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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. I
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Venturi, Adolfo: La scultura Emiliana nel Rinascimento
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0025
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LA SCULTURA EMILIANA NEL RINASCIMENTO

l'osso applicato a dipingere, mentre a Modena v'erano pittori insigni, come il Bonascia, il Bianchi
od altri tenuti in grande onore al loro tempo. Il Mazzoni, ch'era dotato di molteplici attitudini,
come gli uomini del suo secolo, non dovette tardare ad apprendere la pittura, allora necessario
complemento della scultura. Oggi non la teniamo più per tale, assuefatti come siamo alla crudezza
del bianco e alla gamma dei grigi; e non sentiamo più, come ai bei tempi dell'arte, i toni sem-
plici e franchi, i giuochi di luce, l'armonia e le iridiscenze del colore. L'artista 11011 sdegnava al-
lora la policromia, che gli serviva a rendere locale la scultura, e a metterla all'unisono con la
fantastica e variopinta decorazione dell'epoca. L'artista cercava il voto popolare ; e il popolo 11011
poteva amare che tutto ciò che comprendeva bene, e che non lo forzava ad astrazioni : ed ecco
perchè l'arte del Mazzoni aveva necessità del colore, non solo per convenienze ottiche, non solo
per temperare con le tinte certi tratti 1111 po' crudi della modellatura, ma per ottenere la vita e
produrre effetti ingannevoli all'occhio, la commozione e l'entusiasmo negli animi. Oggi quelle
figure del Mazzoni, mutato luogo, non hanno più la loro degna cornice : messe in una stretta nic-
chia, 11011 sembrano più moversi liberamente ; e i colori, che prima lasciavano apparire le più
piccole asperità, i contorni, la modellatura, oggi velano sotto il loro grasso ogni cosa.

Non era certo quello lo stato della Deposizione, quando il vescovo di Modena, Nicolò San-
donnini di Lucca e il cardinal veneziano Battista Zeno accordarono indulgenza a quel sepolcro
che attirava i cuori a divozione; quando i Conservatori del Comune ottennero al valente artista
dal duca Ercole I d'Este la esenzione dai dazi e dalle gabelle, tanto per lui quanto per la sua fa-
miglia attentis virtutibus quìbus ipse Guido illustratur et nedum ip.se sed et tota civitas vestra
Mutine etiam decoratur prout D. V. notum est '.

Dalla lettera dei Consevatori apprendiamo che 11011 solo meravigliose, ma diverse e in Modena
e fuori, erano le opere di Guido: nedum aliorum relatu sed ex variis et mirificis operìbus ejusdem
Guidonis manufactis ingenti sui prestantiam propriis oculis nostris inspexerimus. Probabilmente
oltre alle opere di Busseto e alla Deposizione di Modena, volevasi accennare all'altra Pietà della chiesa
della Rosa in Ferrara. Gli storici intorno a questo monumento furono sempre in gran contrasto
di pareri. Tommasino Lancilotto lasciò scritto nella sua cronaca che « Guido in Ferrara nella
chiesa., fe 1111 bello sepolcro ». Il Tiraboschi suppose che fosse quello di S. Maria della Rosa, men-
tre il Baruffaldi, Cesare Barotti, Cesare Cittadella l'attribuirono a Pietro Lombardo. Il Cicognara
suppose che fosse opera giovanile di Alfonso Lombardi, e il Burckhardt la ritiene opera giovanile
del Mazzoni. E sono tanti difatti i riscontri tra la Pietà di Ferrara e quella di Busseto e Modena
che conviene ritenerla per opera del nostro artista.

Dopo il 1180, il Mazzoni mise mano certamente all'altare della nobile famiglia Porrmi, da
collocarsi nella Osservanza fuori porta Bologna: ed è quello stesso conosciuto volgarmente
sotto il nome del Presepio del Mazzoni, che. nel 1574 fu collocato nella chiesa dei frati zoccolanti
di S. Margherita.2 Soppressa quella chiesa, fu portato nell'altra suburbana dei SS. Faustino e Gio-
vila, e infine nella cripta del duomo, ove ancora si vede. 's

I Porrmi nei primi decenni della metà del secolo xv, esercitavano ancora nel borgo di Cit-

1 Arch. di Stato in Modena. Hercules 1 Decretorum
Archetypa, 1473 al 1482, a c. 70. « Decretimi Exemptionis
Guidonis Mazoni Mutinensis, 1481, 8 mensis òctobris. »

~ Nell'archivio della famiglia Lovizzani in Modena,
ora appartenente ai Cugini, trovasi nella filza « Mi-
scellanea di Pergamene, Inventarli e Rogiti ecc. »,
una nota delle scritture trovate al cav. Ottavio Porrini
(1040), e in essa è indicata « la concessione fatta dalli
Irati di Santa Margherita al Sig. Ottavio Porrini di
fabbricare una cappella nella loro chiesa, rogato in. Ni-
colò Villanova l'anno 1574, il di 5 Maggio. » — Nel-
1 Archivio di Stato in Modena, nel libro 15 de' registri
dell'Inquisizione, trovasi l'interrogatorio fatto a Fran-

cesco Ghisone alias Tavanus, il quale era stato posto
nelle carceri dell'Inquisizione per ordine del cardinale
Savelli (anno 1579). Interrogato, rispose: « ho udito
di quella madonna di pietra cotta quale ò in S. Mar-
gherita dove è quella massara che si dice Suora Pa-
pilla. M. Antonio Amedeo mio lavorante mi disse
che era stato a vedere quelle immagini et le lauda-
rono molto, et io le dissi che altre volte erano nella
osservanza fuor della porta de Bologna et che sta-
vano meglio là che in quel luogo. »

3 V. l'articolo Cose patrie di Mario \ africhi e
del conte Francesco Ferrari Moreni nel giornale
modenese 1/ Messaggiere del li 7 Giugno 1851.
 
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