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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. I
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Baldoria, Natale: Monumenti artistici in San Gimignano
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0057

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MONUMENTI ARTISTICI IN SAN GIMIGNANO

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questo tempo non ve n'è esempio nè ricordo. Nella letteratura, la Visione di San Paolo, il Viaggio
di S. Brandano, la Visione di Tendalo, il Purgatorio di S. Patrizio e la Visione d" Alberico,
non sono anteriori, ma anzi la maggior parte posteriori, al secolo xi; 1 ed al secolo xi, verso la
fine, deve attribuirsi il gran dipinto del Giudizio finale in Sant' Angelo in Formis presso Gapua,
essendo forse di quasi un secolo posteriore ad esso quello rappresentato in mosaico nella Catte-
drale di Torcello presso Venezia.2 Tanto per la letteratura quanto per l'arte figurativa, la visione
del mondo oltramondano diede luogo ad una fra le composizioni più originali dell' arte diretta-
mente ispirata dal cristianesimo; diede vita alle due tra le più grandi creazioni artistiche del
genio umano: La Divina Commedia dell'Alighieri ed il Giudizio finale di Michelangelo. È poi
curioso il notare come nel potente risveglio di vita operatosi in quasi tutta l'Europa verso la fine
del medio evo, divenissero molto frequenti e generali queste rappresentazioni del mondo delle
anime, quasi che l'uomo avesse ormai il coraggio di guardare a faccia a faccia, senza sgomento,
il tremendo giudice delle anime, e, conscio ormai di se stesso, non lo assalisse più il mistico ter-
rore dell'altra vita contemplandone figurate le gioie o le pene. Dapprima, quasi unica preoccupa-
zione dell'anima era la vita futura; verso la fine del medio evo si pensava forse di più alla terrena
e v'era perciò necessità d'alcuno stimolo per condurre talvolta la mente alle tetre, oppure alle
gioconde imagini della morte. Così l'arte gotica in generale decorò i luoghi sacri colla gran-
diosa scena del Giudizio finale: così Nicola e Giovanni da Pisa e la loro scuola, così Giotto e i
Senesi sbizzarrirono il loro genio, specialmente nella rappresentazione dell'inferno e dei dannati,
che a quella scena era legata. Taddeo di Bartolo, come i suoi predecessori, non mutò lo schema
della composizione, il quale già nel dipinto di Sant'Angelo in Formis si mostra ben definito.

Nella parete di mezzo, sopra al grand'occhio che dà luce alla navata, siede in trono Cristo
giudice entro un'iride variopinta, circondato da Serafini e Cherubini, nell'atto di scoprire colla
sinistra la ferita del costato e di maledire coll'altra mano minacciosamente sollevata. Vicina a
lui, a destra, sta inginocchiata la madre, alla sinistra il Precursore, ambedue in atto d'intercedere
misericordia. 3 Ai piedi di Cristo e intorno alla fenestra, alcuni angeli danno fiato alle trombe e
spiegano due cartelli in cui sono scritte le fatali parole d'invito al Paradiso agli eletti, e di reie-
zione de' malvagi all'Inferno. Due Angeli ritti in piedi portano gli stromenti della Passione, mentre
più in basso, i due Profeti Mosè ed Elia stanno ad indicare ch'è già avvenuto il compimento di
tutte le profezie. Nella parte inferiore sono espresse le dodici figure degli Apostoli. La parete di
fianco, sopra al primo arco, a destra del Cristo giudice, è tutta adorna della rappresentazione
del Paradiso, in cui il Salvatore con accanto la Vergine Madre, entro cerchi di Serafini e Che-
rubini, mostrasi quale glorioso imperatore del cielo. Ei benedice colla destra, mentre tiene aperto
sopra il ginocchio il libro degli Evangeli : tra Cristo e Maria sta la colomba, simbolo dello Spirito
Santo, e sotto, in doppio giro, molti angeli inginocchiati o suonano e cantano, o stanno in sem-
plice adorazione. Più giù, disposte in varie zone sono le schiere degli eletti; vergini, martiri, con-
fessori, pontefici, vescovi, fondatori d'ordini monastici, tutti in atto di beatifica adorazione: alcune
figure sono ancora nell'atto di volare al cielo.

1 Cfr. Alessandro D'Ancona : Iprecursori di Dante.
Firenze, arino 1874.

2 Già fin dall' vili0 secolo pare che esistesse lo
schema della rappresentazione del Giudizio finale. San
Giovanni Damasceno (Or. adv. Constant. Caba.llinum,
Voi. I, 619) ne parla cosi: « Nam. rogo, ubi repra,esen-
tante ima,ghie secundum Christi Dei nostri adventum
inspexeris, quando veniet in maiestate; angelos item
innumera multitudine cum timore et tremore eius adsi-
stentes throno; igneum Flumen quód do throno egre-
diens peccatores devorat ». Cfr. anche Didron, Manuel

d'iconogr. chret., pag. 268 e segg.

3 Era già antico l'uso di rappresentare nella parete
di fronte all'abside, il Salvatore in gloria, il quale,
mentre ha nella sinistra il libro degli Evangeli e bene-
dice colla destra, è seduto in trono fra Maria e Gio-
vanni Battista in piedi, in atteggiamento di oranti.
Tale composizione si trova nel Duomo di Monreale e
nel San Marco di Venezia: di qui poi la ragione per
la quale il Cristo glorioso, giudico di tutti gli uomini, si
continuò a porre, insieme colla scena del Giudizio finale,
nella parete di fronte all'abside delle chiese: bastino
fra gli altri l'esempio sopra riportato e quello più an-
tico della pittura di Giotto nella Cappella degli Scro-
vegni in Padova.
 
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