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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. II
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Fleres, Ugo: Alfredo Ricci
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0144
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UGO FLERES

sua gentilezza; anzi nella mezza figura a cui ho accennato, si sente che fra il quadro e la visione
genuina c'è ancora qualche cosa di preconcetto. Ricordando però l'eccessiva giovinezza del pittore,
non possiamo non avvederci che quel che altrove sarebbe stato frutto di riflessione, qui doveva
derivare per rara squisitezza di fibra artistica dalla passeggera combinazione del carattere suo e
dell'inevitabile immaturità.

L'acquerello Musica sacra ci mostra una nobile figura di religioso che canta accompagnandosi
sull'organo. Solo la testa è finita; il resto si perde in un'ombra nera; e qui di nuovo il mio assunto
è comprovato. Il Ricci non si proponeva di far campeggiare il profilo del cantore su tutta quella
tinta fosca; no, ma si fermò là dove non gli era possibile di rendere più oltre la sua visione. Così
egli fa sempre: sto per dire che non dipinge per dipingere, ma per fissare un istante di visione,
un istante dell'anima pittorica. E veramente pare che egli improvvisasse disegno e colorito, tanta
è la fusione che si nota ne' suoi menomi studii.

Non voglio esagerare; non ne vale la pena. Nel ritratto della Duchessa d'Avigliano questa
specie di realizzazione immediata della propria visione non c'è. Credo quella tela appartenga alla
primissima giovinezza d'Alfredo ; e se m'inganno, vuol dire che, per circostanze da me ignorate,
quella volta egli non potè esprimersi. A ogni modo il Ricci non avrebbe esposto certamente questa
tela men che mediocre, nella quale nessuna delle sue doti si rivela. Non intendo movere rimpro-
vero a chi fra gli altri lavori ammise questo: si volle raccogliere tutto quel che fu possibile, ed
è bene. L'eccezione non offusca, anzi afferma i caratteri della figura del Ricci, quasi suggerendo
ciò che si deve escludere. E voglio citar qui anche il bozzetto a olio, Fanciulle che accendono il
fuoco in campagna, quantunque lavoro di gran lunga superiore al precedente, perchè pure in
questo mi pare che la personalità artistica dell'autore non sia abbastanza espressa. Questo bozzetto
deve considerarsi come il punto intermedio fra la pittura affatto comune del ritratto già nominato,
e la pittura integralmente personale degli ultimi lavori, intorno ai quali ci tratterremo appresso
con qualche larghezza.

*

Quattro anni or sono, all'esposizioneina degli Acquerellisti nel padiglione del palazzo Colonna,
vedemmo il quadretto intitolato: Per vie indirette. In una stanza signorile di stile Rinascimento,
siede una fanciulla vestita di bianco, siede e ricama una lunga ciarpa di seta. Accanto all' alla
sedia di lei, un paggio seduto sur uno sgabello, prende in mano e mostra di esaminare la ciarpa.
E noi sentiamo che, attraverso l'esile lavorìo, salgono i pensieri del giovinetto. Egli non guarda,
non osa guardar la fanciulla che pare un po' stanca ; così che per vie i/adir ette s'incontrano i
loro desiderii, le loro fantasie, mentr'ella tace, e il paggio forse mormora oziose parole sulla
finezza di quel ricamo.

La fattura di questo acquerello è amorosa. Confesso però che rivedendolo ora, dopo aver ve-
duto i lavori ulteriori, questa fattura sì delicata mi è parsa poco libera e fresca: un fiore da stufa
in confronto d'un rugiadoso fascio di fiori còlti nei campi. Tale era Alfredo, che in ogni nuovo
studio ci faceva sentire come una voce che ci parlasse entro: Avanti, avanti!

Difatti l'anno appresso, all'esposizione « In arte libertas » nel palazzo Doria Pamphili, egli dava un
grande acquerello che qui ora non si è potuto avere, raffigurante un interno di chiesa nella quale
prega un gruppo di povera gente: e già Per vie indirette era superato. Nella mostra attuale c'è
un acquerello che richiama alla memoria quell'altro, ed è forse uno studio contemporaneo. S'in-
titola nel catalogo: In chiesa; ed è un interno simile al primo: un vecchio contadino prega, o
meglio non prega più, sta lì in riposo, un poco attonito, vivo e semplicissimo d'espressione e d'at-
teggiamento.

Il primo pensiero che viene osservando quest'acquerello è che il Ricci, servendosi del modello,
non ne diveniva servo. Ed ecco uno dei più caratteristici lineamenti della fisonomia pittorica di
lui che io mi sforzo di ritrarre. Soltanto coloro che hanno qualche pratica delle arti del disegno
possono comprendere tutta l'importanza di questo fatto. I giovani quasi sempre, allorché giungono
a dipingere con una certa efficacia, non ci danno altro che una servile interpretazione del modello
 
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