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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. I
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Venturi, Adolfo: La scultura Emiliana nel Rinascimento
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0020

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ADOLFO VENTURI

Tommaso da Monchio modenese nel 1453 si esercitava in Parma nell'arte figulinaria; Galeotto
Pavesi o Panesi nel 1403 andò a Parma per eseguire un'ancona con diverse figure di santi, e vi
applicò l'invetriatura; 1 Ludovico Corradini nel 1471 a Ferrara faceva quadretti di maiolica a varii
colori, con intrecci di vitalbe, pei pavimenti del palazzo di Schifanoia. 2 Tornarono in onore i vasi fittili
modenesi, e come Plinio al tempo antico, così Urceo Codro, maestro di Copernico, ne vantava la
bella forma, e inviandone alcuni in dono a Luca Ripa, li accompagnava con un epigramma, che
cosi suona:

Non sumus externis manibus fabricata, noe ullis
Ex hoc externis arte minora sumus.

Nos Mutina, herculeo felix dum recta ducatu,

Effinxit manibus materieque sua.

Et, si do proprio laus non vilesceret ore,

Dixerimus, nobis praemia prima dari.

Ma il tempo mise i bei vasi in frantumi, le cornici e i fregi caddero in gran parte sotto le
leggi inesorabili del tempo e degli edili, e solo del secolo xv sopravvivono intere le figure del
Mazzoni.

Il suo maestro forse fu quel Galeotto Pavesi, modenese, che, come si è detto, aveva finito nel 1463
figure di terra cotta in una cappella del duomo di Parma, e che doveva aver levata gran fama
di sè per essere invitato colà dal canonico Oddi. A quel tempo il Mazzoni era giovanetto, e perciò
non sembrerebbe inverosimile che l'artista fiorente avesse diretta la stecca del giovane: e quest'in-
duzione acquista anche maggiori probabilità, qualora si pensi che il Mazzoni lavorò presso Parma,
nel tempo medesimo in cui Galeotto Pavesi si trovava colà. Ma lasciando a parte quest'induzione
per trattenerci sui dati positivi che si raccolgono direttamente dalle opere del Mazzoni, dobbiamo
considerare che l'artista non si mostra estraneo dall'influsso padovano, che si esercitava sull'arte
ferrarese e sulle scuole da essa dipendenti, sulla modenese fra le altre: e, in parlicolar modo si
distingue il carattere padovano ne' partiti delle pieghe accartocciate. Nella pittura modenese quel-
l'influsso è evidente nelle pitture degli Erri e del Bonascia, ed è naturale che si sentisse anche
nella scultura. E tanto più che da Ferrara con l'arte di Domenico Paris, erede della bottega del
fiorentino Baroncelli, si diffusero le forme di quella scuola, e a Modena i Lendinaresi, a Ferrara
educati, quelle forme importarono.

Il monumento che per primo si ascrive al Mazzoni vedesi non lungi da Busseto, presso Parma,
nella chiesa dei Minori Osservanti, detta di S. Francesco. Quella chiesa era stata fabbricata dal
signore di quella terra, Pallavicino Pallavicini, personaggio d'alta importanza alla corte degli Sforza.
Nel 1475 la chiesa era finita, e fu donata da lui ai Minori Osservanti: ed è probabile che a quel
tempo fossero già eseguiti per quella chiesa dal Mazzoni, e il Presepio del quale più non resta
che una testa caratteristica di vecchio (tav. 2) presso il conte Ludovico Gesis di Modena, e le figure
della Deposizione, che oggi vedonsi ancora al loro luogo, benché malamente restaurate. 3 Tanto la
composizione quanto l'attitudine di quelle figure non è dissimile dalle altre conservate nella chiesa
di S. Giovanni della Buona Morte in Modena, e su queste perciò ci tratterremo di preferenza.

1 Neil'Enciclopedia dello Zani sta scritto (XIV, 337) :
« Nota che a dì primo de augusto anno 1463 feo as-
settare denanze alo altare de la Capella de Sancta
Agata de la Gesia Mazore de Parma una Anchona fatta
de terra cotta in vidriata con diverse figure di più
Santi, per la qua1 e promise a Maestro Galiotto Bo-
calero di panexi nixi (?) da Modana, el quale al

presente habita in la vicinanza di San in capite

pontis. » Da due rogiti veduti dal cav. Scarabelli, si
apprende che il Panesi continuava a dimorare in Parma

negli anni 1470 e 1479. Cfr. Campòri, Notizie sulle
maioliche. Pesaro, 1879.

2 Cam pori, op. cit.

3 Al Begarelli venivano attribuite le figure in terra
cotta della chiesa dei Minori Osservanti di Busseto,
e anche in una iscrizione latina posta sopra la porta
maggiore della chiesa nel 1847 si ricorda il nome di
quel plastico (V. il giornale 11 Vendemmiatole, anno
secondo, n. 3). Pietro Vitali da Parma nell'opera Le
pitture di Busseto corresse l'errore.
 
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