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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. II
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Miscelannea
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0169

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MISCELLANEA

MISCEL LANKA

Ricerca di una tavola dipinta in Arcevia
da Luca Signorelli. — Nel raccogliere le memorie
e i documenti delle opere lasciate dal grande pittore
del rinascimento Luca Signorelli in Arcevia e nella Marca
di Ancona, (fra le quali eccelle fra tutte il grandioso polit-
tico fatto per l'aitar maggiore della chiesa di S. Bernardo
d'Arcevia, che ora si sta riparando per cura del Mini-
stero della P. I. dal noto restauratore sig. Centenari) mi
venne dato di trovare menzione di una sua tavola che
più qui non esiste, la (piale lino al 1810 si conservava
nella chiesa di S. Francesco dei PP. Conventuali nella
cappella di patronato della famiglia Filippini.

L'arcadico Abbondanzieri nella Istoria d'Arcerna fra
tutti i classici dipinti che possedevamo quand'egli la
scrisse cita solo « questo bellissimo quadro in tavola
del celebre Signorelli, a pie' di cui vi è la iscrizione. »

Tuttora è rimasta fra noi viva la memoria, che essa
ci venne rapita dai Francesi quando in Italia diedero
il sacco ai migliori oggetti d'arte ; e lo avere a prefe-
renza scelto questo dipinto è certo indizio che doveva
essere di gran pregio. Invero noi ne troviamo fatta
menzione nel carteggio dell'Archivio comunale, dove
addì 5 giugno 1810 ad una richiesta del Governo prov-
visorio se nelle chiese dei soppressi ordini religiosi
vi fossero quadri di valore, si riscontrava con una nota
nella quale fra le altre pitture 1 si descriveva questa
tavola rappresentante nel centro la Vere/ine in trono

1 In questa nota si parlava ancora di una bella tela alta
palmi 4 e larga 3 che era posta nella cappella interna o coro
del soppresso monastero di s. Agata, antichissimo ed illustre
monastero di Benedettine dove si racchiusero ricche e nobilis-
sime fanciulle appartenenti alle prime famiglie di Arcevia e di
altre città, ed anche di principesco sangue. Questa tela rappre-
sentava Nostra Donna «ol Bambin Gesù, s. Elisabetta, il piccolo
s. Giovanni e s. Zaccaria e si credeva originale di liaJ'J'aelo o
ilei suo discepolo (sic) ; cosi annotava troppo superficialmente
quel segretario comunale. Forse sarà stata una eccellente copia
di una delle tante Saere Famiglie, dipinte dal divino pennello
del Sanzio. Però non mi avrebbe fatto meraviglia che fosse stata
dello stesso Raffaello (come si sa che un' altra Vergine bellis-
sima esisteva in quel tempo nella chiesa dei Cappuccini della vi-
cina Sassoferrato) stante la relazione di amicizia che correva
tra l'illustre Urbinate e il nostro celebre concittadino Pierni-
colò Alavolini che fu Podestà in parecchie città dell'Umbria; il

eoi bambino in braccio ed ai Lati San Simone e Giuda,
San Bonaventura e San Francesco. In basso a carat-
teri d'oro leggevasi la seguente iscrizione:

IACOBI SIMONIS DE PHILIPPINIS AERE
DEO ET B. V. DICATUM
FR. BERNARDINO VICxNATO
GUARDIANO PROCURANTE MDVIII.

Più oltre addì 17 luglio trovo che dietro risposta
del prefetto del Musone si notificava al sig. Pier Sante
Filippini che il suo reclamo per la restituzione di questo
quadro non era stato accolto. Da ciò si arguisce che
il dipinto fu asportato in quest'epoca nefasta, e che quan-
tunque evidentissima sovr'esso resultasse la proprietà
di detta famiglia, pure, fondandosi sul fatto compiuto,
si intendeva restituirlo.

Dopo questo anno per (piante ricci che abbia fatto
non ho potuto scoprire dove tale dipintura sia andata
a terminare; però io credo non sia rimasta più in
Italia. Neppure l'accuratissimo biografo del Signorelli,
Robert Wischer che, da se stesso visitando tutti i
luoghi dove sapeva esistere suoi quadri, più ampia-
mente degli altri trattò della vita e delle opere di questo
illustre pittore della Rinascenza nel suo opuscolo Lu-
cas Signorelli and Renaissans, fa menzione di tale
pittura che forse potrà con altro battesimo figurare in
qualche pinacoteca straniera. — Ora però con dati
così precisi non sarà difficile di rinvenirla, per cui

quale di sua mano scrisse a Roma li 21 di giugno del 1516 i ca-
pitoli di allogazione del notissimo quadro che Raffaello dipinse
per le monache del monastero di Monteluce di Perugia, come
si ha nel II voi. del Raffaello e il padre suo Santi, del Passa-
vano". Anche questa tela sparì in quest'epoca, ma fu invece ri-
spettata quella, pure indicata nella nota del 1810, che rappre-
sentava s. Tommaso da Villanova che distribuisce Velemosina
ai poverelli dipinta nel lf>85 dal cav. Giuseppe Ghezzi pittore
ascolano. Fu rispettata dal rapace governo napoleonico, perchè
apparteneva alla famiglia Alavolini trovandosi essa nella loro
cappella gentilizia esistente nella chiesa di S. Agostino. Ma
sotto il nostro governo, con manifesta ingiustizia, ci fu tolta nel
1885 [ter arricchire la Pinacoteca Comunale di Ancona; ed oggi
invece trovasi tuttora a magazzino ! ! !
 
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