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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. II
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Cavazza, Francesco: Il palazzo del Comune in Bologna
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0130
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118 FRANCESCO G. GAVAZZA

Nò questa è la sola, uè la più forte ragione che impedisca di rimuovere quell'ornamento,
giacché qualora si provvedesse a collocare in altro conveniente luogo del pubblico palazzo la statua
di Papa Gregorio non si dovrebbe esagerarne l'importanza storica fino a renderla ostacolo insor-
montabile alla sua rimozione.

Se non che rimosso tutto l'ornato della porta si troveranno traccie tali dell'antica da segna-
larne all'architetto restauratore la primitiva forma? Credo che non sia possibile il rintracciare
sufficienti avanzi della costruzione antica; perocché è a ritenersi che per aprire la nuova porta
ed ornarla l'antico muro sia stato interamente raffazzonato.

Pertanto in tale incertezza, tolto l'ornato esistente, dovrebbe corrersi il rischio che, non tro-
vandosi traccie sufficienti dell'antica porta, si dovesse costruirne una affatto nuova, sia pure ar-
chiacuta, ma di pretta invenzione? Ciò non sarebbe certamente nelle regole di un buon restauro,
e tanto meno conforme ai precetti di una ragionevole conservazione dei monumenti.

Ma un'osservazione ancora mi sia permesso di aggiungere a sostegno della mia opinione. Ri-
condotta, come ora è stato fatto, la facciata del palazzo della Biada al suo primitivo aspetto del
secolo xiii, si ha presentemente sulla piazza Maggiore una distesa di edifici di varii tipi architet-
tonici, l'uno gotico-romanico, disadorno e severo, come il palazzo della Biada, l'altro di maniera
tedesca, ricco ed elegante, che rispecchia la fine gentilezza del suo tempo, come è la porzione di
nuovo palazzo del secolo xv rimasto interrotto; in mezzo ai due edifici, come già dissi, oppor-
tunamente si frappone la mole dell'Alessi colla statua di papa Gregorio. Opportunamente perchè
così viene tolto il contrasto che nascerebbe qualora si volesse continuare l'edificio del Quattrocento
fino al palazzo della Biada, nel qual caso vedrebbesi, pur senza vantaggio dell'uniformità nel Quat-
trocento iniziata, mancare in una brusca interruzione ogni raccordamento fra i due edifici. E
il conflitto riuscirebbe tanto più evidente in quanto che la porta, progettata da m. Fioravante per
essere nel mezzo, rimarrebbe invece sul punto di interruzione rispetto ai due edifici e ad un estremo
rispetto al palazzo del Quattrocento.

I palazzi pubblici delle nostre antiche città ci ricordano tante vicende, ora gloriose ed ora
tristi della nostra patria dall'epoca dei liberi Comuni fino al nuovo risorgimento ; ora è assai in-
teressante, se non sempre bello, il vederle come riassunte materialmente nelle loro fronti di pietra.

Amerei piuttosto che i nostri edili rispettando le facciate del palazzo, come ora esistono, si
dessero cura di restaurarne il monumentale cortile. Il restauro sarebbe facile e poco dispendioso,
e restituirebbe nel meritato onore uno dei più belli edifici del secolo xv.

Francesco G. Cavazza
 
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