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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. I
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Rossi, Umberto: La Collezione Carrand nel Museo Nazionale di Firenze
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0042
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UMBERTO ROSSI

dio ci son note di questo autore, mi porta per analogia ad attribuirgli anche la placchetta col-
l'allegoria della fortuna (Mounier n. 492) che ha gli stessi caratteri di stile e di esecuzione.

Il Gara dosso ha appena i bagnanti e il trionfatore, già dato ad Agostino di Duccio; Vittore Ca-
melio vi è con un sacrifìcio firmato Oi>. Vici or is CàmeU V. Giovanni Fiorentino ha parecchie coso,
tutte comuni. Non so tuttavia decidermi a credere che le giacchette attribuite abitualmente a
questo Giovanni delle Corniole e firmate JO. F. o IO. F. F. siano lavoro di un artista fiorentino:
i caratteri di questi piccoli bronzi in cui è evidente l'imitazione dell'antichità, me li farebbero
piuttosto giudicare di un artista dell'Alta Italia; ma v'ha di più: non è stato ancora osservato elio
le duo placchette di soggetto religioso che portano questa firma e che rappresentano la Deposizione
nel .sepolcro sono affatto simili per esecuzione a quella Risurrezione di Cristo firmata I. F. P. clic
il sig. Molinier volle dare a Giacomo Francia ; mentre tutte tre sono probabilmente lavoro della
stessa mano. In queste due, più ancora che nelle altre placchette dell'ignoto Giovanni, è evidente
la maniera padovana, che appare anche nella forma dello stemma posto sotto una di esse; per
questo il Bode incluse nell'opera di Giovanni il combattimento ira un centauro e un satiro, che
il sig. Molinier attribuì a! Melioli, ina che è indubbiamente di Gian Francesco Ruberti, medaglista
poco noto, e che ha la firma I. F. B. letta dal Bode I. F. F. (n. 897); così pure un'altra plac-
chetta del Museo di Berlino con due cavalieri e la leggenda Marti victori, firmata I. F. e messa
dal Bode fra le opere certe di Giovanni (11. 908), spetta invece al Ruberti. Con tutto questo io non
voglio concludere certo che l'autore di placchette detto fin qui Giovanni fiorentino e Gian Francesco
Ruberti siano 1111 medesimo individuo; tra loro anzi vi sono troppe differenze di stile e troppo
poco conosciamo di quest'ultimo perchè sia possibile un accurato confronto; credo però che lo
iniziali IO. F. F. e IO. F. P debbano spiegarsi in altro modo, cioè Johannes Franciscus fedi e
forse Johannes Franciscus Patavinus. 1

Fra le placchette del Cinquecento vi è un bell'esemplare del trionfo di Andrea Boria di Leone
Leoni e una interessante Vergine col bambino, firmata AN. AB. e che deve attribuirsi ad Antonio
Abbondio. è anche degna di nota una grande Vergine col bambino e san Giovanni (Mounier,
n. 430) con notevoli varianti, di cui ho visto in un'altra collezione una prova colle iniziali F. I).
Due grandi bassorilievi con Davide e Giuditta appartengono alla line del secolo decimosesto.

Per ultimo vi son numerose placchette francesi e tedesche, parecchie delle quali inedite, e un
discreto numero di piombi, prove di lavori in oreficeria.

Medaglie. — È una collezioncina scarsa e di non molto interesse: mancano quasi del tutto le
opere dei grandi medaglisti del Quattrocento, essendovi solo il Pisanello rappresentato da 1111 piombo
di Sigismondo Pandolfo Malatesta, Cristoforo Geremia dalla rara medaglia di Augusto, e Matteo
de' Pasti da due piccoli bronzi del Malatesta e dell'Isotta da Rimini. Vi è uno stupendo esemplare
dell'Alessandro Vecchietti, lavoro di artista fiorentino del Quattrocento, e una curiosa prova con un
busto di vecchio imberbe, che rammenta assai il fare di Ermes Flavio de Bonis; due medaglie con
Luigia, duchessa di Valois, contessa d'Angoulème e con Tomaso Bohier, generale delle Finanze di
Normandia, sono lavoro di un medesimo artista, forse un italiano che lavorava in Francia sui primi
del Cinquecento.

Un'altra bella medaglia è quella di Giulia Astalli attribuita comunemente e con ragione a Bar-
tolo Talpa, artista mantovano del quale sin qui non si conoscevan notizie, ma che deve identificarsi
con Bartolino Topina, detto il filosofo, pittore scolaro del Mantegna che lavorò assai alla decorazione
degli edifizii che i marchesi di Mantova innalzarono sul cadere del secolo decimoquinto.2 L'Armand

1 Mi sia permesso di menzionare qui un altro artista
del Rinascimento, di cui non si conoscono opere, ma
che tuttavia gli scrittori contemporanei vantano come
assai valente: Gian Francesco Bonzagni da Parma, ore-

fice, fa parecchie volte incaricato di eseguire i conii
per la zecca della sua città e fu anche abilissimo imi-
tatore di medaglie antiche; i suoi duo figli Gian Gia-
como e Gian Federigo sono annoverati fra i migliori

medaglisti del Cinquecento. Se, come i figli, egli trala-
sciò il cognome nella firma, i lavori di lui dovrebbero
portare le iniziali I. F. P., cioè: Johannes Franciscus
Parmensis ; egli però non deve essere confuso co i Gian
Francesco Enzola che viveva mezzo secolo prima.

2 Bartolino è rammentato in parecchi documenti pub-
blicati dal conte d'Arco nel secondo volume del suo
lavoro sulle Arti e gli artcfic: in Mantova. Nel dia-
 
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