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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. I
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Rossi, Umberto: La Collezione Carrand nel Museo Nazionale di Firenze
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0043

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LA COLLEZIONE OAKLAND NEL MUSEO NAZIONALE DI FIRENZE

e il Friedlànder clic pubblicarono questa medaglia, non seppero dire chi fosse questa Giulia Astalli
vantata come unicum fortitudinis ac pudicitie exemplum, secondo quel che dico il rovescio; io cre-
derei che con questo bronzo si sia voluto onorare quella Giulia da Gazzuolo, di cui narra il Randello,
in una delle sue novelle, che violentata da un cortigiano preferì morire, gettandosi nel fiume Oglio,
anziché sopravvivere al proprio disonore. Il Randello riferisce che il vescovo Lodovico Gonzaga le
fece erigere un monumento in Gazzuolo e non è inverosimile che le abbia fatto anche fondere la
medaglia da Rartolino Talpa, che fu per qualche tempo a' suoi servizii.

Poche cose vi sono del Cinquecento; invece v'è una discreta raccolta dei medaglioni di Guglielmo
Duprè in freschissime prove. Accennerò anche ad una interessante serie di gettoni francesi medioevali.

Sigilli. — Il più antico è quello del comune di Abbeville (Abbcitis ville ad causas) che risale ai
primi del Duecento; viene poi quello del monastero di san Giusto nel Chianti, del secolo decimoquarto.
È degno di nota un sigillo della Mère folle di Pigione che ci ricorda le famose feste dei pazzi che
si facevano in Francia. Tre grandi sigilli ogivali sono interessanti per l'arte e appartennero il primo
a Rernardetto Minerbetti arcidiacono fiorentino, l'altro al celebre cardinale senese Alfonso Petrucci,
il terzo, di lavoro finissimo, al cardinale francese Claudio de Longuy de Giovy.

Cammei e intagli. — L'antichità classica non vi ha che poche cose e di non grande impor-
tanza; v'ha di meglio in quelli d'epoca bizantina, fra i quali sono specialmente notevoli un san Gior-
gio armato in sardonica, e un altro san Giorgio a cavallo in pietra litografica, oltre ad altri minori.
Il grosso della collezione è formato da lavori del Rinascimento per lo più imitanti l'antico, e fra
questi citerò un grande cammeo colla testa d'Augusto in amatista e due altri con Nerone e Marco
Aurelio; è anche assai fine un'incisione in cristallo di rocca rappresentante le tre Grazie, che po-
trebbe attribuirsi a Giovanni Bernardi da Castel Bolognese.

Molto maggior interesse hanno alcuni cammei in conchiglia, che sembrano un prodotto del-
l'arte francese nel secolo decimosesto. Il più antico raffigura un gentiluomo in costume del Quattro-
cento in atto di abbracciare una fanciulla, coronata di pampini; le figure a mezzo busto sono
condotte con finitezza estrema, che prende maggior risalto dalla montatura in oro a fogliami gotici;
l'arte di questo cammeo si approssima assai a quella della placchetta francese con Pietro eli Pro-
venza e la bella Maguelonne, pubblicata dal sig. Molinier (n. 739).

Un altro coli'iscrizione Ave regina celorum non òche la riproduzione di una nota placchetta
del Moderno, che rappresenta la Vergine seduta in trono col bambino sulle ginocchia in atto di
accarezzare un angelo (Mounier, n. 165). Sembra che gli artefici di questi cammei in conchiglia
prendessero volentieri a modello le placchette, perchè la raccolta Carrand può offrirne altri esempi;
così v'è la riproduzione di quella coli'Abbondanza e un satiro, data dal sig. Molinier a fra Antonio
da Brescia (n. 121), della scena bacchica di Bartolomeo Melioli (n. 105) e di un busto di guerriero
con lunga barba che il Bode pubblica come un'imitazione dall'antico (n. 679): v'è anche la Croci-
fissione del Moderno, alquanto variata perchè sono stati soppressi alcuni personaggi. In complesso
questi cammei in conchiglia dimostrano una volta di più quanto grande sia stata la parte che eb-
bero le placchette nella volgarizzazione dell'arte e quanto possa riuscirne proficuo lo studio accurato.

Meritano pure dì essere menzionati un 'Annunciazione, riprodotta forse da una placchetta; una
scena rappresentante le nozze di un eroe, un medaglione col busto di Enrico IV e tre fiaschette
da polvere o meglio innescatoj egregiamente lavorati con busti imitati dall'antico e scene di guerra.

Cuoi. — Negl'inventari del Quattrocento e del Cinquecento ricorre spesso la menzione di og-
getti in corame negro cotto arricchiti di disegni, di figure, di stemmi; disgraziatamente il cuoio
è una materia facilmente soggetta ad alterarsi e quantunque resi preziosi dall'arte, pochi di questi
oggetti son giunti insino a noi. La serie della collezione Carrand conta piìi di venti pezzi, alcuni
dei quali di esecuzione veramente squisita; pochi sono francesi e fra questi occupa il primo posto
un grande astuccio per coltelli da scalco, fregiato di finissimi fogliami gotici e da figurine di santi
commiste a stemmi e ad imprese profane; è della stessa epoca, se non dello stesso artista, un piccolo
cofanetto figurato incili apparisce già l'influsso del Rinascimento italiano. Tutti gli altri sono di

lutto del basso Mantovano topina significa appunto talpa talpe noi terreno, pericolosi assai quando attraversano gli
e t opinar e o topinare si chiamano i condotti scavati dalle argini che proteggono quei paesi dalle inondazioni del I'o.
 
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