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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. II
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Cavazza, Francesco: Il palazzo del Comune in Bologna
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0129

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ri, PALAZZO DEL COMUNE IN BOLOGNA

117

pilastri del porticato solamente nell'interno restaurando dal lato esterno unicamente la parte supe-
riore della tacciata.

A parer mio volendosi pur lavorare intorno al palazzo della Biada due sole erano le vie da
scegliere: o condurre a termine ciò che i nostri antichi del secolo xv avevano divisato ed in alcune
parti anche compiuto, cioè, il coordinamento della facciata del palazzo della Biada coll'altro vicino,
ovvero ritornare l'edificio interamente al suo primitivo aspetto del secolo xiii riaprendone le finestre
e il porticato, e ricostruendo l'antica merlatura trascurare 1' iniziato tentativo del secolo xv.
Questo secondo metodo non poteva essere impedito dal timore di distruggere cose pregevoli ri-
spetto alla storia od all'arte. L'uniformare le due facciate avrebbe per avventura giovato ad un effetto
d'insieme del palazzo, il ripristinare il palazzo della Biada avrebbe rinnovato un tipo architettonico
storicamente ed artisticamente importante. Il temperamento di restaurare all' esterno soltanto le
finestre senza riaprire il porticato, conservando unite le due facciate nella base e nel coronamento,
avrebbe, a mio parere, prodotto una vera bruttura; fu dunque savio partito la riapertura del portico.

I lavori vennero affidati all'egregio e colto architetto prof. Raffaele Faccioli il quale restaurò
il porticato e la facciata rimettendoli nel pristino stato, e tolse dalla merlatura dei due palazzi il
tetto rificendo le teste dei merli secondo un tipo suggerito da qualche avanzo che ne durava.
Lasciò peraltro ricorrere sulle due facciate la merlatura ed il ballatoio del 1425. Stimandosi com-
piuto di tal guisa il restauro, il palazzo della Biada fu scoperto nella primavera del 1888.

Per tal modo si era seguito il concetto della ripristinazione rispetto alla riapertura del por-
ticato ed al restauro di una parte della facciata, non lo si era seguito rispetto al coronamento,
nè l'effetto pareva adeguato al desiderio dei conoscitori. Sopra un tipo di merlatura rinvenuto nel
fianco sud del palazzo si rifece tutta la merlatura della facciata restaurata, sostituendo al ballatoio
fli macigno una semplicissima cornice di mattoni a gruppi rastremati; per tal modo il restauro
fu ultimato.

Ridonando il pristino aspetto al palazzo della Biada si sono formate due facciate distinte, a
dividere le quali sorge la grande mole della porta e della soprastante ancona.

II restauro del palazzo della Biada può dirsi nel suo complesso ottimamente riuscito; se non
che avrei amato vedere restaurate, e in parte rinnovate, le pitture di cui si hanno evidentissime
traccie negli ornati delle finestre le quali avrebbero tolto quell'aspetto severo e, direi, alquanto rozzo
della facciata, senza nuocere allo stile per essere la medesima opera della prima metà del secolo xiv,
eseguita quando il palazzo della Biada divenne la residenza degli Anziani. Se poi non si voleva
rinnovare la policromia, si poteva almeno procurare che il muro e gli ornati acquistassero una
tinta armoniosa da poiché il colore del tempo era scomparso inevitabilmente nel risarcimento mu-
rario. So peraltro che questo ulteriore finimento era anche nel desiderio dell'egregio architetto.

Quanto alla torre dell'orologio era stato proposto di sostituire al cupolino del 1598 un torneino
quadrato, ma nel fatto il restauro fu limitato a togliere gli ornati barocchi dell'orologio e rinto-
naco del muro, e non fu male, giacche quel torneino presenta un tipo di architettura della prima
rinascenza piuttosto interessante.

Peraltro potevasi, forse, rispettare l'avanzo della piccola ancona da cui uscivano anticamente
i Re Magi e l'ampio riquadro in cui già si incastrava la grande mostra del secolo xv.

Da molti e con molta insistenza erasi parimenti proposto di togliere l'ornato della porta del
palazzo e la statua di Papa Gregorio, per potere dare alla medesima porta forma archiacuta meglio
armonizzante colla architettura di maestro Fioravanti.

Altra volta ebbi ad esprimere opinione contraria ad una simile proposta. 1 Anzi tutto preme
ricordare che l'ornato sovrastante alla porta e statua del Papa costituiscono un monumento storico
di non lieve importanza eretto per onorare un cittadino bolognese che fu illustre non soltanto perchè
Papa, e che ebbe fra gli altri vanti la sorte di dare il proprio nome alla riforma del calendario
che tanto interessava il mondo civile. E col Papa ancora quel monumento ci ricorda un periodo,
se non fortunato, memorando per Bologna quale fu il Pontificato di Gregorio XIII, durante il quale
tanti bolognesi salirono alle più eminenti cariche civili ed ecclesiastiche.

' Opus. cit. pag. 6.
 
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