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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. I
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Nuovi documenti
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0081

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NUOVI DOCUMENTI

Zaccaria e Giovanni Zacclii
(la Volterra.

Di Zaccaria da Volterra il Vasari ci ha dato parec-
chie notizie in diversi luoghi delle sue vite, e altre più
interessanti ne aggiunsero ultimamente i suoi commen-
tatori, tantoché non è diffìcile ricostruirne brevemente
la storia.

Nato in Arezzo da padre volterrano nel 1473, Zac-
caria studiò probabilmente l'arte in Firenze assieme a
Baccio da Montelupo, di cui fu grandissimo amico e dal
quale, secondo il Vasari, «imparò molte cose ». Nel 1506
fu incaricato a Volterra di ristaurare un'immagine della
Vergine che s'era rotta in trentadue pezzi, e seppe farlo
tanto bene che non appariva guasta in parte nessuna.
Più tardi fu a Roma, ove modellò in cera il Laocoonte
insieme al Sansovino, ad Antonio Elia, e ad altri artisti;
quindi lo troviamo a Firenze pel concorso indetto da
Piero Pitti, di una Nostra Donna di marmo che doveva
collocarsi in Mercato nuovo; poi a Piombino dove si
occupò anche d'idraulica, costruendo fontane e giuochi
d'acqua.

Nel 151G Zaccaria si portò a Bologna, ove fu quasi
subito impiegato nei lavori di San Petronio; il Davia
{Sculture delle porte di san Petronio) rammenta una
statua di san Domenico commessagli nel 1526 per quella
chiesa, che è forse quella esistente ancora nella cappella
del Santissimo. Altre sculture in terra cotta furono da
lui eseguite per la chiesa e il convento di San Michele
in Bosco; ma di queste credo non ci rimangano altro
che le memorie nei documenti, che mi pare bene pub-
blicare :

(Ardi, di stato di Bologna. Convento degli Olive-
tani di S. Mieli, in Bosco. Vacchetta n. 13, 170, 2342).

« 1524, 3 marzo. — M. Zacharia scharpino (sic) scul-
tore di figure in saneto Petronio de' avere adi sopra-
scritto lire septe et una corba de vino et questi sono
per facture de quattro figure de tera cocta, quando da
lui sieno facto, zoè doe: Sancto Benedecto et Sancto
Bernardo da la coreza in suxo con libri in mano et el

loro pastorale: da le bande de Sancto Michele, lo quale
à ad andare sotto l'archo del volto de la porta di Sancto
Bernardo, con quelle proportione che se convengono in
quello vachovo del dito archo: et Sancto Michele in mè
tuto integro con quelle proportione che se convengono
in tale locho et archo con lo dimonio soto li piedi, con
queli acti che si convengano a tale facto ad arbitrio de
homo da bene et così lo confessò essere: ad questo li
fu presente m. Jacobo scharpelino lo quale ora conduse
questo bono maestro L 7 et corba vino ».

A giudicare dai pagamenti che, per una somma così
esigua, si protrassero fino al luglio 1526, le quattro fi-
gure non furono finite che in quell'anno; sembra però
che Zaccaria modellasse contemporaneamente per quei
monaci Olivetani una statua di san Michele posta ad
ornamento di una fontana, come risulta dalle seguenti
partito: (Arch. sudd. - Libro di fabbriche, n. 4, 175, 2347).

« 1524, 21 dito (Maggio) spixi soldi trenta diedi a
m. Zacharia scultore per conto de uno Sancto Michele.

« 1524 adi 23 detto. — Spixi uno scudo diedi a
m. Zacharia per lo S. Michele per la fontana.

« Adì 4 junio. — Spixi soldi vinti otto diedi a in. Za-
; charia scultore per parte del Sancto Michele de la
fontana.

« Adì 10 detto, spixi soldi trentaquattro dati a m. Za-
charia scultore per conto del Sancto Michele.

« Adì 23 detto, spixi soldi trenta dieti a m. Zacharia
per conto del S. Michele.

« Adi 5 de luio, spixi soldi cinquanta dieti a m. Za-
charia per conto del sancto Michele de la fontana.

« Adì 17 detto, spixi soldi trentacinque li quali (lieti
a m. Zacharia scultore per suo resto de la figura de
S. Michele a la fontana».

Secondo altri documenti accennati dal Bianconi
(Guida di Bologna), Zaccaria avrebbe anche lavorato
intorno alle sculture delle porte minori di San Petronio
nel 1525; e una sua breve biografia pubblicata dagli
annotatori del Vasari ci dà come opera sua una « bel-
lissima cappella » in San Martino, col ritratto di messer

.

! Marcantonio Manzuoli, e « per tutta Bologna statue,
'acque et belle cose». Nel 1534 si portò a Trento al
 
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