvi, cioè le forze ' d'Ercole, l'apoteosi
del genio benefico, intrepido riparatore di torti. 1 Yidesi l'eroe combattere col leone Nemeo e con-
tro l'idra di Lernà ; raggiungere al corso la cerva co' piedi di bronzo e con le corna d'oro ; vi-
desi girare per la piazza il carro a forma di nave (che non mancava mai nelle feste, tolto a pre-
stito dalle antiche cerimonie in onore di Iside), e sulla nave Ercole che piantava le "colonne nel
mare.

Le feste che il Mazzoni doveva dirigere più di frequente erano le religiose, le rappresenta-
zioni di quei drammi conosciuti sotto il nome di Misteri, che eseguivansi nelle piazze, negli
atrii dei conventi o nelle absidi delle chiese. Sino dall'anno in cui il vecchio eremita Raniero Fa-
sani apparve a Perugia, e fece rintronare la sua voce fra le discordie delle fazioni e delle plebi,
i Modenesi corsero a turbe le vie col flagello, e a migliaia si riversarono sopra Reggio e Parma.
Lo spirito di penitenza non si estinse con l'uso della flagellazione; e le persone si raccolsero in
gruppi, fondarono confraternite o compagnie, le quali introdussero l'uso delle sacre rappresenta-
zioni: uso che durò sin dopo la metà del secolo xvi. 2

A Modena era frequente la rappresentazione del mistero di san Geminiano, dapprima ispirato
forse ai bassorilievi d'una porta della cattedrale. In piazza, innanzi alla facciata del duomo, eri-
gevansi due piani o tribune, divisi in tanti compartimenti per mezzo di tappezzerie ; nel secondo
piano, vedevasi san Geminiano orante in un bosco, e nel primo piano, il demonio in atto di afferrare
la figlia dell'imperatore Gioviniano, e poi l'imperatore stesso che mostrava la figlia spiritata ai
ministri. In seguito vedevasi san Geminiano che aderiva all'invilo degli ambasciatori dell'impera-"
tore, e montato su di una nave, aggirarsi su di essa per la piazza, discendere innanzi alle stanze
imperiali a scacciare lo spirito maligno dal corpo della fanciulla. Finiva il tutto con un ballo alla
moresca, il quale, come dice il Burckhardt, non era che la danza pirrica dell'antichità trasfor-
mata nelle Spagne.

Altri misteri, ma conformi in gran parte a quelli d'altre città italiane, venivano rappresentati a
Modena; ma quello che più di frequente aveva luogo, e principalmente per opera della Compa-
gnia di san Pietro Martire, era quello della Passione. La schiera dei sacri attori, innanzi al Cristo,
che versava sangue dalle aperte piaghe, batteva palma a palma, in quel modo stesso con cui si
usava un tempo significare il dolore nelle case dei defunti.

Il Mazzoni, che doveva adattare le maschere agli attori del dramma, riuscì poi potentemente
a raffigurare con la creta gli attori medesimi. Alcuni di essi lasciano intravvedere il mascheralo :
l'abitudine ch'ei doveva avere di far larga la bocca alle maschere, perchè gli attori del dramma
potessero cantare le laudi o i cori, è abitudine ch'ei non abbandona del lutto nelle figure delle
sue Deposizioni ; e la smorfia della maschera talora scontorce il volto di qualcuna delle Marie, che
si dispera sulla salma del Cristo. Dall'intagliare le faccio in rilievo, per le stampe di gesso delle
maschere, il Mazzoni passò a modellare figure intere; e così dal mascheraio sorse per impulso
naturale e quasi istintivo il plastico.

L'arte delle terrecotte, nelle quali il Mazzoni divenne maestro, aveva tradizioni e cultori in
Modena. In antico, i vasi fittili quivi fabbricati, simili ai vasi aretini, erano portati anche in lon-
tane regioni, e meritarono che Plinio paragonasse Modena alla greca Traile.3 Risorta dall'ignavia
medioevale, i torni girarono di nuovo e le paste ceramiche tornarono a colar nelle stampe: i boc-
colari modenesi adornarono gli edifici di Modena e Ferrara di cornici eleganti e di fregi; Giovanni

1 Cronaca di Iacopino Lancilotto : « E a hore 19
in quelo dì (9 giugno 1476) si comenzò una festa
d' Erchule bela e degna in piaza con la nave e le co-
lonne le quale si piantano per man d'Erchule in el
mare e corno con questo lo leone e la serpa e la
eerbara e altri zogi beli e degni denance dal ducila
e da madama e fela fare l'arte de la lana e fela Gui
di Mazon dito di Paganin da Modena. »

2 Tiraboschi, Notizie della Confraternita di S. Pie-

tro Martire in Modena. Modena, 1879.

3 Scrisse Plinio : « Habent et Tralles opera sua, Mvi-
tina in Italia : quoniam et sic gentes nobilitantur. Haec
quoque per maria terrasque ultro citroque portantur,
iusignibus rotae officinis » (XXXV, 12). Anche Livio lascia
credere che Modena avesse officine di vasi, benché di
lavoro non molto elegante, fin dall'anno di Roma 577,
quando fu presa dai Liguri: « Vasa omnis generis,
usui magis, quam ornamento in speciem, facta »
(XLI, 18).
 
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