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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. I
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Rossi, Umberto: La Collezione Carrand nel Museo Nazionale di Firenze
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0040
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28

L'altra è una donna seduta, che colla destra protesa regge una patera con frutti e fiori e
nella sinistra tiene un vasetto; in grembo ha un piccolo vitello. L'atteggiamento calmo, l'espres-
sione nobile e dignitosa, il piegare disinvolto e corretto, ce la fanno vedere lavoro di qualcuno dei
più abili imitatori dell'antichità che siano vissuti all'epoca del Rinascimento; tantoché, per quanto
siano scarsi ed insufficienti i termini di confronto, poco potendosi desumere dalle placchette, l'at-
tribuirei volentieri a quel Pier Jacopo Alari-Bonaccolsi che lavorò tanto a Mantova e si acquistò
tanta fama col nome di Antico.

Una cassetta di bronzo adorna di bassorilievi con centauri che portano in groppa una ninfa,
è nota assai e viene dai più creduta del Caradosso ; lo stesso motivo si ripete su un'altra cassettina
triangolare di leggiadra forma.

I bronzi toscani quasi tutti assai notevoli sono in minor numero. Un gruppo (V Ercole che
scoppia Anteo, modellato con molta ricerca dell'anatomia, è lavoro di un imitatore di Donatello
non molto abile; posa su una base a forma di cassone, adorna cogli stemmi dell'Arte della lana.
Della stessa scuola è un marzocco accosciato, di buona esecuzione. Divece una statua di Ercole
seduto, coronato d'edera, si dimostra opera di arte più avanzata e deve forse riferirsi alla bottega
del Verrocchio, secondo l'opinione del signor Carrand.

TI secolo decimosesto ci offre una piccola riproduzione variata del gruppo del Laocoonte, già
descritta dal Venturi in questo giornale ; un piccolo guerriero nudo di bronzo dorato, che dalla
fine cesellatura si appalesa piuttosto opera d'orefice che di scultore; due statue di Antinoo, imitate
dall'antico; una snella figura dell'Occasione ritta su un globo, coi capelli svolazzanti sulla fronte:
e una graziosa Abbondanza, che servì forse come fontana d'acque profumate, in atto di strizzarsi
una mammella.

Di Gian Bologna v'ò un Perseo (?) in atto di sollevare la spada per colpire e una figura àoWArchi-
tettura, seduta su un pilastro, cogli strumenti dell'arte; di quest'ultima al Bargello esiste l'originale
di marmo. Alla sua scuola spettano due bustini di Cristo e della Vergine, di non grande importanza.

Anche l'arte d'oltr'alpi non è rappresentata molto largamente. È tedesca e del secolo decimo-
quinto una statuetta di san Matteo in atto di scrivere il vangelo; un angelo inginocchiato a'suoi
piedi gli regge il calamaio e le penne contenute in un astuccio. Al secolo seguente spettano un
candeliere raffigurante un selvaggio peloso posato su un artiglio d'aquila ; due altri formati da
due gentiluomini in costume dell'epoca e una figurina di donna nuda nell'atteggiamento della Venere
dei Medici, con un'iscrizione sottoposta che potrebbe servire di curioso ducumento per la storia
del morbo gallico. Un bel calamaio1 a foggia di pozzo ò adorno da una statuetta di uomo nudo
barbuto assiso ai piedi di un albero e da un dragone che è in atto di lanciarsi su di lui; porta
sotto la data 1550. Noterò anche uno schiaccia-nocciuole a foggia di termine con faccia ridente,
la cui bocca si apre per mezzo di una leva posteriore, e un campanello, lavoro di un conosciuto
artista fiammingo che ha l'iscrizione: Me fecit Iohannes a Fine a0. 1551.

Altri bronzi possono credersi opera d'artisti francesi, e sono un vaso a foggia di calice fre-
giato di mostri dalle forme strane che precorrono le fantastiche creazioni di Callot; un candeliere
formato da una statuetta di donna che regge sul capo un vaso e sulla spalla un bambino, con
larga base adorna di medaglioni; una testa di buffone a bocca aperta, che esce da una lumaca,
di accuratissimo lavoro, e finalmente due candelieri gotici con due giullari in abito a sonagli, uno
dei quali è specialmente ammirabile per la stupenda e finitissima esecuzione.

Nella categoria dei bronzi debbono anche includersi i vasi e piatti martellati che i Francesi
designano coll'appellativo di dinanderie dalla città di Dinant in cui particolarmente fiorì quest'in-
dustria nel medio evo; non e però da credersi che tutti gli oggetti di questo genere siano di la-
voro francese o fiammingo, giacché anche l'Italia ne fabbricò molti fino a tutto il secolo decimo-
sesto e ne fanno fede i parecchi che si conservano portanti iscrizioni e stemmi italiani e ornamenti
di gusto affatto nostrale.

II più antico di tutti è un acquamanile rappresentante un cavaliere in completa armatura di
maglia, coperto da una lunga cotta d'arme e con elmo cilindrico; il cavallo con semplice barda-
tura è assai ben fatto e di giuste proporzioni. Le particolarità dell'armatura non permettono di
assegnare a questo curioso lavoro una data più tarda del secolo decimoterzo.
 
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