Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Hinweis: Ihre bisherige Sitzung ist abgelaufen. Sie arbeiten in einer neuen Sitzung weiter.
Metadaten

Archivio storico dell'arte — 3.1890

DOI Heft:
Fasc. I
DOI Artikel:
Baldoria, Natale: Monumenti artistici in San Gimignano
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0058
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
10

NATALE BALDORIA

In ambedue le pareti descritte trovasi gran simmetria di composizione, non iscompagnata da
varietà di atteggiamento nelle figure; se non che tali pregi sono comuni, rispetto a queste parli della
gran scena del Giudizio finale, a tutte le opere contemporanee ed anche alle antecedenti. Dove
invece era lecito di riconoscere il grado di fantasia degli artisti era nella grande composizione del-
l'Inferno; ove non più simmetria, ma voluto disordine; ove tutte le bizzarrie di cervelli ora tetri,
ora arguti e satirici, poteano aver luogo; ove la rappresentazione della vita reale trovava la sua
caricatura, e la rozza barbarie del medio evo si manifestava ancora nella concezione di strani
supplizi e nella rappresentazione di sconcie oscenità, ad esprimer le quali anche in una chiesa,
bastava il pretesto ch'esse eran cacciate nell'Inferno, come già prima perchè fossero scolpite sui
capitelli e sui fregi di certe chiese romaniche, tanto nel settentrione d'Europa, quanto in Ispagna
ed in Italia, era bastato quello ch'esse rappresentavano alcuni vizi, in opposizione ad altre alle-
gorie delle virtù.

Predomina sempre la figura dell'Imperator del doloroso regno, a cui tutti gli artisti si erano
studiati di dare le forme più grottesche e mostruose che mai si potessero imaginare, con larga
bocca, con occhi di fuoco e corna ed ali di pipistrello e artigli e pelo. Nell'Inferno di Taddeo di
Bartolo, il quale è dipinto" nella parete sopra il primo arco, di fronte al Paradiso, Lucifero sta ih
cima e nella bocca e negli artigli tiene strette alcune piccole figure di peccatori, mentre ai fianchi e sotto
di lui stanno peccatori e demoni, tutti in grande movimento tormentati, tormentatori. Le varie specie di
peccato sono disposte in varii gruppi, indicati per mezzo d'iscrizioni, e le pene sono applicate se-
condo il concetto dantesco, in modo che corrispondano alle colpe (pena del taglione); ma le
invenzioni dell'artista sono diverse da quelle del poeta: ai bestemmiatori è recisa con una sega la
lingua: l'Idropico e l'Epulone personificano, l'uno gli uomini spietati, l'altro gli avari non mai sazi
di moneta: i golosi diventano Tantali disperati perchè i demoni non permettono loro di stender
la mano alla mensa ch'è lautamente imbandita dinanzi a loro: gli accidiosi stanno tutti rannic-
chiati mentre luride serpi li frustano e mordono. I peccati carnali sono in modi assai sconci pu-
niti: vi si trova per esempio una donna ignuda brutalmente e sozzamente violentata colla lunga
coda da un demonio tutto villoso che le è saltato sulla schiena. Negli intradossi dei due archi
vedonsi le mezze figure dei Profeti e quelle delle virtù cardinali, alternate con uno stemma gen-
tilizio; nella vòlta i quattro Evangelisti. Nel tempo in cui i Sigg. Cavalcasene e Growe scrivevano
la storia della Pittura in Italia, ed il Dott. Bode ripubblicava il Cicerone del Burckhardt, queste
pitture, coperte dalla polvere, dal sudicio e dal restauro, potevano a mala pena esaminarsi. Forti
fenditure tagliavano in due parti gli intonachi di cui qualche pezzo n'era caduto. L'opera del
Municipio, tenero custode dei preziosi tesori della sua città, coadiuvata dal Governo Italiano, per
mezzo d'un coscienzioso lavoro di riparazione agli intonachi minaccianti e di ripulitura eseguito
dal Signor Domenico Fiscali di Pisa, potè mettere in grado il visitatore di esaminar meglio questi
affreschi, i quali sono tra i più importanti fra quelli dipinti da Taddeo. Nel Cicerone del Burckhardt
quest'artista è collocato in un posto molto più basso di quello che veramente si merita. Più giu-
stamente, mi pare, ne hanno parlato i Sigg. Cavalcasene e Crowe, i quali mentre videro nei carat-
teri delle sue pitture l'influsso della scuola di Bartolo di Fredi e i metodi della vecchia scuola senese,
ravvisarono in Taddeo un artista di molto superiore al suo maestro, capace talvolta di assimilarsi
i pregi trovati nelle opere altrui, come per esempio in quelle dei Menimi e dei Lorenzetti, e
per se stesso dotato di fuòco e d'energia; onde, sebbene le sue figure mostrino qualche cosa di
volgare e di pesante nelle forme; sebbene trovisi negli occhi alcunché d'immobile e d'esagerato,
e le giunture e le estremità difettino di giusto disegno, e il colorito sia talvolta monotono, tal-
volta stonato; pure una certa grandiosità data alle figure, che non mancano di buone proporzioni;
una larga e naturale disposizione dei panneggiamenti, e quel ch'è più, i movimenti vivaci, arditi,
e talvolta anzi veementi, fanno sì che questo pittore possa esser posto tra i migliori senesi del
suo tempo, quantunque già al principio del secolo xv non abbia provato minimamente l'influsso
delle grandi innovazioni che all'arte andava apportando la scuola fiorentina.

Importanti sono pure i due polittici di questo pittore nella Galleria de' quadri del Palazzo Co-
munale; l'uno de'quali firmato con la scritta: Thadeus Bartlioli de Senis pinxit hoc opus. Di
questi però dovrò parlare partita mente, quando, dato, come si ha intenzione, a tutti i quadri dtflla
 
Annotationen