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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. I
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Rossi, Umberto: La Collezione Carrand nel Museo Nazionale di Firenze
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0036

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LA COLLEZIONE CARE AND

NEL MUSEO- NAZIONALE DI FIRENZE

(Continuazione e fine)

ronzi. — La raccolta dei bronzi è una delle più importanti per numero
e per scelta di pezzi e viene a colmare una vera lacuna nel Museo
Nazionale, inquantochè, sebbene questo sia in possesso di una copio-
sissima collezione di sculture in bronzo, non vi erano finora che assai
scarsamente rappresentati gli artisti dell'Alta Italia, e specialmente
quelli che fiorirono a Padova e a Venezia all'epoca del Rinascimento.
Il signor Garrand che aveva un particolare attaccamento per l'arte
industriale, cercò di raccogliere di preferenza i bei lavori in bronzo
che formano tuttora la gloria di Andrea Riccio e dei molti suoi sco-
lari e cooperatori, e seppe mettere insieme una serie cospicua di vasi,
di candelieri, di calamai, di campanelli, di statuette, tutti lavorati con gusto squisito e improntati
con grande maestria. Anche per le altre scuole italiane, del pari che per l'arte medievale, vi sono
pezzi di egregio valore, nò mancano saggi delle scuole germaniche, e bronzi damaschinati di pro-
venienza orientale.

Fra i primi in data è da notarsi un piccolo candeliere di bronzo, fuso a cera perduta e ri-
toccato col bulino; rappresenta un uomo nudo a cavalcioni di un drago in atto di mettergli una
mano nelle fauci; dal dorso del mostro nasce una pianta a fogliami che termina in un fiore cam-
panulato, su cui si metteva la candela. Questo curioso bronzo fu pubblicato dal Labarte 1 e dal
padre Martin 2, il quale in una sua dotta dissertazione stabilì che il gruppo dell'uomo e del
drago rappresenta Tyr, uno dei compagni di Odino, e il mostro Fenris, secondo una leg-
genda della mitologia scandinava, che durava ancora nel medio evo. Della stessa epoca è un
altro candeliere in forma di drago, dalla cui coda arrovesciata sorgeva l'asta col boccinolo; e un
terzo, di lavoro un po' più rozzo, raffigura un leone sormontato da un uomo, che regge, come il
primo, un fiore a campanula. Secondo il Labarte, questi bronzi sono lavoro dell'arte tedesca nel
secolo dodicesimo ed è notevole in essi l'influenza bizantina che dominò in Germania appunto in
quel periodo.

Forse è da riferirsi alla stessa epoca un piccolo bove, tutto coperto di ornamenti incisi, di
gusto orientale; è piuttosto mal conservato ed ha perduto le corna e la coda, nè si può compren-
dere precisamente a qual uso fosse destinato.

Un altro oggetto assai interessante è un seccliiolino da acqua santa intorno a cui sono espresse

1 Labarte, Histoire des arls industriels. I, 177.

Mèlanges d'archeologie, I, tav. XIV
 
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