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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. II
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Recensioni e cenni bibliografici
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0163

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RECENSIONI E CENNI BIBLIOGRAFICI

151

Ai conni rapidi di queste arti, seguono altri sulla glit-
tica, sull'intaglio, sulla miniatura, sullo sgraffito, sullo
smalto, sulla pittura in vetro, sul musaico di smalto e
di marmo, sulla tarsia, sulla ceramica, sulla porcellana,
sulla vòtreria, sul ricamo, sull'arazzerla. E chiude il
volume, dicendo che i maestri italiani del primo rina-
scimento apparvero all'ora propizia, quando la ricchezza
pubblica, il sentimento del valore personale, la coltura
generale e il culto del bello giungevano all'apice; al-
l'ora, in cui l'entusiasmo per l'antichità essendosi al-
leato alla giovinezza del sentimento, l'arte non aveva

A. FILARETE

(Medaglia rappresentante l'autore)

che da interpretare il suo tempo per meravigliare eter-
namente l'umanità.

Possa l'entusiasmo dell'A. trovare un eco nei cuori!
L'A. che innanzi tutto deve aver pensato a dare ai gio-
vani un libro che ne scaldasse gli affetti per l'arte,
troverebbe certo una degna ricompensa, quando essi,
leggendolo, si animassero allo studio, provassero sete de'
godimenti spirituali che l'arte dona a' suoi cultori. Le
numerose incisioni del libro, di cui diamo in questa
rubrica dedicata alle recensioni molteplici saggi, attrag-
gono alla lettura, cosi come le ornate parole dell'Autore.
Noi Italiani dobbiamo professargli sincera riconoscenza.

O. Maruti

Roberto vox Schneider. Di un medaglista anonimo man-
tovano. — Milano, Cogliati, 1890.

In quel tesoro di antichi disegni raccolti dal pittore
Giuseppe Bossi, ora conservati nell'Accademia di Belle
Arti in Venezia, trovasi un foglietto su cui si veggono
rappresentati a penna e ad acquerello un Gesù Bambino,
il profilo di Massimiliano I e quello della sua consorte
Bianca Maria. 11 disegno fu attribuito a Leonardo, poi
dal senatore Morelli a Ambrogio de Predis. L'A. messo
in confronto col disegno un tentone coniato in oro e in
argento, che nel diritto ci presenta le teste accollate
dell'imperatore Massimiliano e di Bianca Maria, e nel
rovescio la Madonna lattante sulle nubi attorniata da

angioli, osserva giustamente che tutto quanto si trova
nel disegno di Venezia, vedesi pure sul testone e anche
sur una medaglia, di cui conservasi un esemplare in
oro nella collezione di Vienna. « Oltre a questo paral-
j lelismo, » scrive l'A., « che si riscontra fra la moneta
e la medaglia da una parte e il disegno dall'altra, è
anzitutto la piccolezza di quest'ultimo, che mi decide
ad attribuirlo al medesimo artista che lavorò quei due
pezzi. Chi disegna a questo modo non può essere evi-
dentemente fuorché un artista avvezzo a lavorare in
piccolo e che pensa di eseguire ancor più in piccolo i
suoi progetti, quindi in ogni caso come fa un orafo od un
medaglista, ma non mai come fa un pittore di ritratti
pei suoi studii dal vero. » Ma chi poteva essere il me-
daglista? Dagli estratti del libro di conti dello scrivano
della zecca di Hall (in Tirolo), l'A. ricava che il testone
e la medaglia sono opera di un intagliatore di conii
mantovano, che nel 1506 era stato chiamato in quella
città, ovJera la zecca più importante nei possedimenti
ereditarii dell'imperatore. Il Mantovano, che in alcun
modo non si potrebbe identificare con Ambrogio de
Predis (che stava in Milano occupato a disegnare un
abito per gli arcieri dell'Imperatore, mentre l'intaglia-
tore dei conii soggiornava in Tirolo), dovette tuttavia
servirsi di ritratti già esistenti, per riprodurne i linea-
menti nel suo punzone, e in quanto al ritratto dell'Im-
peratore è probabile, per la evidente corrispondenza
della testa sulla moneta col ritratto di Massimiliano
nella pinacoteca imperiale di Vienna, che appunto questo
gli servisse di modello. L'A. conchiude che il foglietto
non è uno studio del vero, di mano di Ambrogio de
Predis, ma lo studio di un ignoto mantovano intaglia-
tore di conii eseguito sui ritratti di Ambrogio, per il
suo testone e la sua medaglia. Infine il riscontro tra
| il rovescio di queste monete, con quelle d'argento man-
t tovane, coniate durante il marchesato di Gian Fran-
cesco II Gonzaga (1489-1519), ov'è riprodotto il gruppo
della Vergine lattante, lascia affermare con sicurezza
al diligentissimo scrittore che l'intagliatore di <-onii
lavorò pure nella zecca di Mantova. Speriamo con l'A.
che un giorno sia possibile di chiamare col suo vero
! nome quell'artista con cui l'arte italiana incominciò ad
esercitare sullo stile e sul carattere delle medaglie im-
periali quell'influenza che durò un secolo e mezzo.

O. Maruti

Vittorio Treves. L'architettura d'oggi, gli architetti e
le scuole d'architettura in Italia. —Conferenza tenuta
alla Società Filotecnica di Torino, la sera del 14
marzo 1890. Con un'appendice. — Torino-Palermo,
Carlo Clausen, 1890, pp. 50.

L'architetto non va confuso col costruttore, l'archi-
tetto è un'artista; l'architettura è un'arte, che come
ogni arte ha la sua tecnica, il suo fondamento scienti-
fico; ma non sono necessarie formule astruse e calcoli
complicati per fare un edificio. Ciò premesso, 1' A. si
 
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