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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. I
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Rossi, Umberto: La Collezione Carrand nel Museo Nazionale di Firenze
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0039

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LA COLLEZIONE G ARRA NI) NEL MUSEO NAZIONALE DI FIRENZE

un torso di sirena col capo coronato da una bizzarra acconciatura e che finisce inferiormente in
un grottesco mascherone di fauno, dalla cui bocca aperta sporge la lingua a sostenere il lucignolo.

Un bel calamaio a base triangolare sostenuta da zampe di leone, reca un'umetta per l'in-
chiostro e una fine statuetta di satiro che regge sul capo un paniere di frutta. Due altri piccoli
calamai sono pure foggiati a triangolo e adorni di arabeschi ; un altro della stessa forma sostenuto
da tre leoni e fregiato da mascheroni di donna si appalesa lavoro veneziano della metà del deci-
mosesto secolo. E invece del principio un campanello carico di svariati ornamenti fra cui campeg-
giano due stemmi.

Non sono da passar sotto silenzio altri pezzi che completano questa collezione e specialmente
una base triangolare, forse parte di alare, agli angoli della quale son poste delle figurine di vecchi
accosciati assai belli, e un altro frammento di alare in cui su varii dischi sovrapposti si aggruppano
dei draghi, dei putti e dei cigni e che termina in un vasetto adorno di fogliami.

Le statuette che possono ascriversi alla scuola veneta sono parecchie e fra esse merita il primo
luogo un ben ideato progetto di fontana : ad una base rotonda stanno addossate tre sirene alter-
nate con tre tritoni che rivolgono la faccia in alto e verso la statua centrale ; questa è una leg-
giadra figurina di donna in atto di versar acqua da una brocca ; l'armonica riunione di tutte le
parti e la modellatura della statuetta di centro eseguita veramente da maestro,rendono questo bronzo
uno dei piii piacenti oggelti della raccolta e fanno pensare al magnifico effetto che questa fontana
produrrebbe quando fosse eseguita in grande.

Vi sono ancora un Marte nudo con elmo a cresta, che s'appoggia colla sinistra a uno scudo
coll'impresa del fulmine e colla destra stringe una spada ; un piccolo cavallo che arieggia nella
mossa quello celebre del Golleoni ; un putto seduto con una cornucopia, leggiadro motivo imitato
dall'antico ; una statuetta di donna nuda con una coppa in mano, assai beh fatta ; un piccolo
gruppo di un satiro e una satiressa; e finalmente un drago posato su una colonnetta a base triangolare,
che può forse aver servito come candeliere o come sostegno di lampada.

Senza allontanarci dalle scuole dell'Alta Italia, verrò ora a dire di due statuette che debbono
annoverarsi fra le migliori cose della collezione. L'una che figurò già all'Esposizione Donatelliana
tenutasi in Firenze nel 1887, come lavoro autentico del grande maestro, rappresenta Amore che
tira Varco; ha il braccio sinistro teso in avanti e colla mano stringe l'arco che ora manca quasi
tutto, mentre innalza alquanto il destro, piegato e portato indietro, nell'atteggiamento di chi ha
appena scoccata la freccia ; il turcasso e la cinghia che glie lo tiene a tracolla, le ali e i capelli
sono dorati ; gli occhi sono d'argento. Sebbene l'opinione di chi voleva questo bronzo lavoro di
Donatello sia molto ardita e tale da doversi scartare per molte ragioni, bisogna pur riconoscere
che il putto, specialmente nella testa, ha il tipo donatelliano un po' ingentilito e s'assomiglia assai
alla famosa statua di Cupido conservata nel Museo Nazionale ; il torso è modellato stupendamente
e l'attacco delle braccia alzate colla cavità ascellare quale è nei fanciulli, non potrebbe esser reso
con maggior verità ; le parti dorate sono ritoccate col bulino con finezza degna di un orefice ;
infine, una patina brillante ed omogenea riveste uniformemente tutta la statuina che acquista da
questo dono del tempo una vaghezza tutta speciale 1 . L'assegnarle un autore non è cosa facile;
tuttavia mi parrebbe che essa debba credersi lavoro di qualcuno degli artisti della Venezia che
fiorirono sul cadere del Quattrocento, molti dei quali sono oggi pressoché sconosciuti ; me lo per-
suadono certe particolarità di fattura e più di tutto l'imitazione di Donatello quale fu intesa nel-
l'Alta Italia, meno realistica e più gentile.

1 Vi è stato qualcuno che ha creduto moderno, o
tutt'al più lavoro della fine del secolo scorso, questo
magnifico bronzo ; e fra i varii motivi tirati fuori più
o meno a proposito, si disse anche che nel Quattro-
conto non si usava dorare i bronzi parzialmente. Ora,
oltre al fatto che nelle collezioni, e fra le altre nel
Museo Nazionale di Firenze, esistono alcuni bronzi
del Rinascimento che sono dorati solo in alcune

parti, abbiamo anche alcuni documenti che lo provano ;
e non è fra i meno importanti l'inventario dei beni
di Gian Francesco Gonzaga signore di Bozzolo, com-
pilato nel 1496, nel quale fra varii bronzi lavorati da
Pier Jacopo Alari-Bonaccolsi, detto l'Antico, sono citati
« una testa do uno putino de metalo cum li capolli
d'oro » e « una testa de uno zovene de mettale cum
capelli d'oro. »

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