Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Hinweis: Your session has expired. A new one has started.
Metadaten

Archivio storico dell'arte — 3.1890

DOI issue:
Fasc. II
DOI article:
Gnoli, Domenico: Le opere di Mino da Fiesole in Roma, [2]
DOI Page / Citation link: 
https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0117

DWork-Logo
Overview
loading ...
Facsimile
0.5
1 cm
facsimile
Scroll
OCR fulltext
LE OPERE 1)1 MINO DA FIESOLE

Venturi, non dello sue migliori, cosi credo debbano appartenere allo stesso periodo dell'aitar mag-
giore. Basii osservare nei quattro bassorilievi (V. voi. 1° pag. 413, 414), la figura seduta di san
Girolamo. In tutte quattro, dalle ginocchia aperte pende il manto a padiglione con motivo simile
a quello usato in due degli apostoli nel pulpito di Pio II; i piedi si allontanano lini dall'altro, e
la veste si allarga a campana: il che è allatto contrario alla forma adottata posteriormente. Si
osservi pure la lìgura col braccio in alto al n. S, simile alla mezza (igura del san Pietro riportata
sopra alla Fig. 8.

In queste storie il rilievo è così basso che spesso Mino non ha trovato altro modo da espri-
mere la forma se non incidendo il contorno. Prescindendo dalla figura di san Girolamo, a cui Mino
ha voluto dare proporzioni maggiori che alle altre affinchè meglio apparisca il protagonista, anche
in queste storie si nota la solita prospettiva a rovescio nell'ingrandirsi delle persone di mano in

mano che s'allontanano. Come strana imperfezione di forme, sono da osservare nella 2J storia quelle
due braccia sollevate simmetricamente a' due lati opposti, che non si sa da che parte vengano
fuori; e nell'ultima storia c'è sul davanti un animale di cui non c'è esempio nella storia naturale.
La vita di san Girolamo narra di un somaro rubato da briganti, e ritrovato e ricondotto al Santo
dal suo fedele leone; ma vorrei credere che i somari fossero i due che son dietro e questo avanti
fosse un camello, un dromedario, una bestia di cui Mino 11011 conoscesse che il nome. Anche qui
abbiamo nelle gambe di san Girolamo le solite pieghe incontrantesi ad angolo acuto. Infine, in
tutte quattro è una scorrettezza di disegno e di modellatura da parere un lavoro d'improvvisa-
zione; e nondimeno non fa difetto in esse il movimento e la vita, che manca nelle opere d'altri
scultori più corretti; e nell'esecuzione delle barbe e d'altri particolari c'è una finezza ignota ad
ogni scalpello, eccetto quelli di Desiderio e di Mino.

Vuole il Perkins che due statue femminili che fanno parte della collezione Dreyfus a Parigi,
appartenessero all'altare di san Girolamo. Non posso dirne nulla, poiché non m'è riuscito fino ad
ora di trovare alcun disegno nè descrizione di quest'altare.

Il gruppo delle opere eseguite nel soggiorno di Mino in Roma sotto il pontificato di Pio II,
le statue degli apostoli pel pulpito, l'angelo del frontone di san Giacomo, il ciborio di S. Maria
Maggiore e l'altare di san Girolamo, segnano un punto intermedio nello sviluppo artistico dell'autore.
Accanto alla linea retta e all'angolo acuto, avanzo della sua maniera anteriore, di cui abbiam
veduto un saggio caratteristico nel dossale della Badia, troviamo la linea più morbida e tondeg-
giante che vedremo nelle sue opere posteriori, accanto alle pieghe secche e angolose del cardinale
d'Estouteville, lo svolazzo libero ed elegante degli angeli. Questi contrasti così vivi nella stessa

Archivio storico dell'Arte - Anno III. Fase. 1II-IV. 3
 
Annotationen